di Claudio Paravati
Oggi in Italia possiamo parlare di un «nuovo pluralismo religioso», dovuto in buona parte all’arrivo di comunità differenti, portatrici anche di religioni prima non presenti nel paese. Tra i molti dati del Dossier Statistico Immigrazione 2015, vi sono anche le nuove stime dell’appartenenza religiosa riguardo alla popolazione straniera. Classificare le persone secondo il credo non è un’operazione semplice e sarebbe sbagliato farlo «meccanicamente» sulla base del paese d’origine.
Che siano «ponti di Babele» invece che «torri», di pluralità è comunque necessario parlare oggi forse più che ieri, in un’Italia che faticosamente prende coscienza di essere terra di religioni, al plurale, e non solo di religione, una, santa e universale. Capita che, quando se ne accorga, subito dopo si faccia prendere dal timore di perdere la propria presunta «identità». O almeno c’è chi dice così: persino su importanti e diffuse testate nazionali c’è chi propone lo schema della reciprocità non solo per i diritti, tra cui quello di costruire i luoghi di culto, ma persino per il dialogo tra le religioni.
immigrazione
Dossier Immigrazione: quando i dati smontano i luoghi comuni
di Franco Pittau, del Centro Studi e Ricerche IDOS
Molti gli aspetti, spesso controversi, analizzati dal Dossier Statistico Immigrazione 2015 realizzato dal Centro studi e ricerche Idos in partenariato con Confronti, la collaborazione dell’Unar e il sostegno dei fondi 8 per mille della Tavola valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi.
Nel 2014 i migranti nel mondo – 232 milioni nel 2013, secondo l’Onu – sono giunti probabilmente a sfiorare i 240 milioni, con un’incidenza superiore al 3% sulla popolazione mondiale.
In Italia la presenza straniera regolare residente ammonta a 5.014.437 (l’8,2% della popolazione residente). Il 59,4% degli immigrati vive al Nord, il 25,4% al Centro e il 15,2% nel meridione. Analizziamo qui alcune delle questioni chiave dell’immigrazione che sono state approfondite nel Dossier Statistico Immigrazione 2015.
Comunicato stampa Idos – Confronti
Si è tenuta il 29 ottobre a Roma, presso il Teatro Orione, la presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2015, redatto dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato con la rivista interreligiosa Confronti, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), col sostegno dei fondi dell’Otto per mille della Chiesa Valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi. Moderati da Franco Pittau, presidente onorario di IDOS, e Claudio Paravati, direttore di Confronti, sono intervenuti al tavolo dei relatori: Eugenio Bernardini, Ugo Melchionda, Paolo Gentiloni, Rando Devole, Stefania Congia e mons. Matteo Zuppi.
«Con i suoi dati, il Dossier ci indica le criticità del fenomeno e ci invita alla riflessione: un bagno di realtà in mezzo a tante ideologie e comunicazioni provenienti dalla “pancia”», ha detto Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, e ha aggiunto: «Importanti i dati che abbiamo sull’appartenenza religiosa degli immigrati: per la comprensione reciproca non possiamo fare a meno di analizzare e comprendere anche il dato religioso».
Giovedì 29 ottobre 2015 – ore 10.30
TEATRO ORIONE – Roma – Via Tortona, 7 (Metro A – Re di Roma)
intervengono: FRANCA BIONDELLI, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con delega alle Politiche di integrazione* – EUGENIO BERNARDINI, moderatore della Tavola Valdese – PROIEZIONE DEL VIDEO: “Il Dossier Statistico Immigrazione 2015”, a cura di Rai News 24 – UGO MELCHIONDA, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS – RANDO DEVOLE, sociologo albanese – S. E. MONS. MATTEO ZUPPI, vescovo ausiliare di Roma e incaricato delle migrazioni presso la Conferenza Episcopale Laziale – PAOLO GENTILONI, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – CLAUDIO PARAVATI, direttore della rivista Confronti – FRANCO PITTAU, coordinamento redazionale del Dossier
Presentazioni in contemporanea in tutte le Regioni e Province Autonome
Il Dossier verrà distribuito ai partecipanti fino ad esaurimento copie. Per i giornalisti sarà predisposta apposita documentazione
Jérôme Ruillier «Se ti chiami Mohamed» Il Sirente, 2015 160 pagine, 20 euro di Michele Lipori Se ti chiami Mohamed è…
di Vittorio Agnoletto, già presidente della Lega italiana per la lotta all’Aids ed europarlamentare, oggi è membro del board internazionale del network Freedom Legality And Rights in Europe.
«La rapina delle risorse naturali e lo sfruttamento coloniale sono fatti acclarati, ma non conclusi. Oggi proseguono affiancando a strumenti già da tempo in uso, quali le guerre per procura (come ad esempio in Congo o in Sudan), l’appoggio a dittatori di ogni risma (non ultimo il generale al Sisi in Egitto), altri strumenti ideologicamente e tecnicamente più sofisticati quali le guerre per esportare la democrazia in Afghanistan, Libia, Siria, Iraq… e gli accordi commerciali come gli Epa tra Ue e Africa subsahariana».
Giovedì 19 luglio 2001 un corteo di decine di migliaia di persone, accompagnate da musica e danze attraversava il centro di Genova, non c’erano ancora state la repressione, le torture e la morte di Carlo Giuliani. Era il corteo con e per i migranti, per la libera circolazione delle persone
Appello a Renzi: accogliere i migranti e scongiurare il fallimento della Grecia
La 23ma Assemblea generale del Cilap Eapn Italia (Collegamento italiano lotta povertà – European Anti Poverty Network) si appella al presidente del Consiglio Renzi, all’Alto Rappresentante della Politica estera europea Mogherini e a tutti i capi di Governo europei, affinché vengano attuate al più presto tutte le misure necessarie per fermare le stragi nel Mediterraneo, costruendo una politica estera comune riguardante l’accoglienza. Si chiede con urgenza un cambio radicale dell’attuale politica economica europea, gestita dallo strapotere dei mercati finanziari, per scongiurare il fallimento della Grecia.
Roma, 22 giugno 2015 – L’Europa è a rischio di chiusura. Gli egoismi degli Stati nazionali, il respingimento dei migranti alle frontiere, le politiche economiche restrittive di austerità, lo smantellamento del welfare, la perdita del lavoro e l’aumento della povertà sono le facce più drammatiche di questa crisi che rischia di smantellare quanto abbiamo costruito in tutti questi anni per avere un’Europa unita.
di Ugo Melchionda (presidente del Centro studi e ricerche Idos – Roma)
Nella vera e propria jungla di notizie, allarmi, dichiarazioni, prese di posizione degli ultimi giorni qual è il filo rosso da seguire, quali i fatti principali da ordinare, per chiedere al lettore di mettere a fuoco una riflessione?
Che 700 profughi siano annegati domenica 19 aprile al largo delle coste della Libia, dopo che martedì 14 altri 400 erano morti, nel tentativo di raggiungere le nostre coste?
Che diecimila profughi in fuga dalle condizioni di guerra e dall’impossibilità di sopravvivere siano sbarcati tra venerdì 10 e martedì 14 aprile sulle coste italiane e che tra di loro oltre 500 fossero bambini, minori, spesso soli e non accompagnati?
Che 15 migranti musulmani appena sbarcati da una di queste imbarcazioni cariche di disperazione e di speranza, siano stai arrestati, accusati di aver gettato a mare 12 cristiani?
“Nell’agosto dello scorso anno Frontex, l’agenzia dell’Unione europea per la gestione delle frontiere, ha deciso di sospendere fino a nuova decisione i voli di rimpatrio in Nigeria degli immigrati colpiti da un provvedimento di espulsione a causa dell’epidemia da virus Ebola, che sta flagellando l’Africa occidentale, Nigeria compresa” lo ha dichiarato la portavoce Ewa Moncure da Varsavia, sede di Frontex, che cofinanzia il 2% di tutti i voli di rimpatrio dall’Ue. «Alcuni Paesi, fra cui l’Austria, hanno preso una decisione simile», ha aggiunto Moncure.
Eppure i voli di rimpatrio di migrati senza documenti regolari presenti negli stati europei non sono mai cessati del tutto e si sono ripetuti fino ai giorni scorsi.
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di Franca Di Lecce
La strage del 3 ottobre di un anno fa, in cui persero la vita 366 persone, è stata commemorata con diverse iniziative, non solo a Lampedusa ma in numerose città italiane ed europee. Ma Lampedusa, l’isola eternamente sospesa tra isolamento e sovraesposizione mediatica, da periferia ultima ed estrema è diventata ormai il centro del mondo.
E non è un caso se quest’anno la giuria della 14a Mostra internazionale di architettura ha assegnato una menzione speciale a Intermundia, un progetto di ricerca che dà voce alle tragedie di Lampedusa, anche con una installazione che evoca la realtà di chi attraversa i confini del Mediterraneo da Sud a Nord, offrendo al visitatore un’esperienza sensoriale. Il visitatore si trova in una piccola stanza buia e claustrofobica per provare a vivere gli interminabili istanti del naufragio, reso con un suono assordante e una luce improvvisa e accecante.