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Del tema – i sud, le mafie – vogliamo cogliere le trasformazioni messe in atto da donne nel contesto in cui vivono, le modalità e le forme con cui esse vengono concretizzate. Siano esse donne che lavorano contro le mafie, creatrici di nuove pratiche di resistenza, al nord come al sud, le quali, a partire dalla trasformazione di sé stanno trasformando la realtà. Siano esse donne di mafia, testimoni e collaboratrici di giustizia, che si sono ribellate al Sistema.
Consapevoli che siamo i luoghi in cui viviamo – fatti di “beni e di mali”, di memoria storica e di costruzione dell’immaginario, oltre che di appartenenza socio-culturale, e che da questa appartenenza non possiamo prescindere – vogliamo parlare di Sud senza ricreare lo stereotipo sud=criminalità; parlare della materialità della vita, diversa tra nord e sud, senza cadere nel rivendicazionismo, nel vittimismo, o nella dicotomia “donne della realtà e donne dell’immaginario”.
Vogliamo parlare di Sud come paesaggio interiore, luogo dell’immaginario, che cammina con noi; mettere in parole il legame con la terra d’origine, spesso negata, rimossa, insieme al proprio essere donna del sud. Una ri-narrazione che permetta di riposizionare lo sguardo, trasformando una mancanza, un disagio, sconfinante nello stereotipo, in possibilità di trasformazione collettiva.
Vogliamo parlare di insularità come sguardo mobile, eccentrico, mutante, per capire se alcune peculiarità di chi vive “al margine”, punto d’intersezione di derive opposte che si mescolano – colte come punto di forza da molte scrittrici nella persistenza di un legame tra immaginario letterario e realtà – possano essere rimesse in circolo con le donne del nord. Per ricontestualizzare o dare vita a pratiche politiche del femminismo delle origini, centrate sulla materialità dei corpi. Per creare nuove mediazioni e uno spazio pubblico, più adatti alle attuali condizioni del nostro vivere. Per sottrarsi ad un sistema/potere globale, come quello delle Mafie diventate Sistema, onnipervasivo, e al contempo invisibile, centrato sulla distruzione e smaterializzazione dei corpi. Per aprire nuovi spazi del racconto che ricreino le condizioni di indipendenza simbolica dal potere
dominante.
Di tutto questo vogliamo parlare con donne del nord e donne del sud di diverse competenze e discipline – storiche, sociologhe, scrittrici, giornaliste, magistrate, animatrici sociali, fotografe, registe – per creare cortocircuiti, nel reciproco riconoscimento e desiderio di cambiamento, da cui scaturisca un pensiero impensato, oltre gli stereotipi, il già detto, oltre la retorica maschile dell’antimafia, che apra ad altre possibilità.