L’esperimento democratico del Rojava, oltre ad aver contribuito attivamente a bloccare l’avanzata dell’Isis, aveva al centro la pratica della democrazia diretta e un rinnovamento sociale il cui fulcro era la ricerca di una vera parità di genere. Tutto questo è messo in discussione dal patto sancito a Sochi da Putin e Erdoğan il 22 ottobre scorso e accettato da tutti, compresi obtorto collo i non consultati rappresentanti kurdi.
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È andata bene, benone oltre ogni speranza per il sindaco dei 18 giorni Ekrem Imamoğlu. Quanto gli era stato tolto da un Consiglio elettorale supremo molto compiacente ai voleri del “Sultano” glielo restituisce l’odierno voto popolare, con un cospicuo conforto.
di Enrico Campofreda (giornalista, esperto di questioni mediorientali) La forza dell’Erdoğan che impone se stesso alla storia e alla Turchia sta in…