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Medio Oriente. Non spegnere la speranza del dialogo

by redazione

di Michele Lipori

La situazione del conflitto israelo-palestinese è riesplosa brutalmente. A giugno sono stati rapiti tre ragazzi israeliani e ritrovati barbaramente trucidati. All’inizio di luglio un ragazzo palestinese è stato trovato morto carbonizzato a Gerusalemme. Due atti criminali condannati senza se e senza ma da tutti coloro – tra cui la nostra rivista – i quali si battono per il dialogo e la pace tra israeliani e palestinesi. Lo scontro violento in atto tra le forze di sicurezza israeliane e i palestinesi scesi in piazza, in seguito a questa escalation, allontana ancor di più la speranza di una pace giusta e duratura. Questa situazione rende sempre più difficile l’impegno di chi si pone come facilitatore del dialogo tra i due popoli.

Dal 17 al 30 giugno una delegazione di volontari di Confronti ha partecipato ad un viaggio di approfondimento promosso dall’organizzazione palestinese Holy Land Trust nell’ambito del progetto «Beyond the wall: local to global strategies to peace building in Israel and Palestine» di cui Confronti è partner, finanziato attraverso i fondi dell’8 per mille della Tavola valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi). Durante questa esperienza i volontari hanno avuto la possibilità di incontrare organizzazioni, israeliane e palestinesi, impegnate nel portare avanti un discorso di dialogo e riconciliazione fra le due società, di contribuire operativamente nei progetti promossi dall’Hlt, ma anche di approfondire (esplorando luoghi chiave ed incontrando testimoni) la conoscenza della complessa realtà mediorientale, con particolare attenzione all’aspetto interreligioso.

L’Holy Land Trust è un’organizzazione attiva dal 1998 nell’area di Betlemme e in tutti i Territori palestinesi, organizza numerose attività per far conoscere, al di là degli stereotipi, la complessa realtà palestinese agli stranieri che si recano nei Territori e in Israele. Di particolare importanza sono i corsi e i laboratori rivolti alla popolazione locale (e in particolare ai più giovani e alle donne) per il superamento dello shock post-traumatico dovuto al conflitto e per trovare strategie positive, nonviolente ed innovative per contrastare il sentimento di frustrazione che serpeggia in vari strati della popolazione palestinese. Uno degli eventi più significativi del soggiorno è stato certamente il Bet Lahem live festival (www.betlahemlive.com), tenutosi dal 19 al 22 giugno e giunto alla sua seconda edizione. Il festival è composto da una quattro giorni di concerti, eventi culturali, lezioni e conferenze, queste ultime soprattutto incentrate sul dialogo interreligioso, che hanno coinvolto la popolazione locale insieme alla comunità internazionale. Scopo di questo festival è in primo luogo la valorizzazione delle risorse locali e lo sviluppo di un turismo consapevole, dato che il festival si tiene nella «via della Stella», una delle strade più antiche della città un tempo animata da numerose botteghe artigianali ed ora sempre più gradatamente in abbandono. Ma il senso del festival si ritrova più profondamente nella volontà di celebrare le diversità delle fedi presenti nella città in dialogo con il mondo e la promozione di valori quali l’accettazione e il rispetto delle differenze.

Il festival è, naturalmente, anche un modo per offrire alla popolazione locale, qualsiasi sia la sua fede, un’opportunità di svago e divertimento nonostante la situazione nei Territori palestinesi sia sempre tesa, in un momento in cui i tentativi per giungere a degli accordi di pace sono in una nuova fase di stallo. «Abbiamo voluto creare una piattaforma che potesse rappresentare in modo fattivo la fluidità della nostra cultura, lo spirito di comunità e l’universalità dei nostri valori», ha affermato Sami Awad, fondatore e direttore dell’Holy Land Trust. «Il Beth Lahem live non è un festival come gli altri, ma un’occasione per ogni partecipante di mettere alla prova se stesso e le proprie convinzioni e far sì che l’impossibile diventi possibile». Il festival è dunque inscritto nel contesto delle azioni volte a favorire l’avanzamento della società palestinese sia da un punto di vista materiale che spirituale, che è uno dei fondamenti del progetto «Beyond the wall».

Questo approccio inclusivo è quello che Holy Land ha assunto come proprio particolare punto di vista e di intervento sulla realtà. Un popolo senza consapevolezza delle proprie risorse e potenzialità non è in grado di agire positivamente sulla realtà che lo circonda, ma solamente accettare passivamente la situazione. Oltre a ciò, però, Hlt ha anche il merito di favorire il dialogo anche con i vicini israeliani, pur conservando un approccio critico nei confronti dell’operato dello stato d’Israele, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione in Cisgiordania.

Un’attenzione particolare all’educazione è fondamentale in questo processo di avvicinamento, per questo Hlt promuove, in primo luogo, la conoscenza dell’ebraismo e della Shoah (con incluse visite in campi di sterminio nazisti), ma anche l’incontro con israeliani, soprattutto attraverso organizzazioni – quali Parents circle-Families forum e Combatants for peace – che storicamente contribuiscono all’abbattimento delle barriere fra i due popoli. Essere consapevoli della storia dell’altro non ha solo a che fare con la conoscenza dei fatti storici, ma anche con l’interpretazione che ad essi viene data, per diversi scopi. Proprio questa «guerra delle narrazioni» del conflitto deumanizza l’altro, non riconosce la sofferenza dell’altro e contribuisce a rendere pressoché impossibile il confronto fra le due parti in causa. La conoscenza dell’altro è sempre il presupposto per un cambiamento effettivo di una situazione che si considera negativa, ma ciò è ancora più vero in un contesto in cui tale confronto è reso difficile (quando non impossibile) dalla situazione politica. Fare breccia nelle convinzioni, rafforzate dalla frustrazione, dal senso di impotenza e dal senso di vittimizzazione dovuti al conflitto, è un compito difficile, che richiede molto coinvolgimento e lo sforzo di non lasciare intentata nessuna strada.

(pubblicato su Confronti di luglio/agosto 2014)

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