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Don Andrea Gallo. Ama, e fa’ ciò che vuoi

di redazione

«Don Andrea Gallo. Ama, e fa’ ciò che vuoi»

A cura di Luigi Monardo Faccini

Ugo Guanda editore in Parma, 2014

pagine 139, 12 euro

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di Rocco Luigi Mangiavillano

È trascorso poco più di un anno da quel finir di maggio quando il vuoto colmava la città di Genova e una moltitudine di cuori, ovunque. Da quando l’uomo, che ha camminato abbracciando i poveri fino all’ultimo istante della sua vita, scoprendo la brace che vive sotto le ceneri per riaccenderne le speranze, lasciandoci ci donava le due bussole che lo hanno guidato ogni giorno attraverso le periferie delle esistenze umane, «portatore di solidarietà liberatrice»: il Vangelo e la Costituzione repubblicana. Don Andrea Gallo.

Ama, e fa’ ciò che vuoi è il libro «curato» da Luigi Faccini (e, io aggiungo, da Marina Piperno), in cui don Andrea Gallo, «prete angelicamente anarchico», come amava affettuosamente definirlo l’autore insieme a Marina, legati a lui da una profonda amicizia, si racconta e ci racconta la sua vicenda di prete e di uomo in un abbraccio sempre proteso all’incontro con le umanità degli «ultimi». Il suo pensiero, una vita di «predicazione militante», le lotte condotte fino alla radice delle povertà e delle oppressioni, e il richiamo alla responsabilità della Chiesa, dalla quale, il Ribelle, non è mai voluto uscire, che vede i poveri ma, offuscata dalle corruzioni del potere, perde di vista il suo vero «popolo», quello abbracciato da Cristo. Lui sì che ha abbracciato proprio tutti. Le battaglie contro le nuove idolatrie innalzate dal sistema di accumulazione e di speculazione capitalistica neoliberista che, imponendosi come unica «religione» di governo globale, sta soffocando le libertà e il pensiero di popolazioni intere, che però – Andrea ci ha sempre creduto – stanno alzando la testa. Se il gigante si sveglia…!

Il libro nasce da due ritratti video, da due lunghe conversazioni dell’autore con Andrea, «Andrea dicci chi sei» e «Fiore pungente», registrate, fra le tante frequentazioni alla Comunità di San Benedetto al Porto, in due occasioni particolari della vita di don Andrea Gallo e della sua gente, dei ragazzi delle cascine: il primo diede vita al premio Gente di strada 2003, un riconoscimento a chi si batte contro l’esclusione sociale, assegnato da Ippogrifo Ligure proprio a don Andrea Gallo, mentre il secondo documentario è stato realizzato in occasione del 40° anniversario della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, di cui è stato fondatore e animatore per oltre quaranta anni.

Nella scrittura del libro, Luigi Faccini non abbandona lo stile e il linguaggio del cinema, a lui caro come regista. La storia si svolge in un presente che per svelarsi ha bisogno di fare un salto indietro. L’analessi è indispensabile per fare rivivere la vicenda di Andrea come uomo e come cristiano, così come lui pregava di essere. Come in un flashback, quindi, da un interno di cucina, sembra vederli Luigi e Marina, nei loro sguardi la voce di quella telefonata: «Andrea ci sta lasciando», è Andrea stesso ad «apparire» nitido sulla scena. Si innesca  allora una conversazione. Andrea racconta di sé. I solleciti e gli interrogativi arrivano all’interlocutore come da dietro al macchina da presa per lasciare libero il posto al lettore affinché possa partecipare in prima persona e stabilire una relazione diretta con lui. Scorrendo le pagine del libro infatti, in chi lo sta leggendo, non si forma solamente l’immagine, quella che tutti noi amiamo conservare, di Andrea, che gli si rivolge sorridendo, borsalino blu, sciarpa rossa, toscanello acceso, pugno chiuso quando non impegnato in un gesticolare che tende ad un abbraccio. Se ne ode anche la voce, tutto avviene come in presa diretta. La sua infanzia contadina, «l’osare la speranza» nella scelta della Resistenza, le prime esperienze missionarie in Brasile a contatto con le povertà più estreme, i fermenti della Teologia della Liberazione e la primavera annunciata nel Concilio Vaticano II, una vera rivoluzione. Resistente, antifascista, Vangelo e Costituzione in mano e «troppo pensiero dei poveri» fino all’ultimo, nella testa. Don Bosco, Paolo VI, Paulo Freire, don Milani, il poeta David Turoldo e tanti altri i suoi «compagni» di ispirazione e di viaggio contro ogni abuso di potere, in una esortazione continua alla Chiesa ad incrociare le strade degli «ultimi».

Intanto che la Chiesa esitava a dare segno della sua presenza, in molti già erano lì. Luigi Faccini e Marina Piperno tra loro. Succedeva nel ’92, quando si incontrarono per la prima volta con Andrea, al cinema Europa a Genova. Complice ancora una volta un film: Notte di stelle. Il film prendeva vita tra i reclusi del carcere minorile di Casal del Marmo. Questi ragazzi provenivano in maggioranza dalle periferie estreme di Roma, soprattutto da Tor Bella Monaca, un quartiere che aveva raccolto tutte le marginalità romane, oltre il Grande Raccordo Anulare, dove don Franco Monterubbianesi della Comunità di Capodarco – ricordo quei giorni come fosse ora – apriva con noi, i suoi giovani, una trincea di ascolto e umanizzazione, il Cis – Centro di Integrazione Sociale. Luigi organizza un laboratorio cinematografico nel centro sociale. Con i ragazzi che lo frequentano prepara e gira Notte di stelle. Che bella rumorosa presenza, quel film, i ragazzi e noi educatori, alle matinée del festival del cinema di Venezia di quell’anno!

Andrea si commosse per la sorte disperata di quei ragazzi, perché in loro aveva riconosciuto i suoi. Gli stessi, «orfani»,  accorsi alla chiesa del Carmine, quella da dove era stato cacciato nel 1970, a dirgli grazie un’ultima volta, ancora.

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