di Francesca Koch (presidente della Casa Internazionale delle Donne)
Un ricordo della storica Anna Rossi-Doria, l’esponente del movimento femminista scomparsa il 14 febbraio scorso.
I sentimenti che ricorrono in questi giorni nelle parole di tanti e tante, alla notizia della scomparsa di Anna Rossi-Doria, sono anzitutto l’affetto, il ricordo della sua umanità, gentilezza e disponibilità , e la gratitudine per l’importanza del suo lavoro di storica. Anna infatti è stata figura autorevole di riferimento, una maestra luminosa non solo sul piano della ricerca storica, ma anche sul piano umano; ha dato l’esempio di una passione civile unita al rigore scientifico; maestra anche di metodo, per la sua capacità di coniugare precisione e attenzione alle fonti con acutezza e originalità interpretativa.
È stata molto amata e non poteva essere altrimenti, se pensiamo alla sua generosità, alla grande finezza nella relazione, all’interesse e alla curiosità affettuosa verso le nostre vite, all’attenzione all’altro/a. Valgono anche per Anna le parole che lei stessa ha pronunciato, concludendo il funerale dello storico Claudio Pavone, quando sottolineava come per lui fosse importante il valore dell’amicizia.
Per la Casa Internazionale delle Donne è stato un privilegio poter essere la sede del commiato da Anna; è questo il luogo in cui prosegue il progetto nato negli anni Settanta con il movimento femminista, di cui Anna è stata fin dall’inizio protagonista e partecipe; dei corsi che tenne nella prima metà degli anni ’80 al centro V. Woolf (a via del Governo vecchio e poi nella sede di S. Paolino alla Regola, a Roma) dirà che sono stati «l’esperienza più continuativa e più bella di quel periodo nell’insegnamento della storia delle donne». I temi dei suoi corsi erano le domande sull’assenza della maternità nelle opere dei grandi storici dei sentimenti, la ricerca di una definizione della differenza femminile, e poi il tema dell’eccesso femminile, il saggio sul tempo delle donne. È su queste radici, da quella esperienza del femminismo, che si innesta l’importante e pioneristica ricerca storica successiva, il suo prezioso lavoro di storica e di docente.
Spiegherà lei stessa, introducendo il volume Dare forma al silenzio- Scritti di storia politica delle donne, 2007, che le sue ricerche di storia politica si svolgono intorno a due principali nuclei tematici. Il primo è costituito dagli ostacoli frapposti, anche nella moderna democrazia, all’affermazione di una individualità delle donne, di una loro autonomia, morale prima ancora che giuridica; il secondo nucleo consiste nei tentativi di ridefinire, nel pensiero e nelle lotte per la conquista della cittadinanza, il rapporto tra le idee di uguaglianza e differenza, e la ricerca di un nesso tra universalità e particolarità, in cui «questa non sia il contrario della prima, ma la forma stessa che l’universalità assume».
Su questi temi, scrive Anna, è necessario andare oltre una storia delle donne separata, oltre i rischi di un isolamento difensivo, giacché il silenzio delle donne è antico, profondo, tenace; se può valere a conservare zone segrete, preziose per le donne come rifugi e luoghi di resistenza rispetto alla norma, è però particolarmente pesante nella sfera politica e nella storiografia.
Il lungo lavoro di Anna, nella ricerca come nell’insegnamento, ha offerto forma e voce a molti aspetti del silenzio femminile; questo suo lascito, così fecondo, chiede fin da ora un impegno alla prosecuzione e alla trasmissione alle generazioni più giovani.