Come dice a Confronti padre Zanotelli, missionario comboniano, sarebbe bene che i teologi ritornassero sul tema dell’acqua come fonte e come madre della vita e, per i cristiani, della vita in Dio.
Era da molto che aspettavamo questa bella notizia sull’acqua! Infatti il 4 aprile scorso il Consiglio di amministrazione dell’Arin, la società che gestisce l’acqua di Napoli, ha deciso che passerà da società per azioni (Spa) ad Azienda speciale con il nome di Acqua bene comune (Abc-Napoli). Il Consiglio comunale di Napoli aveva già deliberato questa trasformazione il 26 gennaio scorso. Ma la resistenza a questa decisione è stata forte e ci sono voluti mesi perché il cda dell’Arin decidesse di fare il passo. Napoli diventerà così la prima grande città italiana che obbedisce al referendum sull’acqua che sancisce che l’«oro blu» deve essere gestito da aziende di diritto pubblico come l’azienda speciale, senza fare profitto (abolendo così la «remunerazione del capitale»). È stata una vittoria, quella referendaria, straordinaria! Abbiamo vinto nonostante i partiti in Parlamento e nonostante il boicottaggio dei grandi mass media. Questa vittoria inaspettata riporta l’attenzione sull’acqua come bene comune, come diritto fondamentale umano, ma soprattutto come problema etico e morale. In conseguenza del referendum mi aspettavo un’abbondanza di articoli o libri scritti da teologi sull’acqua come fonte della vita, come madre della vita e, per i cristiani, della vita in Dio. Grande è stata la mia delusione! Sembra che in Italia l’acqua abbia ben poco a che fare con la teologia, sia dogmatica che morale!
Pochi hanno espresso questo punto così bene come Roberto Lessio (non è un teologo!) nel suo libro All’ombra dell’acqua: «L’acqua è il punto di congiunzione tra il nulla , la vita e il creato. L’acqua crea e riceve la vita perché è la fondamentale forma di comunione tra ogni tipo di esistenza. Non esiste fede, non esiste battesimo, senza l’acqua. La presenza di acqua è stata e sarà sempre la condizione indispensabile perché ogni vita si fidi di esistere, di non restare nel nulla, di non essere più il nulla. Per decidere di nascere e di venire alla luce». Bisogna che i teologi ritornino sul tema dell’acqua come madre della vita.
E nasce da qui la terribile domanda: «Com’è possibile privatizzare la madre?». Spesso ho chiesto ai ragazzini: «Avete mai pensato di privatizzare vostra madre?». E tutti si mettevano a sorridere.
Eppure è questo che abbiamo fatto in Italia. Infatti con il cosiddetto Decreto Ronchi del 2009 si era ridotta l’acqua a merce. Ecco perché ci siamo ribellati a quel decreto legge con il referendum ed abbiamo vinto. Purtroppo sia i governi che i partiti hanno fatto orecchie da mercante alla decisione del popolo italiano. Per questo il Forum dei movimenti italiani per l’acqua ha lanciato la campagna di Obbedienza civile affinché il referendum venga applicato. Ecco perché diventa così importante la decisione del Comune di Napoli come esempio trainante.
Ma dobbiamo portare il nostro impegno nell’Unione europea, a Bruxelles, dove le potentissime multinazionali europee come Vivendi e Suez stanno facendo pressione sul Parlamento perché dichiari l’acqua una merce. Per questo a Marsiglia, lo scorso marzo, abbiamo creato la Rete europea che dovrà raccogliere in sette Paesi della Ue un milione di firme per l’acqua pubblica, da consegnare alla Commissione europea. È fondamentale questo impegno in Europa, poiché la spinta alla privatizzazione dell’acqua parte proprio dal nostro continente. Ma dobbiamo tenere gli occhi aperti anche a livello planetario perché l’acqua è oggi la «merce» più importante per il mercato (altro che petrolio!). L’acqua è un elemento essenziale per la vita, ma è un elemento che andrà sempre più scarseggiando per i cambiamenti climatici. Gli scienziati temono ormai che potremo avere, per fine secolo, un innalzamento della temperatura di 3-4 gradi. Questo vuol dire che ci salteranno ghiacciai e nevai e, quindi, buona parte delle fonti idriche. A fronte di un incremento demografico che raggiungerà i 9 miliardi di persone alla fine del secolo.
Il primo grande appuntamento a questo livello è il Vertice della Terra («Rio+20»), che si terrà dal 20 al 23 giugno a Rio de Janeiro, in Brasile. Nel testo originale di base preparato dalle Nazioni Unite (dal titolo «Il futuro che vogliamo. Zero Draft»), vi è il riferimento al diritto all’accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari in quanto diritto umano essenziale per soddisfare il diritto alla vita e a tutti i diritti umani. È incredibile che la Gran Bretagna abbia chiesto la cancellazione del riferimento al diritto all’acqua. È incredibile che 16 Paesi membri della Ue su 27 (la maggioranza!) si siano astenuti (in concreto significa voto contrario!) in occasione del voto su questa risoluzione dell’Onu.
La proposta di eliminare il riferimento del diritto all’acqua fa parte, nella concezione dei Paesi europei e occidentali, della tendenza a ridurre ogni forma di vita – e l’acqua è centrale – a merce. Se «Rio+20» dovesse allinearsi sulle posizioni difese dagli Stati europei opposti al diritto all’acqua, l’intera comunità internazionale compirebbe un passo indietro incredibile.
Ecco perché l’appuntamento di Rio è fondamentale soprattutto per gli impoveriti del Sud del mondo. Se oggi abbiamo cinquanta milioni di morti di fame all’anno (non perché non c’è cibo, ma perché i poveri non hanno i soldi per comprarlo!), domani avremo cento milioni di morti di sete perché gli impoveriti non potranno comprarsela, l’acqua. Ecco perché questa è una questione etica e morale! È questione di vita o di morte. Diamoci da fare perché vinca la vita!
Alex Zanotelli