di Giancarla Codrignani – tratto da “Noi Donne” di dicembre 2016
Come spiegato dalla direttora di “Noi Donne” Tiziana Bartolini, il numero di dicembre è stato l’ultimo “cartaceo”. Da quest’anno la storica rivista prosegue solo sul web. Vi proponiamo l’intervento di Giancarla Codrignani.
Vediamo che effetto produrrà dire che Noi Donne chiude per aprire. Perché si tratta di riflettere sul mondo che cambia. Le giovani non riescono a riviverlo come era 72 anni fa: le loro mamme non erano ancora nate e la distanza fra tre se non quattro generazioni non recupererà mai il vissuto degli altri. Ma anche le vecchie partigiane del ’44 che ancora ci seguono anagraficamente sono bisnonne, però, pur continuando ad accusare i governi e le artrosi, si sono adattate all’epoca delle merci, colgono i benefici della chirurgia tecnologica e dei cellulari. Se potessimo far incontrare le ragazze con le avventure della resistenza capirebbero e condividerebbero i rischi di pedalare in montagna con un mitra nascosto nella sporta delle verdure, ma non ce le farebbero a superare lo sgomento di trovarsi in una Rimini del 1945, devastata da quasi 400 bombardamenti, in mezzo a precarietà e obbligo di faticare, in mezzo alle contadine di Romagna vestite di lunghe gonne nere con il foulard sul capo: un villaggio marocchino tenuto in piedi da donne che avevano combattuto contro l’occupazione. Per questo noi del giornale non abbiamo mai smesso di parlarne, di fare memoria, non per esaltare lo sforzo eroico di tutto quello che è stato fatto per uscire dalla miseria materiale e morale sperimentata durante il fascismo, ma per fare di quel valore la piattaforma di lancio verso il futuro.
Proprio perché donne – in particolare perché “Noi Donne” – registriamo qualche amarezza perché proprio i sacrifici e il lavoro assiduo dedicato a tutte le pratiche, a tutte le cure materiali, intellettuali e politiche che la donne hanno dedicato alla società in tutti i tempi e le crisi della storia non hanno impresso l’immagine femminile ai poteri e a cambiarne le gerarchie. Trump è una metafora: Trump, l’esecrabile che potrebbe aver usato strumentalmente il linguaggio volgare del peggior populismo per vincere, è il potente al quale nessuna di noi perdonerà il disprezzo di cui ci ha investite. Ma sappiamo anche che, se avesse vinto Clinton, gli Usa non avrebbero finalmente avuto “una” Presidente perché, pur donna da noi auspicata, ha sempre fatto parte di quelle donne che vogliono essere “come un uomo”. Una situazione che in settant’anni abbiamo visto spesso ripetersi nelle cariche che ormai occupiamo, senza poterne condizionare le regole ed eliminare i pregiudizi.
Come giornale non abbiamo mai alimentato illusioni e certo oggi le crisi economiche e culturali che ci invadono non facilitano le speranze. Ma proprio per questo dobbiamo volere che la “piattaforma verso il futuro” funzioni davvero. Le nuove tecnologie non sono più bambine; anzi, anche se non siamo particolarmente abili, incominciamo a intravedere, oltre i limiti delle “fogne” di social calunniosi e violenti e del “comunicare senza relazione” tra esseri umani, orizzonti di nuova e possibile cultura globalizzata dietro un mondo che non può produrre solo merci e denaro virtuale: mentre i bisogni umani crescono e le persone hanno bisogno di tutto, deve venire un futuro non egoistico e non di guerre, in cui il benessere umano sia la finalità di ogni politica.
Noi Donne ha seminato tutte le sementi possibili tratte dal granaio del femminismo e la carta è stata un gran bel veicolo: anche se piaceva a tutti, la manutenzione dell’impresa costa e, soprattutto in questo periodo, bisogna far quadrare i conti. I boss che detengono le borse ti regalano complimenti, ma non intendono farsi carico di un interesse sociale che ingenuamente reputiamo democratico e comune alla società tutta intera. Dunque lasciamo la carta: è bella ma non ce la possiamo più permettere. Le amiche che non si sono mai arrese al pc, ascoltato il nostro richiamo al futuro, vorremmo che si imparassero che per trovare Noi Donne sul web non sono necessarie capacità superiori: buttatevi, l’occasione vale la pena. Quindi anch’io ringrazio chi ha diretto, amministrato e lavorato in totale dedizione e generosità, ma non mi preoccupo, perché nessuna di noi pensiona idee ed energie: cambia solo il mezzo. Oggi molto dell’informazione corre su rete e il virtuale consente di evidenziare e conservare gli articoli di maggior interesse, di interagire con altre lettrici e di collaborare con la redazione. Il rischio è di naufragare nella folla dei periodici in rete che si incrociano navigando; ma anche le edicole sono piene di testate e di richiami. Se saremo brave – e se le nostre grandissime amiche che hanno sempre tenuto Noi Donne sulle loro braccia manterranno la generosità – cambierà poco: l’occhio che si abituerà a leggere sul desk, i ditini che faranno scorrere le parole, la memoria che deve diventare curiosa. Quello che conta è che resti immutata l’amicizia tra “noi donne”, insieme con la “cura” di noi stesse. Quello che accade nel mondo può essere indirizzato al bene o al suo contrario, ma per noi donne è sicuro che, se non saremo ben attrezzate di idee e di grinta per difenderle, la già manifesta manovra di passare sopra i nostri corpo e i nostri diritti può in breve riportarci alla domesticità funzionale a conservare un sistema in crisi. Come direbbe Delfina della nostra bellissima agenda, «i nostri ideali e i nostri sogni mica finiscono in spam»…
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