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L’8 marzo le donne evangeliche scioperano

by redazione

“Aderiamo allo sciopero del prossimo 8 marzo perché anche con questo gesto vogliamo protestare contro le discriminazioni che in tanti modi colpiscono le donne”. Ecco quanto hanno affermato le componenti del Comitato nazionale della Fdei  (Federazione delle donne evangeliche in Italia) riunito a Roma il 26 febbraio scorso. Fanno parte della Fdei le donne battiste, valdesi, metodiste, luterane, avventiste, salutiste e riformate del Ticino. Nel corso degli anni esse hanno espresso in molti modi, sia nell’ambito dei rispettivi Movimenti nazionali sia in collaborazione con la Fdei, il loro impegno per combattere la violenza contro le donne, una violenza che non è solo fisica, ma anche sociale, economica, psicologica, religiosa. Purtroppo, non notando grandi cambiamenti sociali, prendono le distanze dai festeggiamenti dell’8 marzo e dicono assieme a molte migliaia di altre donne: “Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo”. La Fdei e i Movimenti femminili che la compongono protestano contro mancanze sociali come: l’insufficiente supporto offerto alle donne vittime di violenza, la parziale applicazione della Convenzione di Istanbul, lo scarso supporto sanitario offerto alle donne, le ingiustizie sul lavoro e le differenze salariali, le violenze di ogni genere che subiscono le donne migranti, la persistenza di una cultura e un linguaggio sessista, gli stereotipi di genere duri a morire.

Le donne di una quarantina di Paesi che aderiscono a tale protesta di massa moduleranno lo sciopero in molti modi e alcune si asterranno totalmente da ogni tipo di attività. La Fdei invita a evitare di fare acquisti di ogni genere l’8 marzo perché, se in molte aderiranno, si noterà un evidente segnale sociale di protesta.

La Fdei invita inoltre i pastori e le comunità a promuovere riflessioni sulle relazioni uomo-donna non solo in questi giorni, ma a tenere viva durante l’anno l’attenzione sulle discriminazioni di genere, affinché come credenti si possa dare una testimonianza coerente e costruttiva. Il quinto centenario della Riforma sia un’ulteriore occasione per affermare il valore di una coscienza sociale illuminata da un Dio giusto e Padre di ogni uomo e di ogni donna.

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