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Repubblica presidenziale a telecomando unificato

by redazione

La campagna elettorale per le elezioni regionali che abbiamo alle spalle si è svolta senza che avvenisse un reale confronto tra le forze politiche sui temi che interessano gli elettori. Il governo e la maggioranza avevano deciso di sospendere le trasmissioni di approfondimento (specie quelle non gradite di cui Berlusconi, in modo pubblico e occulto, aveva più volte invocato la soppressione). E a maggio parte la campagna «Ti illumino di più», per un’informazione libera da oscuramenti e censure.
Il parlamentare Giulietti è portavoce dell’associazione Articolo 21.

«E buio fu!». Questo potrebbe essere il titolo migliore per definire le modalità di svolgimento della recente campagna elettorale. Non c’interessa in questa sede commentare i risultati elettorali, quanto la decisione di oscurare il confronto tra le forze politiche.

Nel momento in cui i cittadini avrebbero avuto bisogno di una maggiore illuminazione, di un supplemento di conoscenza per poter conoscere di più e di conseguenza per poter scegliere in modo consapevole, il governo e la sua maggioranza hanno invece deciso di spegnere i riflettori, di sopprimere le trasmissioni di approfondimento, di espellere i programmi non graditi e dei quali, per altro, in modo pubblico e occulto avevano più volte invocato la soppressione.

Una simile anomalia, che ha richiamato l’attenzione di tutti i commentatori liberali in Europa, è aggravata dal fatto che il presidente del Consiglio è anche il proprietario del più grande gruppo privato e che le sue reti hanno invece goduto della libertà di poter procedere a mano libera.

Roberto Saviano, su «la Repubblica», ha avanzato l’ipotesi che le scadenze elettorali debbano essere seguite e certificate da un gruppo di osservatori internazionali, così come accade nei paesi dove le democrazie sono considerate a rischio. La sua provocazione è stata accolta con i soliti schiamazzi e le invettive da osteria.

Ma davvero Saviano ha esagerato? Le sue parole, che da alcuni sono state considerate oltraggiose, sono invece state accolte e discusse con grande pacatezza e attenzione nelle più accreditate sedi internazionali. I dirigenti dell’Ocse, l’organizzazione che si occupa anche della liberta d’informazione, hanno ricordato come da tempo stiano tenendo sotto osservazione l’Italia. Del resto, i due grandi rapporti internazionali che registrano le classifiche in materia hanno declassato l’Italia nella fascia dei paesi semi-liberi per quanto riguarda la libertà di informazione. Ci riferiamo alle due grandi agenzie Reporters sans frontières e Freedom House, le due grandi agenzie che, a casa nostra, vengono citate quando si deve parlare di Cuba, della Cina, del Venezuela, dell’Iran, ma che non vengono mai ricordate quando si tratta di riportare per intero le pagine dedicate al nostro paese.

Ebbene, in quei rapporti si denuncia come la mancata risoluzione del conflitto di interessi, gravissima colpa anche delle attuali opposizioni, e le interferenze palesi del governo sulla Rai costituiscano una inaccettabile violazione dei trattati internazionali e degli standard che debbono caratterizzare un paese compiutamente libero.

La concentrazione delle reti, pubbliche e private, e della pubblicità in pochissime mani viene considerata, altrove, anche dalle destre, una gravissima alterazione del pluralismo politico, sociale, industriale e potenzialmente una situazione capace di alterare in modo grave le stesse competizioni elettorali.

La provocazione di Saviano, dunque, può sembrare oltraggiosa solo in Italia, all’estero è apparsa invece la giusta preoccupazione di un intellettuale che ama il suo paese e lo vorrebbe libero e liberato dai troppi lacci che rischiano di soffocarlo.

L’oscuramento, tuttavia, non è solo un episodio che ha segnato l’ultimo appuntamento elettorale, ma sta diventando un dato strutturale, una condizione normale, la premessa per realizzare una sorta di repubblica presidenziale autoritaria a telecomando unificato.

L’oscuramento non riguarda solo e soltanto i giornalisti e i giornali sgraditi (basta dare un’occhiata ai testi delle disgustose intercettazioni telefoniche uscite dall’inchiesta di Trani), ma coinvolge i temi sgraditi, ogni tipo di minoranza, chiunque non sia gradito e conforme allo spirito dei tempi.

Così di volta in volta tra gli oscurati finiscono i terremotati quando non battono le mani al re, gli operai della Eutelia se protestano davanti alle Camere, le minoranze religiose quando pretendono uno straccio di legge sulla libertà di culto, gli insegnanti e i genitori quando reclamano una scuola pubblica efficiente, le ragazze e i ragazzi di Libera se osano sfidare le mafie e le camorre… l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.

Questo oscuramento non va sottovalutato, può generare il sonno della ragione. Sicuramente ha già generato passività e indifferenza.

Per queste ragioni Articolo21, l’associazione che si occupa dei temi legati alla libera circolazione delle idee e delle notizie, ha deciso di promuovere una campagna per illuminare proprio quei temi, quei gruppi, quei soggetti sociali che vorrebbero oscurare e che spesso sono esclusi anche dalla rappresentazione di chi si sente immune dai germi della cultura dominante. La campagna si chiamerà «Ti illumino di più», sarà presentata a Perugia, insieme a Libera, alla Tavola della pace e a Confronti in occasione della prossima marcia Perugia Assisi che si svolgerà il 16 maggio.

Sarà formalizzata la creazione di un network popolare, formato da radio, piccole tv, siti, blog, giornali che lanceranno campagne, che tenteranno di trattare sulle prime pagine e in prima serata temi e volti cancellati, dal mondo e dall’Italia. Quello che sarà oscurato dal polo «RaiSet» troverà altre forme di trasmissione e di illuminazione.

Alla campagna stanno aderendo anche trasmissioni nazionali, autori affermati, attrici e attori, musicisti, si trasformeranno in testimonial dell’illuminazione contro il buio e l’oscurità, situazione nelle quali e grazie alle quali si affermano sempre le logge, le mafie, i clan.
Non sarà risolutivo, ma bisogna rompere questo clima di inerzia, di rassegnazione, quasi di impotenza, come se il nostro sistema mediatico fosse immodificabile, condannato per l’eternità. Ciò che appare immodificabile affonda le sue radici anche e soprattutto nelle nostre paure, nelle nostre viltà, nelle nostre omissioni.

Di fronte alla censura, al falso pubblico, alle prescrizioni che diventano assoluzioni, alla cancellazione dei fatti, è giunto il momento di reagire, di contrastare il censore, di disarmarlo, ricorrendo a tutti gli strumenti previsti dalla Costituzione, dalle leggi, dai contratti.

Il dovere di informare, il diritto ad essere informati, cosi recitava lo slogan che ha segnato la grande giornata indetta dalla Federazione nazionale della stampa il 3 ottobre 2009 a Roma, in piazza del Popolo. Uno slogan davvero efficace al quale tutti dobbiamo far seguire comportamenti leali e coerenti, spezzando quella pigrizia e quella passività lamentosa che rischiano di essere le migliori alleate di chi vorrebbe oscurare tutto e tutti, lasciando che i riflettori rispecchino solo e soltanto uno smisurato «ego» che sopprime e opprime il «noi».

«Non temo la cattiveria dei malvagi, ma il silenzio degli onesti», scrisse Martin Luther King. Ecco, sarà davvero il caso di ritrovare – sempre e comunque, anche in redazione – la voce e la passione civile.

Giuseppe Giulietti

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