Paolo Balmas
«Shinto. Alle radici della tradizione giapponese»
Casadeilibri, Firenze 2014,
240 pagine, 16 euro.
«Lo shinto e una religione?». Con queste parole si apre il saggio di Paolo Balmas e, evidentemente, non e facile dare una risposta a tale quesito. Il termine shintoismo appare per la prima volta intorno al VI secolo, quando il contatto con la cultura cinese ha segnato una tappa cruciale dello sviluppo socioculturale giapponese. E in quest’epoca, e precipuamente come reazione all’influenza della Cina (e alla conseguente – nonche rapidissima – diffusione del buddhismo), che il Giappone codifica la propria lingua in forma scritta e si configura un corpus iconografico e una strutturazione di quelle pratiche cultuali che già da molto tempo erano parte della tradizione e che da allora verranno definite come «shintoiste».
La storia dello shintoismo e del buddhismo non e stata caratterizzata solo da contrapposizioni, quanto piuttosto da compenetrazioni, nonostante nella Costituzione che il Giappone si era dato nel 1889 lo shintoismo venisse definito come il naturale culto degli antenati da sempre praticato nell’isola proprio per differenziarlo da altre religioni. Il saggio, ricco di preziose indicazioni linguistiche, fornisce interessanti nozioni sulla visione metafisica shintoista. Scopriamo, ad esempio che nel Kojiki, una raccolta di testi «sacri» databile attorno al VII secolo, vengono enunciati alcuni pilastri della «religiosita» shintoista, per la quale esisterebbe una sorta di «legge di corrispondenza» fra ciò che si trova entro i confini della realtà manifestata e ciò che sta al di là di essa. Ciò a dimostrazione del fatto che la materia e compartecipe alla natura «divina» (o, per meglio dire, «spirituale») delle cose. Tale aspetto, sottolinea l’autore, sembra essere un carattere specificamente «giapponese», ravvisabile anche nell’assoluta necessita di contemplare la natura (sia nel suo lato positivo che in quello distruttivo) in un’ottica di immersione con essa ma anche come strumento di conoscenza. Proprio per tali caratteristiche, secondo l’autore, nonostante lo shintoismo rimanga strettamente legato alla cultura giapponese, la ricerca di equilibrio da esso propugnata e un messaggio all’umanità tutta.
Michele Lipori
(pubblicato su Confronti di giugno 2015)