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Marco Malvaldi e la Macondo del BarLume

by redazione

di Roberto Bertoni (giornalista e scrittore)

Quello di Marco Malvaldi, giallista pisano che ha da poco superato la soglia dei quarant’anni, è un discorso letterario a parte. Malvaldi, infatti, si potrebbe definire senza remore il Camilleri toscano, essendo riuscito nell’impresa di mescolare con sapida arguzia il talento narrativo del maestro di Porto Empedocle con l’umorismo tagliente e raffinato proprio di Amici miei, regalando ai lettori una serie di gialli in toscanaccio che costituiscono una sorta di rivoluzione nel panorama italiano del genere.

Protagonisti, infatti, oltre a Massimo, barista (o, per dirla con Malvaldi, “barrista”) che ha aperto il suo esercizio facendo tredici al Totocalcio, sono Tiziana, la dipendente factotum del BarLume, particolarmente scaltra e con le tette notevolmente generose, e i quattro vecchietti terribili che vi si ritrovano ogni giorno. Uno di questi è il nonno di Massimo: Ampelio Viviani, il cui gusto per la battuta salace è pari all’intelligenza, alla capacità di sdrammatizzare anche le situazioni più difficili e alla sua passione per la definizione fulminante che spesso consente di venire a capo di un momento intricato, nel quale sarebbe facile per chiunque smarrirsi, confondersi o andare in paranoia.

Senza dimenticare Aldo, proprietario di un ristorante che, nonostante inizi a perdere colpi, rimane comunque un narratore di pietanze unico al mondo, capace di far vivere davanti ai clienti la storia e la poesia di qualsiasi piatto, alla stregua di un gourmet cantastorie, di un aedo della buona forchetta o, più semplicemente, di un anziano signore ancora in grado di apprezzare e far apprezzare al prossimo i piaceri della vita. E poi il falso antipatico Pilade Del Tacca, ex dipendente comunale con tutti i vizi e le falle connaturate alla categoria, e Gino Rimediotti, un vero-falso uomo di destra, incline a qualche deriva populista ma, tutto sommato, dotato di un cuore d’oro, con la sua intransigenza che altro non è, a pensarci bene, che una rara forma di conservatorismo da tutelare nei confronti di quei princìpi e di quei valori che si stanno ormai drammaticamente perdendo.

Infine Alice Martelli, la fidanzata di Massimo, vice-questore di polizia: un’altra vera-falsa persona di destra che, in realtà, dietro il suo aspetto legge e ordine, cela una personalità delicata e passionale, autentica e profonda, in grado di risolvere i casi col piglio della grande investigatrice e la saggezza di chi conosce fino in fondo le innumerevoli pieghe dell’animo umano.

E così, nella provincia italiana che profuma d’antico, dove intorno ai tavolini di un bar si incontra un mondo e si incrociano storie, sogni, esistenze, decadenze, aspirazioni, destini e piccole e grandi disperazioni, in questa Macondo in salsa toscana, Pineta, in cui a farla da padrone, più che la solitudine, è il distacco critico, si snodano le vicende dei vecchietti terribili, di un giovanotto tirato su con ideali oggi desueti e di un anacronistico insieme di sognatori che non si rassegna e non si rassegnerà mai al declino e alla decadenza generale di una società sempre più individualista e feroce.

Il BarLume di Malvaldi è, dunque, un luogo dell’anima, uno di quei posti che di sicuro non si chiama così ma esiste per davvero, un locale che l’autore deve aver frequentato a lungo, scandagliato in ogni singolo aspetto e all’interno del quale ha saputo ricreare un embrione di società, descritto con ironia e sana passione civile, slancio e spensieratezza, prendendo le cose sul serio ma senza mai scadere nella seriosità noiosa dei Savonarola che talvolta fanno capolino in quella regione.

L’humor toscano di Malvaldi, da La briscola in cinque a La battaglia navale, passando per il giallo a sfondo storico Buchi nella sabbia, che ha per protagonista il giornalista e poeta Ernesto Ragazzoni e il complesso mondo degli anarchici di inizio Novecento, questa staffilata rivolta contro frasi fatte e luoghi comuni è, insomma, un piccolo gioiello resistenziale che per fortuna continuerà a dar prova di sé, raccontando storie talmente realistiche da sembrare inventate e talmente inventate da sembrare vere. E occhio che la vicenda di Buchi nella sabbia, in buona parte, è accaduta per davvero: il Ragazzoni è realmente esistito, Puccini era, oltre che un grande compositore, un sincero amico degli anarchici carrarini e la censura, la repressione e la barbarie dei tempi è ben descritta dai migliori libri di storia, con Bava Beccaris in primo piano e i suoi emuli a seguire.

Una rivolta ingenua? Uno sguardo complessivamente disincantato ma ancora capace di sprazzi di meraviglia sul mondo contemporaneo? Una piccola magia interiore? Il bisogno psicologico di inventarsi un microcosmo ed animarlo? Non sappiamo quando e come Malvaldi abbia deciso di trasformarsi nel rapsodo di una godibile quotidianità tendente al noir; sappiamo solo che, per fortuna, ha compiuto questa scelta e ha deciso di insistere, dando luogo ad una fortunata serie di romanzi che confermano anche la saggezza e il buongusto della casa editrice Sellerio, da sempre incubatrice di nuovi talenti e regina indiscussa del giallo all’italiana. Un giallo cerebrale, il suo, fatto di deduzioni e controdeduzioni e capace di sorprendere nel finale pur senza ricorrere ad alcun effetto speciale, facendo dell’autenticità la sua cifra e il valore aggiunto del suo stile inimitabile. Una gradevole scoperta di quest’estate di letture, al punto che, anch’io, al pari dell’autore, ho deciso di insistere.

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