Amalia Signorelli,
«Ernesto De Martino. Teoria antropologica e metodologia della ricerca»,
L’Asino d’oro, 2015, 137 pagine, 18 euro.
di Michele Lipori
Amalia Signorelli è stata un’allieva di Ernesto De Martino, non solo sul fronte accademico, ma anche nella ricerca sul campo. Nel 1959, infatti, ha partecipato alla spedizione in Salento sul tarantismo pugliese, che avrebbe poi dato l’impulso alla stesura de La terra del rimorso, forse l’opera più famosa dell’antropologo. Proprio la pluridisciplinarità e l’approccio eterodosso di De Martino è lo spunto dal quale l’autrice parte per operare una riflessione sull’attualità del pensiero dello studioso. Sebbene a De Martino sia stato riconosciuto il valore dei propri studi e l’influenza che ha esercitato sulla cultura italiana, è pur vero che ha sofferto di un certo snobismo in ambito accademico. Soprattutto, per quanto possa sembrare paradossale, negli ambienti dell’antropologia.
Molti sono i motivi di tale reazione, ma Signorelli riconosce in particolare quello derivato dall’assunto demartiniano che detronizzava quella che allora era una certezza: la possibilità di condurre una ricerca «oggettiva» – e dunque scevra da pregiudizi culturalmente orientati – in campo umanistico. Per De Martino, sottolinea l’autrice, l’incontro etnografico è «scandaloso» proprio perché ci ricorda l’insufficienza della ragione occidentale e perché rende evidente la sordità (reciproca) degli attori dell’incontro. Uno «scandalo» che, secondo l’antropologo, può attenuarsi solo attraverso la pratica dell’etnocentrismo critico (ovvero del riconoscimento da parte dell’osservatore di non poter prescindere dalla propria prospettiva) e «nell’elaborazione di un ethos dell’“andare oltre la datità della situazione”». Uno degli elementi di maggiore attualità del pensiero di De Martino sta nel fatto che, in un’epoca in cui nuovi fondamentalismi si consolidano sulle macerie della post-modernità, «la concezione demartiniana – sostiene Signorelli – è sicuramente alternativa per rigore e coerenza agli eccessi del pensiero debole, ma è lontana altresì da rigidezze conformistiche verso un solo indirizzo di pensiero».
Il libro approfondisce l’opposizione allo scientismo da parte di De Martino, ma si occupa anche di chiarire il concetto, centrale nella visione demartiniana, di «presenza» (con una doverosa comparazione del Dasein heideggeriano). Inoltre, attraverso il libro di Signorelli si ha modo di conoscere Il percorso di studi, ma soprattutto elementi interessanti sulla metodologia della ricerca sul campo di De Martino.
(pubblicato su Confronti di novembre 2015)