intervista alla ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge a cura di Mostafa El Ayoubi – «Riguardo all’integrazione, i figli degli immigrati devono essere considerati come una risorsa e quindi la cittadinanza è il punto fondamentale. Se vogliamo fare delle buone politiche per l’integrazione, dobbiamo avere anche degli strumenti per attuarle. I giovani, quando iniziano la scuola con uno strumento così forte come quello della cittadinanza, vuol dire che iniziano con lo strumento dell’integrazione che gli permette di affrontare il percorso scolastico con un approccio di pari opportunità. Mentalmente, anche dal punto di vista dei rapporti con i compagni, non viene coltivata quella paura dell’altro, quella diversità di accesso ai diritti, accesso ai servizi… quindi sono tutti uguali. I figli degli immigrati devono essere considerati come una risorsa e quindi la cittadinanza è il punto fondamentale.
Mostafa El Ayoubi
di Mostafa El Ayoubi – Dopo l’estromissione del presidente Morsi, che voleva imporre una Costituzione islamista e fomentava lo scontro interconfessionale tra sunniti e sciiti, a giugno scorso gli egiziani sono tornati in milioni a piazza Tahrir e la giunta militare ha preso in mano il potere, mettendo fuori gioco i Fratelli musulmani. Ma i problemi politici e sociali restano: mentre l’élite militare controlla buona parte dell’economia, il paese versa ancora in condizioni di grave povertà. La rivoluzione del 25 gennaio 2011 in Egitto, alla quale, a partire da piazza Tahrir, avevano partecipato milioni di cittadini delle più svariate tendenze politiche, culturali e religiose, aveva portato l’11 febbraio dello stesso anno alla caduta del regime di Mubarak durato 30 anni.
di Mostafa El Ayoubi – I jihadisti di Al Qaeda combattono non solo contro al-Assad, ma contro tutte le minoranze presenti in Siria: principalmente alawiti, curdi e cristiani. Questi ultimi sono considerati dagli islamisti dei «crociati» alleati di al-Assad (ma la Siria è considerata uno dei primi centri del cristianesimo; Antiochia di Siria fu la città dove i seguaci di Gesù assunsero il nome «cristiani») e stranamente non vengono difesi dai governi occidentali, che hanno come obiettivo principale la caduta del regime siriano.
Uno degli aspetti più peculiari della guerra contro la Siria è la preponderanza dei gruppi armati islamici. I jihadisti di Al Qaeda, in particolare Jabhat Al-Nusra, sono riusciti ad infiltrarsi in maniera capillare in tutto il paese. Con la loro convinzione di martirizzarsi «in nome di Allah», sono molto determinati a far fronte all’esercito governativo; più di quello che è riuscito a fare il suo rivale, l’Esercito libero siriano, costituitosi in Turchia per marciare su Damasco.
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