di Luigi Sandri – Da quando è stato eletto vescovo di Roma, Bergoglio continua a seminare segni di consolante discontinuità rispetto al passato, e l’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» lo conferma. Ma la strada è in salita, e lo prova la sua riaffermazione delle tesi di Wojtyla e di Ratzinger contro i ministeri affidati alle donne.
Dove va la Chiesa di Francesco, da lui spronata ad un trascinante mutamento di prospettive pastorali e, dunque, istituzionali? I suoi primi nove mesi di servizio episcopale in Roma sono stati caratterizzati da singolari omelie; da parole non scontate («oh, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri»); da viaggi paradigmatici (Lampedusa); dall’avvio di riforma delle opache finanze vaticane; dalla convocazione di due Sinodi dei vescovi dedicati al tema cruciale della famiglia; dall’esortazione apostolica (Evangelii gaudium, del 24 novembre) che invita l’intera comunità cattolica ad un radicale ravvedimento evangelico, implicante anche la conversione del papato. Quo vadis?
redazione
di Paolo Ferrero – La disoccupazione è il principale problema dell’Italia. Milioni di disoccupati, di precari e sottoccupati, di persone che hanno smesso di cercare lavoro. Poco meno di dieci milioni di persone non riescono ad avere un lavoro, non dico soddisfacente, ma semplicemente che gli permetta di vivere decentemente. Il governo dice che per uscire da questa situazione occorre abbassare le tasse sul lavoro, in modo da rendere più competitive le imprese e quindi aumentare l’occupazione. La cosa che non dice il governo è che la bilancia dei pagamenti è in attivo e cioè che l’Italia esporta più merci di quante ne importi. Questo significa che l’industria italiana riesce a stare decentemente sul mercato mondiale e che il problema non viene principalmente da lì.
di Adriano Gizzi – Ora che il Porcellum è stato finalmente dichiarato incostituzionale dalla Consulta, nelle parti che prevedono le liste «bloccate» senza preferenze e un premio di maggioranza senza soglia minima di voti, tutti si mostrano molto soddisfatti. Festeggiano anche quelli che esattamente otto anni fa, nel dicembre 2005, avevano votato questa legge elettorale (tutti i partiti del centro-destra di allora, Udc compreso), ma persino il suo ideatore, il leghista Calderoli, che l’aveva definita «una porcata». Paradossi e giravolte della politica italiana, niente di nuovo.
Il problema è che tutti, almeno a parole, sono contrari a questa legge, ma non trovano un accordo su come superarla. C’è chi insiste da tempo sulla soluzione più semplice e rapida: un ritorno alla legge elettorale precedente (il cosiddetto Mattarellum), per tre quarti uninominale secca «all’inglese» e per un quarto proporzionale, con cui avevamo votato nel 1994, nel 1996 e nel 2001. Fino a poco fa, le ragioni per sostenere questa ipotesi erano legate soprattutto ai tempi: se aspettiamo che tutte le forze politiche trovino un accordo su una legge elettorale nuova di zecca, voteremo con il Porcellum almeno per i prossimi vent’anni.
Piazza della Loggia, strage impunita. Intervista a Benedetta Tobagi
di Gian Mario Gillio – Il 28 maggio 1974, in piazza della Loggia a Brescia, nel corso di una manifestazione antifascista, esplode una bomba che uccide otto persone fra cui Livia, un’insegnante di italiano che ama la poesia. Insieme a queste esistenze, scompare un mondo intero; il mondo prima del 1974, un anno che marca un punto di svolta per l’Italia e non solo. Benedetta Tobagi ci conduce in un viaggio dentro i misteri recenti della vita italiana, per cercare di vedere anche al di là di una verità sempre incompleta e per fare in modo che una strage impunita non si riduca semplicemente a un luogo e a una data. Il libro Una stella incoronata di buio – Storia di una strage impunita è uscito per la collana Frontiere – Einaudi Editore ed è disponibile in libreria. Ho letto il libro, un documento importante che ho trovato affascinante e avvincente e ho voluto incontrare, anche se fugacemente, Benedetta Tobagi in un caffè della stazione Termini di Roma, dove ho raccolto questa intervista, per Articolo 21 e Confronti.
Promuovere l’imprenditorialità sociale: tra opportunità di sviluppo economico e nuovo welfare
di Rocco Luigi Mangiavillano – Nel corso del primo workshop sull’imprenditorialità sociale, svoltosi lo scorso 5 dicembre presso la Camera dei Deputati, alla presenza del Direttore Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Danilo Giovanni Festa, è stata presentata ufficialmente la Rete per l’Economia e l’Imprenditorialità Sociale – REIS – la quale si propone di diventare luogo di incontro e confronto tra istituzioni pubbliche, studiosi e imprenditori sociali, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di esperienze di imprenditorialità sociale nel nostro paese.
di Mila Spicola – «A mathematician who is not also something of a poet, will never be a complete mathematician» (Karl Weierstrass, 1815-1897). Chi si interroga sull’utilità oggi degli studi classici (in particolare su quella del liceo classico) in termini di «sbocchi occupazionali», sottolineando la «necessità di puntare di più sulla ricerca scientifico-tecnica» o di «adeguare o spostare i saperi su contenuti più aggiornati» sa che gli studenti iscritti al liceo classico oggi sono solo il 6% della popolazione studentesca totale? Lo sa che i livelli di rendimento medi degli studenti del liceo classico rappresentano la nostra eccellenza sulla scala mondiale dei rilevamenti Ocse-Pisa? Il restante 94% si iscrive ad altri licei o naviga nel mare magnum delle scuole tecnico-professionali: a queste è demandato in modo più specifico un collegamento diretto con il mondo del lavoro. Quanti si interrogano, in modo più appropriato, sull’efficacia – chiamiamola nuovamente «utilità» – in termini occupazionali dei percorsi tecnico-professionali?
di Stefano Ciccone (presidente dell’associazione Maschile plurale) – Quelle ragazze diventano una categoria, sono «prostitute» e uno stigma ne segna l’identità. I clienti no. Tutti siamo clienti: di supermercati, di servizi, di professionisti. Ed anche quando consumiamo prostituzione non siamo segnati per sempre come «clienti», siamo liberi di entrare e uscire da quella pratica. Consideriamo la prostituzione una questione di decoro delle città e chiediamo che la polizia ripulisca le strade. Le «prostitute» nelle strade sono spesso minorenni, spesso soggette a tratta e violenza ma sono rimosse come soggetti grazie a quel processo di disumanizzazione dell’alterità che ci permette di tollerare e non vedere l’esclusione. Se le minorenni sono figlie di famiglie italiane «normali», non marginali, ciò diventa perturbante perché chiama in causa la nostra «normalità».
di Michele Lipori – Si è svolta dal 20 al 30 ottobre la XXIII edizione del progetto Fiori di pace. Da oltre sessant’anni il conflitto israelo-palestinese condiziona pesantemente le scelte, la visione del mondo e la vita degli abitanti di quella zona mediorientale. Il programma – che dal 2004 ha portato in Italia oltre 150 giovani tra israeliani, palestinesi e arabo-israeliani, facendoli incontrare con coetanei italiani – si propone di creare presupposti per stimolare una riflessione sulla costruzione e la narrazione delle identità e, grazie anche agli occhi estranei degli italiani, sulle «ragioni dell’altro». In questa edizione il progetto ha coinvolto, oltre a Confronti, l’associazione Figli di Abramo e tre classi del liceo Augusto di Roma i cui studenti, coordinati dalle docenti Marilena Samà e Maria Paola Aloi, hanno partecipato (nel corso di due anni) a lezioni ed attività formative, nonché workshop e incontri istituzionali, che sono confluite nell’ospitalità dei ragazzi israeliani e arabo-israeliani a fine ottobre, quando tutti i partecipanti, dopo un periodo di conoscenza reciproca, si sono immersi in attività di approfondimento e riflessione psicologica, ma anche in attività ludico-ricreative e autogestite, al fine di creare un clima di condivisione autentica.
di Marina Boscaino – «La scuola è lo specchio della società, è la prima palestra dell’integrazione (…); è giusto che si discuta di questi tempi, perché è necessario che la società capisca che il futuro è multietnico. Dobbiamo dare agli insegnanti gli strumenti per lavorare sull’integrazione» (www.direttanews.it); così la ministra dell’Istruzione Carrozza in una recente intervista. Ma nella scuola pseudo-rottamata alle parole corrispondono raramente i fatti…
L’Iniziativa cittadina europea è un nuovo strumento di democrazia partecipativa che permette ad un milione di cittadini della Ue di presentare proposte legislative direttamente alla Commissione europea. De Zulueta è la portavoce italiana dell’Iniziativa per il diritto ad un’informazione indipendente e pluralista. C’è un diritto al quale teniamo tutti, ma che noi europei tendiamo a dare per scontatto: il diritto ad essere (bene) informati. E tanto più in tempi di crisi, quando il potere di chi in Europa e nei nostri governi decide per noi sembra più che mai lontano. Questo diritto, il diritto di sapere, si sta assottigliando.