David Le Breton
«Esperienze del dolore. Fra distruzione e rinascita»
Raffaello Cortina Editore, 2014
264 pagine, 25 euro
di Michele Lipori
Un libro che affronta il tema del dolore quale esperienza inscindibile e ineludibile della condizione umana e, in generale, di quella di ogni essere vivente. Nonostante la sensazione di chi prova dolore sia del tutto reale (e anzi, il dolore stesso possa essere considerato una sorta di «cartina al tornasole» della realtà), tale sensazione – questa una delle tesi principali sostenute nel libro – è anche influenzata dalla componente emotiva di chi lo prova.
David Le Breton è sociologo e antropologo, insegna all’università di Strasburgo ed è membro dell’Institut universitaire de France e del laboratorio Ura-Cnrs «Culture e società in Europa». Nella nostra società, tendenzialmente incline a fuggire le occasioni di dolore e normalmente interessata ad oggettivarlo per motivazioni cliniche, si sta facendo strada un concetto di dolore in cui è il singolo individuo l’unica misura possibile. Il soggetto che soffre diventa, dunque, l’unico a conoscere la propria sofferenza, quest’ultima modellata anche in base alla propria storia personale, alla propria cultura di riferimento.
Il dolore produce trasformazione nel rapporto che l’individuo ha con se stesso, con il proprio stesso corpo e con la propria componente «metafisica». Per questo è fondamentale impiegare tutte le risorse possibili (ad esempio yoga e tecniche di rilassamento), senza dimenticare l’imprescindibile apporto umano, affinché il processo di lenimento del dolore sia per il sofferente anche una ricerca di senso.
Sebbene avesse affrontato la tematica del dolore in una prospettiva culturale e sociale in un suo testo del 1995 dal titolo Antropologia del dolore, in questa nuova opera (edita in italiano da Raffaello Cortina Editore nella collana «Scienza e idee») Le Breton affronta l’argomento nel tentativo di identificare i collegamenti fra dolore e sofferenza. Il volume offre moltissimi spunti di riflessione provenienti da ambiti diversi. La ricerca, infatti, non si limita ad esplorare unicamente il dolore nell’ambito della malattia o di un incidente, ma anche in quei comportamenti «a rischio» (piercing, scarificazioni e «body art», ma anche la pratica di sport estremi) in cui il dolore è un’esperienza non solo contemplata ma addirittura ricercata come sintomo della realizzazione di sé o come fonte di piacere.
(pubblicato su Confronti di ottobre 2015)