di Augusta De Piero (dal sito www.diariealtro.it)
Il mio implacabile calendario (che di regola pubblico il primo giorno del mese) ogni 23 giugno recita “1858 – Papa Pio IX fa rapire il bambino ebreo Edgardo Mortara”.
Pensavo che così avrei continuato di anno in anno a ricordare una data insignificante per molti ma per me importantissima perché il crimine di cui faccio memoria avvenne in un’Europa che si avviava alla modernità, che conosceva almeno alcuni termini di una politica moderna nel bene e nel male, anche in quello assoluto di strappare un bambino alla sua famiglia per ragioni religiose.
Il piccolo Edgardo Mortara, di famiglia ebraica bolognese, era stato battezzato di nascosto da una cameriera cristiana e tanto bastò a Gaetano Feletti, rappresentante del Sant’Uffizio e inquisitore della città, per ordinarne il rapimento secondo le leggi dello stato pontificio di cui Bologna faceva parte. Il confessore della povera cameriera l’aveva attivato violando il segreto confessionale. Regnava l’ultimo papa re che non si mosse a pietà per quel bambino e si rifiutò di accogliere le richieste di giustizia che venivano da parecchi politici europei.
Sottolineo la data: 1858. Nella maggioranza degli stati europei la schiavitù, per cui le persone erano merci da compravendita, era stata abolita e dal 1815 ne era stata vietata la tratta che aveva avuto (anche legalmente) il suo mercato più significativo negli Stati Uniti dove il XIII emendamento della Costituzione, che aboliva la schiavitù, sarebbe stato approvato nel 1865.
Il contesto quindi lascia intendere una diffusa cognizione di alcuni diritti fondamentali della persona, fra cui certamente l’appartenenza a una famiglia ma, nello stato pontificio, l’appartenenza religiosa attraverso battesimo negò ogni altro legame ‘naturale’ (ancora così viene definito) e prevalse la spietatezza.
La storia resta lì come un macigno su cui sarebbe bene ragionasse almeno chi ne è capace
Spero ne sia capace il regista Steven Spielberg che girerà “Il rapimento di Edgardo Mortara”. La notizia è stata ufficialmente confermata alla Mostra del cinema di Venezia da Raffaella Leone della Leone Film Group: ha annunciato che la sua società entra con Amblin Entertainment Studios nella produzione del film sulla storia del piccolo Edgardo.
Questa notizia mi ha stimolato a rivisitare le mie memorie. Avevo conosciuto il caso Mortara da un articolo del mensile Confronti (firma David Gabrielli) del 2000 e dopo il 2009 lo avevo collocato in una continuità fra lo storico esempio religioso risalente al 1858 e la nuova abiezione proclamata dal pacchetto sicurezza (di cui tante volte ho scritto). Trovo la mia prima nota sulla conformità fra abiezione religiosa e laica già in una pagina del 6 luglio 2009). Ed è proprio di questo che voglio ragionare.
Se nel 1858 un papa si fece responsabile (attraverso il rapimento di un bambino) della distruzione di un rapporto familiare sovrapponendovi ragioni ‘religiose’, nel 2009 – in Italia – il parlamento si fece responsabile della stessa negazione, riferita a una precisa categoria di persone e realizzata in forma preventiva, quindi senza la necessità di sistemare la situazione con un successivo uso di aggiornati sgherri rapitori. E’ esattamente questo che dice la legge 2009 n. 94 (art. 1 comma 22 lettera g): i figli dei sans papier che nascono in Italia non possono avere famiglia riconosciuta legalmente per il semplice motivo che per legge non devono esistere.
Non mi sembra ci sia molta differenza: se nella Bologna del 1858 necessitavano gli sgherri pontifici oggi basta un impiegato che allo sportello del comune non sia messo in grado di assolvere al suo compito e non ci sarà un Cavour a protestare come un secolo e mezzo fa o poco più. Anzi il Cavour dei giorni nostri è l’autore dello sfregio dato che la legge fu voluta dall’allora ministro dell’interno on. Maroni e passò con voto di fiducia.
In sette anni non è stata modificata in una continuità dal papa di allora (beatificato dal suo successore Giovanni Paolo II) ai governanti di oggi, forti della maggioranza parlamentare ‘beatificata’ dal consenso per lo più silente ma massiccio dell’opinione pubblica.
Il Sinodo della chiesa cattolica nega l’uguaglianza dei neonati
So che molti (se leggeranno quanto ho scritto) ne saranno irritati o si limiteranno a compassionarmi come una fissata e allora aggiungo la constatazione di una omissione appartenente alla chiesa cattolica che non credo si possa negare.
Evidentemente nessuno dei padri e madri sinodali, partecipi del Sinodo sulla famiglia conclusosi lo scorso anno, seppe o volle cogliere la storica connessione fra l’orrore di un bambino strappato alla sua famiglia da una cattolica sharia e quello che la legge italiana impone dal 2009 ai figli dei migranti irregolari. A loro la famiglia viene preventivamente strappata dato che non è possibile registrarne la dichiarazione di nascita e quindi assicurare a questi piccoli, come dovuto, il certificato di nascita.
Così fra le varie situazioni critiche nelle famiglie note a quei padri e madri sinodali e puntualmente elencate, questa è sfuggita. Solo uno di loro, mons Forte, se ne è ricordato ma ne ha scritto con dignitosa competenza, su Il Sole 24 ore non su pubblicazioni appartenenti alla chiesa cattolica. Ne ho riportato il testo dell’articolo nel mio blog del 29 giugno 2015.
L’indifferenza sinodale accompagna fedelmente quella del parlamento italiano che, con ampio conforto dell’opinione pubblica, non sa o non vuole modificare la legge che tanto ha previsto sette anni fa nel quadro etico-culturale del quarto governo Berlusconi.
Fonti:
Per meglio conoscere il caso Mortara si veda
http://www.treccani.it/enciclopedia/edgardo-mortara_(Dizionario-Biografico)/
A proposito del prossimo film si può leggere:
Per leggere l’articolo di mons. Forte
Per leggere la – Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco (24 ottobre 2015):
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/10/24/0816/01825.html