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«Purple», Fabrizio Bosso Spiritual Trio

by redazione

«Purple», del Fabrizio Bosso Spiritual Trio

Verve/Universal Music, 2013.

recensione a cura di Paolo Odello

Il Fabrizio Bosso Spiritual Trio – Fabrizio Bosso (tromba), Alberto Marsico (organo Hammond, tastiere e pianoforte), Alessandro Minetto (batteria) – ha realizzato un album volutamente ammiccante, a suo modo trascinante, e stranamente con qualche sprazzo di autentico lirismo.

Pubblicato a fine 2013, Purple si propone come la logica continuazione di un percorso iniziato tre anni fa dallo Spiritual Trio. Nel primo album, Spiritual, il trio affrontava un repertorio ben radicato nella tradizione popolare della musica afro-americana. La buona accoglienza del pubblico, due anni e più di concerti, sembrano aver riconfermato al trio la giustezza della loro scelta. Infatti con Purple (Verve/Universal Music) si continua sulla stessa strada.

Il trio – Fabrizio Bosso (tromba), Alberto Marsico (organo Hammond, tastiere e pianoforte), Alessandro Minetto (batteria) – amplia l’esplorazione spingendosi più a fondo in questa loro personalissima ricerca. E con un occhio alla musica e l’altro più attento al mercato, allarga gli orizzonti della propria visione musicale fino a inglobare le sonorità de «I Solisti aquilani» e il calore scontato delle voci di un coro, «The Sunshine Gospel Choir». Il risultato è un album volutamente ammiccante, a suo modo trascinante, e stranamente con qualche sprazzo di autentico lirismo.

La tromba di Bosso ha mestiere da vendere (e anche un’anima, quando non si mette al servizio del pop o di comparsate più o meno riuscite sul palco del festival sanremese), qui lo dimostra esplorando i classici del gospel in compagnia di un virtuoso dell’organo Hammond come Alberto Marsico e di un batterista dallo swing eccezionale come Alessandro Minetto.

Si poteva osare di più? Probabilmente sì. Ma tant’è, il coraggio uno ce l’ha o non ce l’ha. Al primo ascolto coinvolge, anche se ti aspetti il guizzo, l’impennata che finalmente ti faccia capire il perché dei tanti applausi che ne hanno salutato l’uscita. Aspetti, ma la risposta non arriva. Negli ultimi tempi è stato prodotto di meglio e in pochi hanno applaudito. La tromba di Bosso però svetta, vola alto, il mestiere c’è, e si sente. È un ottimo solista e come una vera star si muove, e si atteggia. Quando finalmente arriva Marisco e il suo Hammond scopri che le sue potenzialità sarebbero altre, molte di più di quelle che riescono a trovare la strada per esprimersi. La tromba di Bosso rimane al centro, lui è il vero e solo protagonista. Allo stesso modo appare sacrificato anche lo swing di Minetto alla batteria, sempre puntuale e preciso ma frenato nella creatività.

Manca qualcosa. Affiatamento? No, democrazia. Quella proprio non c’è, manca quella necessaria parità fra musicisti chiamati al confronto e alla discussione dalle linee musicali proposte dal leader. Non c’è cambio di prospettiva, la linea è quella e da quella non si devia, mai. La scelta dei brani (grandi classici della tradizione e composizioni più recenti più due brani originali), l’Hammond e la tromba pronte al dialogo sostenuti da batteria briosa e puntuale parevano un ottimo punto di partenza.

Il progetto mette insieme tradizione e attualità, dal Go Down Moses si arriva alla produzione più recente, Sam Cooke e Les McCann. In apertura c’è Cooke, una rilettura di A Change is Gonna Come con il sostegno degli archi de «I Solisti aquilani» diretti da Stefano Fonzi (suoi anche gli arrangiamenti), a seguire un classico della tradizione, This Little Light of Mine. Si prosegue nel solco della tradizione con la rivisitazione di Sometimes I Feel Like a Motherless Child, che si fonde con le note di un classico altrettanto popolare, Go Down Moses, nella rilettura a firma Minetto. Poi Wade in the Water, dove finalmente il confronto fra Hammond e tromba diventa dialogo vero. Al centro del brano ripreso dall’eredità del reverendo Donnie McClurkin, quel Purple che dà il titolo al disco, un omaggio vagamente soul che trova i suoi colori nella tromba e nell’Hammond e calore nelle voci del Sunshine Gospel Choir. Con A Littel 3/4 for God and Co (Les McCann) si torna all’esplorazione delle composizioni più recenti. Giusta introduzione all’incontro con quelle inedite di Fabrizio Bosso (Dreams come true) e Marsico (Whisy Washy). A chiudere Total Praise di Richard Swallowood.

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