Cotton Mather,
«Le meraviglie del mondo invisibile. Trattato sulla stregoneria»,
Golem Libri 2015, 213 pagine, 15 euro.
di Michele Lipori
La piccola cittadina di Salem è universalmente conosciuta per essere stato teatro di una feroce «caccia alle streghe» che generò una serie di processi, a causa dei quali molte persone furono torturate e giustiziate. Tutto ebbe origine nel febbraio del 1692 quando due ragazze, la figlia e la nipote del pastore Samuel Parris, furono colpite da crisi convulsive le cui cause furono imputate ad un sortilegio.
“Le meraviglie del mondo invisibile”, presentatoci da Golem libri per la prima volta in italiano, è il libro attraverso il quale Cotton Mather, pastore e medico, nel 1693 scrisse per difendere l’operato dei giudici coinvolti nel processo, ma anche dimostrare la reale necessità di contrastare le forze demoniache. Il breve saggio introduttivo di Michaela Valente (docente di storia moderna presso l’Università del Molise), è utile per contestualizzare e, quindi, comprendere l’ambiente culturale in cui si sviluppa la «caccia alle streghe». La situazione sociopolitica, infatti, avrebbe favorito una visione di un mondo inteso come uno spazio sacro dove i «buoni cristiani» erano chiamati ad opporsi alle forze oscure, in agguato su più fronti. Infatti, se da un lato era l’evidente potenza della natura selvaggia (così contrastante con l’idea delle Americhe intese come un paradiso in terra) a mettere a dura prova la sopravvivenza dei coloni; dall’altra la consapevolezza che tale terra fosse stata dominata per secoli da popolazioni «prive di religione» e, dunque, completamente in balia delle forze demoniache, era una preoccupazione altrettanto reale.
Cotton Mather, nonostante abbia incarnato per secoli lo stereotipo dell’ottuso inquisitore, è stato un personaggio complesso e uno dei motivi che lo spinsero a parteggiare così unilateralmente nei confronti dei giudici fu proprio la fiducia che egli riponeva nella società del New England, così palesemente impegnata per la promozione del bene. Come scrisse Giorgio Spini nella sua Autobiografia della giovane America, «Mather ha scritto lasciandosi travolgere dalla sua passione intemperante, quasi per convincere se stesso altrettanto del pubblico. Ed ha macchiato così, nel modo più sinistro, il proprio nome agli occhi dell’intera posterità». La rilettura, oggi, de “Le meraviglie del mondo invisibile” è un modo per essere più consapevoli, e forse più vigili, nei confronti dei meccanismi, non sempre così lineari, del fondamentalismo (non solo) religioso.
(pubblicato su Confronti di maggio 2015)