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Referendum: i perché del Sì, del No e del forse

by redazione

Alcuni consigli di lettura utili per farsi un’idea in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre.

di Adriano Gizzi

In La Costituzione più bella del mondo? Argomenti verso il referendum (a cura di Giovanni Guzzetta e Antonio Pilati, Il canneto editore, 2016, 162 pagine, 10 euro) sono raccolti gli atti di un convegno organizzato dall’associazione culturale “Il nuovo Stato” a cui hanno preso parte costituzionalisti e politici quali Carlo Fusaro, Marco Gervasoni, Stefano Ceccanti, Giovanni Orsina, Vincenzo Zeno-Zencovich, Luca Antonini, Stefano Caldoro, Stefano Bruno Galli, Luciano Violante, Giorgio Tonini e Giancarlo Giorgetti.

Come spiega il costituzionalista Giovanni Guzzetta, nella discussione sulla riforma hanno prevalso «argomenti ideologici, spirito di fazione e semplificazioni opportunistiche, da un lato e dall’altro. Tutto viene estremizzato in una polarizzazione verbale che divora la sostanza delle questioni». Fusaro risponde a quelli che definisce «i pasdaran de “la Costituzione non si tocca”», ricordando come già nel ’47 alcuni padri costituenti, tra i quali Meuccio Ruini, sostenessero che la Costituzione «si sarebbe dovuta completare e adattare a nuove esigenze sulla base dell’esperienza». Gli fa eco Ceccanti, secondo il quale la riforma del bicameralismo non sarebbe altro che un «ritorno alla primavera del ‘47, quando il progetto di Costituzione era arrivato in aula con una composizione del Senato almeno parzialmente indiretta». Stiamo realizzando ora – sostiene Ceccanti – molte delle cose che allora non si poterono fare a causa degli eventi legati alla guerra fredda: l’esclusione di socialisti e comunisti dal governo De Gasperi, a maggio di quell’anno. Sempre guardando al quadro storico nel quale la Costituzione è nata, non si può sottovalutare che il fatto di essere appena usciti da una dittatura spingesse i costituenti a fare di tutto per scongiurare il rischio di tornarci, ma – osserva ancora Guzzetta – si lavorò per una democrazia di garanzia e, per evitare “l’uomo forte”, si scelse il governo debole. In questi decenni – lamenta Orsina – la retorica della «Costituzione più bella del mondo» ha impedito di realizzare un aggiornamento dell’assetto dei poteri ai nostri tempi.

Anche La Costituzione bene comune (a cura di Alfiero Grandi e Alessandro Pace, Ediesse, 2016, 88 pagine, 10 euro) è un libro “collettivo” e raccoglie gli interventi di un incontro del Comitato per il No. Vi si trovano i contributi di Gaetano Azzariti, Felice C. Besostri, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Massimo Villone, Gustavo Zagrebelsky.

Nella presentazione di Grandi, viene sottolineato il collegamento tra riforma costituzionale e legge elettorale: è proprio il combinato disposto di questi due cambiamenti a portare a «uno stravolgimento dell’assetto istituzionale delineato dalla Costituzione nata dalla Resistenza». E in più – come sottolineano vari interventi – questo stravolgimento è stato votato da una minoranza che ha ottenuto la maggioranza di seggi solo grazie al premio di maggioranza previsto dal Porcellum, la legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Come dire: un abuso fondato su un altro abuso. E infatti Pace parla esplicitamente di «Parlamento politicamente delegittimato». Più in generale, Rodotà lancia l’allarme sul «deficit di legittimità dell’intero sistema politico-istituzionale».

Un altro concetto su cui insistono molti degli scritti raccolti in questo libro – specie quelli di Gallo, Carlassare e Zagrebelsky – è il rischio dell’«uomo solo al comando»: con l’Italicum, quasi come con il Porcellum, i leader dei partiti nominano di fatto la maggior parte dei deputati e la democrazia parlamentare viene così fortemente indebolita. Il leader del partito vincente si trova di fronte a un Parlamento che alla fine non può che ratificare ogni sua decisione. Una situazione alla quale, per la verità, assistiamo già da lungo tempo. Non vengono risparmiate critiche alla riforma del Senato: Azzariti parla di passaggio «dal bicameralismo perfetto a un bicameralismo confuso».

Ma di titoli utili per farsi un’idea sul tema ce ne sono davvero molti in libreria. Ne segnaliamo qui solo alcuni: Marco Travaglio e Silvia Truzzi, Perché No – Tutto quello che bisogna sapere sul Referenzum d’autunno contro la riforma Boschi-Verdini (ed. Paper First), Stefano Ceccanti, La transizione è (quasi) finita. Come risolvere nel 2016 i problemi aperti 70 anni prima. Verso il referendum costituzionale (Giappichelli), Gustavo Zagrebelsky e Francesco Pallante, Loro diranno, noi diciamo (Laterza), Giovanni Guzzetta, Italia, si cambia. Identikit della riforma costituzionale (Rubbettino), Valerio Onida e Gaetano Quagliariello Perché è saggio dire No – La vera storia di una riforma che ha “cambiato verso” (Rubbettino), Pino Pisicchio e Luigi Tivelli, La riforma costituzionale ai raggi x. Le ragioni del no, le ragioni del sì (Il periscopio delle idee).

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