Dio odia le donne (di Giuliana Sgrena) - Confronti
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Dio odia le donne (di Giuliana Sgrena)

by redazione

“Dio odia le donne”

di Giuliana Sgrena

Il Saggiatore, 2016

204 pagine, 18 euro

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di Stefania Sarallo

Secondo la giornalista Giuliana Sgrena, che ha appena pubblicato il libro “Dio odia le donne”, le differenze di trattamento nei confronti delle donne sono minime: ebraismo, cristianesimo e islam concordano sostanzialmente nel relegarle ad un ruolo di inferiorità rispetto agli uomini.

Dio odia le donne apporta senz’altro un prezioso contributo al dibatto attorno a un tema di indubbia attualità quale il difficile rapporto tra le tre religioni monoteiste e la discriminazione femminile. «Non vuole essere un pamphlet, né ha la pretesa di offrire una nuova esegesi delle fonti», come sottolinea la stessa autrice, Giuliana Sgrena; rappresenta piuttosto un tentativo del tutto personale – che trova ragion d’essere e ispirazione proprio nel non facile vissuto della storica inviata del manifesto – di individuare all’interno delle religioni monoteiste le ragioni che sono all’origine di certi comportamenti discriminatori nei confronti delle donne e dell’odio che gli uomini scatenano contro di loro. L’autrice lo fa, in primis, rintracciando e confrontando quei testi sacri che rappresentano a suo dire gli «strumenti di questa aggressione», le armi in ragione delle quali i rapporti di potere e sudditanza tra i generi sono rimasti inalterati nei secoli (o sono cambiati in modo assolutamente inadeguato alle domande e alle necessità di progresso delle società). Lo fa senza alcuna pretesa di scientificità ed esaustività, ma piuttosto (e proprio qui sta l’originalità della trattazione) accompagnando a una riflessione più tecnica la narrazione delle proprie coinvolgenti esperienze personali, citando quegli aneddoti che l’hanno portata sin dalla prima infanzia (trascorsa a lottare con i «fantasmi neri», le suore che insegnavano a scuola) a vivere sulla propria pelle la drammaticità della propria condizione di «figlia di Eva» e ad approdare, a conclusione del suo percorso, a un ateismo consapevole.

 In questo libro ricco di citazioni di testimonianze di donne più o meno famose, raccolte nel corso degli innumerevoli viaggi in zone di guerra, Sgrena non manca di ricordare anche i momenti più bui del suo rapimento (avvenuto in Iraq nel 2005), nel corso dei quali ammette, con grande onestà intellettuale, di non aver avvertito alcuna necessità di affidarsi a un dio.

Uno dopo l’altro, facendo ricorso a un approccio comparativo che tende a individuare i punti di raccordo tra le tre religioni monoteiste, vengono passati in rassegna con disinvoltura tematiche di grande attualità: dall’infibulazione ai matrimoni misti, dall’obbligo del velo alle contaminazioni mestruali, dall’aborto alle contraccezioni… Dieci temi in tutto, trattati con la sistematicità e l’incisività che sono indispensabili quando, come in questo caso, si intende condividere la propria riflessione con il grande pubblico, piuttosto che limitarsi agli “addetti ai lavori”. Dieci temi per mezzo dei quali si scopre che le differenze di trattamento nei confronti delle donne sono minime. Ebraismo, cristianesimo e islam concordano, per esempio, nel ritenere che «la voce della donna è la sua nudità», oltre che nell’opinione della sua impurità rituale; con queste premesse, come potrebbe una donna celebrare la messa, guidare la preghiera in moschea o leggere la Torah in sinagoga? Le pratiche discriminatorie non interessano soltanto quei paesi lontani nei quali vigono pratiche e leggi tribali, ma anche paesi democratici e laici come il nostro, dove registriamo una percentuale così alta di medici obiettori di coscienza da rendere difficile l’applicazione della legge 194.

Un libro di indubbia utilità, in questa fase storica nella quale assistiamo al riemergere dei fondamentalismi, che tuttavia non lascia intravedere spiragli, privando di qualsiasi valore (probabilmente proprio perché l’autrice parte dal presupposto che «non si può essere tolleranti con le religioni») il lavoro compiuto da quelle donne che operano per il rinnovamento delle religioni dall’interno elaborando, per esempio, una nuova esegesi scritturistica che possa sancire una parità di diritti.

Eppure qualcosa si muove. L’apertura del papa al diaconato femminile, pur espressa con grande cautela, è stata accolta con gioia e prontezza da quelle teologhe (non solo cattoliche, ma anche protestanti) che la leggono come il segno di un cambiamento importante dei tempi. Quella di Francesco è una risposta a quelle donne che chiedono il riconoscimento di una maggiore responsabilità negli organi di governo della Chiesa cattolica.

 

(pubblicato su Confronti di giugno 2016)

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1 comment

Aliquis 14 Luglio 2016 - 16:13

Mi chiedo, se Dio odia le donne, allora ama gli uomini? L’ateismo è contro gli uomini?

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