«Esquiarzée», in occitano, è la schiarita dopo un temporale. Così, io che per ragioni di età non l’ho vissuto, ho sempre immaginato il Concilio Vaticano II. La Chiesa cattolica romana, fino a metà degli anni Cinquanta del XX secolo, viveva nel clima delle turbolenze del passato, caratterizzato dal clima aspro della Controriforma. Con il Vaticano II la gerarchia cattolica avviò – non senza contraddizioni – la chiusura di quel periodo, per affrontare, in modo nuovo, la propria riforma e il suo rapporto con la modernità. Sorprendendo tutti, che mai se lo sarebbero aspettato da un «papa di transizione» (Angelo Giuseppe Roncalli era stato eletto successore di Pio XII il 28 ottobre ’58, quando stava per compiere i 77 anni!), con ardire profetico Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 annunciò la sua volontà di indire il Vaticano II: fu da lui aperto l’11 ottobre 1962 e, dopo quattro sessioni tutte celebrate nell’autunno di ogni anno, concluso da Paolo VI l’8 dicembre 1965. Adesso siamo perciò alla vigilia del cinquantesimo di quell’evento che, fino al 2015, sarà celebrato in molti modi nel variegato pianeta della Chiesa cattolica romana, e anche al di fuori di essa, nel mondo ecumenico e tra gli storici di professione. Come apparve, nel cielo di Roma, quell’«esquiarzée»? Quali furono, in concreto, i temi dibattuti, le dinamiche innescate, i contrasti teologici, gli approdi finali? E che rimane, oggi, a mezzo secolo di distanza, di quella straordinaria «schiarita» ecclesiale? Su tutti questi temi si sono via via accumulate, in questi decenni, poderose opere di teologi e di specialisti; ovviamente, chi voglia approfondire, ad esse dovrà attingere fatti, documenti, esegesi. Senza dunque pretendere di fare una sintesi esaustiva su Concilio e post-Concilio, con questo quaderno monografico di Confronti – il settimo della serie – noi vorremmo offrire a chi ci legge una griglia storica, teologica, interdisciplinare e interreligiosa per poter, con tali coordinate, inquadrare l’ieri del Vaticano II e l’oggi del post-Concilio, con luci e ombre (o, almeno, quelle che a noi sembrano tali). Perciò abbiamo interpellato testimoni diretti – «padri» del Vaticano II ancora viventi –, intellettuali, esponenti di varie Chiese e religioni, teologi, professori universitari, giornalisti per ricordare ed analizzare quello che fu probabilmente l’evento cristiano più importante del XX secolo. Abbiamo, poi, un motivo particolare per fare memoria del Vaticano II: la stessa impresa della cooperativa Com Nuovi Tempi e la nostra rivista forse non esisterebbero se, per farla nascere, non ci fosse stato, tra l’altro, l’humus di quel Concilio; né, forse, sarebbero nate le Comunità cristiane di base, e il variegato mondo dei cattolici critici sarebbe più povero e più circoscritto.
In sintesi: vi proponiamo un rapido «pellegrinaggio» nella storia ecclesiale di mezzo secolo; lo ha ideato il nostro amico Brunetto Salvarani, che ringraziamo di cuore; la redazione di Confronti volentieri ha collaborato con lui per darvi infine questo fascicolo. Il lavoro non è stato semplice, per l’obiettiva complessità della materia; speriamo tuttavia che questo vademecum aiuti chi, i giorni del Concilio, li ha vissuti, a riviverli; e chi, giovane, del Vaticano II ha sentito solo vagamente parlare, a inoltrarsi in un «indispensabile» cammino di conoscenza. Oggi, si sa, in modo esplicito da parte di piccole ma agguerrite minoranze cattoliche, in modo implicito e abile da parte di settori dell’establishment ecclesiastico, anche nei pressi di piazza San Pietro, si tende sostanzialmente, al di là dell’adesione formale, a minimizzare l’evento innescato da papa Giovanni. Per quanto possiamo, vogliamo evitare che questo accada. Anzi. Il nostro auspicio è che dall’«esquiarzée» si possa un giorno arrivare alla piena luce, magari quella di un nuovo Concilio.
Gian Mario Gillio