Invitati dal papa, i patriarchi ortodossi e altri capi di Chiese orientali sono convenuti a Bari, il 7 luglio, per riflettere sulla drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente, che là rischiano di scomparire. La valenza ecclesiale di un incontro – un tempo impensabile – del vescovo di Roma con l’Ortodossia.
ecumenismo
È già una novità, rispetto ai suoi due predecessori che compirono eguale viaggio, un papa che, parlando al Consiglio ecumenico delle Chiese, non rivendica espressamente i titoli che la dogmatica cattolica gli assegna. E proprio con questo stile Francesco il 21 giugno si è presentato a Ginevra per i settant’anni del Cec.
Il papa ha convocato per il 7 luglio, nel capoluogo pugliese, un vertice di leader cristiani per esprimere solidarietà ai cristiani del Medio Oriente perseguitati. Sono attesi tutti i patriarchi ortodossi ma, per ora, sembra che tra essi non vi sarà quello di Mosca, Kirill. Putin, tuttavia, potrebbe fargli cambiare idea.
di Luigi Sandri (redazione Confronti)
Il giubileo della Riforma, avviato il 31 ottobre 2016 a Lund dal papa e dalla Federazione luterana mondiale e appena concluso, ha segnato importanti gesti di riconciliazione, a livello di vertici, tra cattolici e luterani.
Tra Eva e Maria. La questione di genere nella nuova edizione dei Testi dell’Agenda Latinoamericana
di Claudia Fanti
“È parso bene allo Spirito Santo e a noi” (At 15,28) Riforma, profezia, tradizione nelle Chiese
intervista a Piero Stefani, presidente del Segretariato delle Attività Ecumeniche (SAE), a cura di Claudio Paravati
Assisi, dal 23 al 29 luglio, la prossima Sessione di formazione ecumenica del Segretariato delle attività ecumeniche (SAE). Titolo della sessione “È parso bene allo Spirito Santo e a noi” (At 15,28) Riforma, profezia, tradizione, nelle Chiese. Per maggiori informazioni e per iscriversi, www.saenotizie.it.
Cari britannici, la vostra “parrocchia” non sia il vostro mondo
di Tim Macquiban
Dichiarazione a titolo personale del direttore dell’Ufficio metodista per l’ecumenismo di Roma e pastore della Chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo.
Come può uno che è stato un fervente ed appassionato europeista sin da quando il Regno Unito ha aderito alla Comunità economica europea, nel 1975, accettare il voto “Leave” che l’elettorato britannico ha espresso il 23 giugno? Nonostante gli sforzi dei leader di quasi tutti i partiti e di molti capi di chiesa, leader della finanza e dell’industria e del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, per convincerli a votare “Remain”, gli elettori con una risicata maggioranza del 4% (52 a 48%) hanno votato per lasciare l’Unione europea.
Le conseguenze di questo devono ancora essere pienamente percepite. È una vittoria per la libertà e per le forze anti-establishment, che incoraggia a mostrare i muscoli analoghi movimenti nazionalisti, populisti, anti-governativi e contro l’immigrazione in Francia, nei Paesi Bassi e altrove?
di Luca Baratto (servizio stampa, radio e televisione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, curatore della trasmissione “Culto evangelico” di Radio Uno)
Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo si sono verificati tre eventi significativi per il rapporto tra le Chiese evangeliche italiane e la Chiesa cattolica romana. Vediamoli cronologicamente. Il 29 febbraio a Roma, gli esponenti delle Chiese che fanno riferimento alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), sono stati invitati dai responsabili dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (Unedi) della Cei per discutere insieme di un convegno nazionale sul protestantesimo, che l’Unedi organizzerà il prossimo novembre a Trento, alla vigilia del Cinquecentenario della Riforma protestante. A molti dei partecipanti evangelici questo invito, sebbene in un contesto e con modalità diverse, ha ricordato i Convegni ecumenici nazionali organizzati in passato, anche con la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia, e ormai dimenticati da anni.
di don Cristiano Bettega (direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso)
Quanto fu lungimirante quel fatto storico del 1848, quando il 17febbraio si inaugurò una stagione di riconoscimento dei diritti civili ai valdesi e agli ebrei, nell’allora Regno Sabaudo, tramite le leggi patenti di re Carlo Alberto! Un momento frutto di una lunga preparazione; e da un passato fatto di sofferenze per le discriminazioni e le persecuzioni subite. Oggi questa data ci ricorda delle libertà come un importante risultato storico ottenuto, e delle discriminazioni a sfondo religioso, che si ripresentano, purtroppo, anche ai nostri giorni.
In questo senso, far memoria per come lo vogliamo proporre qui significa saper guardare la storia, con attenzione, chiedendosi: a che punto siamo oggi per quel che riguarda la libertà religiosa? La viviamo realmente? E la desideriamo, la riconosciamo come un fattore imprescindibile anche da una testimonianza cristiana nella società?
di Brunetto Salvarani (teologo, direttore di CEM Mondialità e di Qol – curatore del dossier “Religioni ed economia” assieme al direttore di Confronti, Claudio Paravati)
«Dovremo adattarci ad avere meno risorse. Meno soldi in tasca. Essere più poveri. Ecco la parola maledetta: povertà. Ma dovremo farci l’abitudine. Se il mondo occidentale andrà più piano, anche tutti noi dovremo rallentare. Proviamoci, con un po’ di storia alle spalle, con un po’ d’intelligenza e d’umanità davanti» (Edmondo Berselli, L’economia giusta, 2010).
La crisi finanziaria ed economica scoppiata nel 2008 e le successive difficoltà di quelle economie occidentali che fino a tempi recenti sembravano prosperare ci hanno costretto a riaprire un’agenda che sembrava definitivamente chiusa con la definitiva vittoria del capitalismo e la contestuale catastrofe dei sistemi del cosiddetto «socialismo reale». La cosa ha spinto fra l’altro diversi autori a mettere a tema le questioni economiche, la loro fragilità e il loro rapporto con i sistemi religiosi…
- 1
- 2