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Brasile: a chi giova il golpe di Temer?

by redazione

di Teresa Isenburg (docente di Geografia economico-politica all’Università di Milano)

Temer, dopo aver deposto con un colpo di Stato la presidente Rousseff, sta mettendo in atto politiche antipopolari nell’esclusivo interesse della élite che ha favorito il golpe.

 

Ciò che accade in un paese come il Brasile va al di là dei confini nazionali; vale quindi la pena di mantenere una certa attenzione.

Il quadro di riferimento inizia il 18 aprile 2016, quando precipita la fase attiva del colpo di Stato tramato da tempo con la complicità del vicepresidente Michel Temer e la Camera vota l’ammissibilità dell’impeachment della presidente Dilma Rousseff in base a imputazioni non previste dalla Costituzione del 1988; il 12 maggio 2016 il Senato accetta l’impeachment e il 31 agosto vota la deposizione della presidente (vedi Confronti 10/2016). Le procedure formalmente corrette non rendono legittimo o legale un atto fondato su accuse non costituzionali. Si era compiuto un colpo di Stato parlamentare in un sistema presidenziale.

Da quel momento Temer occupa illegittimamente la presidenza. Le misure che il governo emana rispondono agli interessi per i quali è stato compiuto il golpe. La prima ha bloccato per 20 anni l’aumento della spesa sociale per scuola, sanità, edilizia popolare. Le privatizzazioni, foriere di deindustrializzazione, non si contano, in particolare nella Petrobras (la maggiore compagnia petrolifera del Paese). La manomissione della previdenza rimanda la pensione a dopo la morte. La riforma del lavoro mina il sistema sindacale e “terziarizza” tutto. Il massiccio trasferimento di denaro alle banche private passa dal debito pubblico gonfiato ad arte e remunerato con interessi altissimi. Nelle relazioni internazionali il disinteresse per il Brics (che riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si unisce all’abbandono dell’integrazione dell’America del Sud.

 

Sembra un racconto dell’orrore, e infatti lo è, perché in pochi mesi si è compiuta una demolizione sia politica che economica e sociale. Il golpe è stato possibile certamente perché il governo e la presidente Rousseff hanno sottovalutato la ferocia della élite. Ma le responsabilità ricadono, oltre che sui traditori golpisti e i loro finanziatori, sul potere giudiziario e sulle istituzioni garanti della Costituzione che è stata calpestata, sia nella deposizione della presidente sia nella messa in pratica di provvedimenti eccezionali contro alcune forze politiche; gli organi di controllo non hanno bloccato tali atti illegali. Fondamentale è il ruolo eversivo dei mezzi di comunicazione di massa che detengono il monopolio dell’informazione.

Le conseguenze sociali sono una disoccupazione al 13% e una povertà in visibile crescita. La resistenza al golpe è stata immediata, diffusa e si mantiene costante e capillare. Progressivamente cresce il coordinamento fra sindacati, partiti, movimenti sociali, chiese. Si tessono iniziative unitarie, dagli scioperi (molto ampio quello del 28 aprile) alle manifestazioni con spettacoli. Le parole d’ordine sono semplici e inequivocabili: fuori Temer, elezioni dirette subito, nessun diritto in meno.

Da poche settimane si è in una nuova fase: la Procura della Repubblica indaga su Temer e altri in base a prove prodotte dal padrone della multinazionale di proteine animali Jbs, Joesley Batista, che documentano tangenti alla cupola che occupa il potere: valigie con contanti, registrazioni di telefonate con accordi illeciti ecc. Come nei film. Tutto ciò conferma il carattere criminoso, oltre che ideologico, del gruppo eversore: una banda che, dopo avere corrotto il Parlamento, si è impadronita del potere deponendo una presidente onesta; anzi: proprio perché onesta. Già si sapeva di tutto ciò, ma altro è sapere, altro è provare.

Si allarga un confronto fra i poteri dello Stato che ormai agiscono separatamente. Anche le dirigenze dei partiti e i soggetti economici che appoggiano il governo illegittimo non identificano più un fuoco comune.

La situazione è instabile, il ripristino della legalità necessario e urgente: la mobilitazione di piazza è indispensabile, così come l’elaborazione di un programma nazionale di ricostruzione. Molto è mancata una maggiore fermezza da parte della comunità internazionale: sorprende che si mantengano relazioni diplomatiche tranquille con esecutivi inaccettabili come quello golpista brasiliano.

(pubblicato su Confronti di luglio/agosto 2017)

 

 

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