articolo pubblicato da Laglasnost sul sito http://abbattoimuri.wordpress.com
Evviva! Evviva! Abbiamo la parità. Ora nel governo metà stronzate le diranno i maschi e l’altra metà le femmine. Salvo poi che se critichi una donna per le sue scelte politiche si dirà che la critichi in quanto donna e poi interverrà la presidenta della camera a raccontare che il sessismo, e ‘sti maschilisti, e bla bla bla. Perché l’esigenza istituzionale è quella di sconfiggere le pause. Bisogna arrivare dritti al dunque. Sono un governo in marcia per procurare una erezione in cui si smetta di godere a metà. Sicché godranno tutti e tutte. Tutori, tutrici, paternalisti, matriarche. Donniste all’avanguardia, quelle che festeggiano perché un traguardo è raggiunto. Purché sia donna. Anche se non sappiamo cosa dirà o farà. L’essere donna è dato come positivo di per se’. Siamo ottime. Noi non possiamo fare male. Noi siamo le vittime per antonomasia. Siamo madri, creatrici… com’era la canzone di one billion rising? E mentre coltiviamo il mito della fattezza perfetta della donnità politica e istituzionale il resto del mondo crepa, combatte e per fortuna ha imparato a capire che donna o uomo, se ordini la repressione o se gli affari vengono fatti in favore dei più ricchi, non c’é alcuna differenza.
Perché insistere sul fatto che la figura femminile sia migliore, eccezionale, fantastica a prescindere, è come dire che fai un presidente nero e ti aspetteresti meraviglie. Ci sono lotte che sono state fagocitate – ed ecco perché bisogna riprendersele – da un pezzo di realtà donnista e borghese che poi le mette a servizio di poteri e neoliberismi vari. Così ecco la legge sul femminicidio in cui si legittima la repressione per i NoTav. Ecco leggi e decreti in cui ogni volta che si parla di donne spunta fuori la sorpresa repressiva, la miseria istituzionale, il trucco che ci viene propinato senza che a nessuno si dia modo di dibatterne.
Certe donne sono la prima linea che difende i potenti, qualunque sesso abbiano. Sono lo scudo che non si può criticare, spostare, a loro non puoi opporti, perché appena tenti di farlo arrivano brandendo il MIO dolore, la MIA sofferenza, la MIA precarietà, quella violenza che IO ho subito, e dopo aver silenziato ME e quelle come me, diranno che è in mio nome che loro agiscono. Ed è così che in tante, ME compresa, siamo state espropriate, sovradeterminate. Questo è lo scippo atroce che hanno compiuto. Questo è quello che continuano a fare. Questo è quello che mi fa incazzare più di tutto. Perché quella lotta è mia e me la riprendo. Non tollero che in un’epoca in cui è perfino inutile definirsi in termini biologici giacché siamo persone di genere indistinto, a nostra scelta, senza discriminazione alcuna, il termine “donna” diventi status dietro il quale si nascondono queste dinamiche di potere.
Assisto a tutto questo senza porre affidamento su nessun@. Diciamo che le lotte che mi riguardano sono altrove. Pur tuttavia bisogna ripetersi e smarcarsi per non essere strumentalizzate. Perché se quelle sono donne, io cosa sono? E in questi giorni tanto si è parlato dell’eventualità che un ministero alle pari opportunità fosse concesso a questa o quella figura antiabortista, omofoba o chissà cosa. Ma se anche un ministero di quel genere fosse stato assegnato a una del Pd che poi applaude leggi moraliste, securitarie, repressive e liberticide e quando l’offendono su twitter vuole oscurare tutta internet, sarebbe stato meglio?
Questo governo è brutto tanto quanto quello precedente. Le donne, in veste di madri istituzionali, servono a legittimarlo. E quelle donne che celebrano questo dato come una vittoria non ho la più pallida idea di quale sia la direzione che stanno perseguendo. Io, che lotto per ottenere pari diritti, ma pari per davvero, per chiunque, non capisco come le donne che dicono di lottare per la propria “dignità” accettino di fare da puntelli legittimanti del patriarcato, perché è questo che siete. Siete puntelli delle peggiori istituzioni patriarcali e del peggio paternalismo esistente. Puntelli, complici di un neoliberismo che straccia diritti per la povera gente, privatizza, massacra, svende lo stato sociale e poi immagina che qualche femmina al governo possa far sembrare tutto un po’ più bello.
Vi regalo uno scoop: i governi di stampo patriarcale, perfino le grandi dittature, hanno elevato le donne ancora a rappresentare i regimi. Vuol dire forse che furono migliori? No. Chiedetevi il perché.