Giancarla Codrignani risponde a don Francesco Pieri, che ha dichiarato (via facebook) che Riina ha sulla coscienza meno omicidi di Emma Bonino.
caro don Pieri,
dunque, lei non si rende conto di avere offeso le donne, come accade spesso a individui di genere maschile che ritengono meno rilevante l’uccisione di una donna di quella di un embrione.
Non vorrei tornare a prima della legge 194, che l’anno prossimo compirà quarant’anni. Lei non può per età ricordare, ma io quella legge l’ho sostenuta quando ho capito che era in gioco la dignità di un paese in cui la clandestinità copriva una piaga sociale che lacerava la vita delle donne fino alla morte per ferri da calza o veleni che medici compassionevoli certificavano senza denunciare. Sono le donne che ancora subiscono.
Non possiamo tornare a colpevolizzare la donna, soggetto titolare di diritti, se non si ripensano le ben note cause. Secondo lei, le donne restano incinte per partenogenesi? Se per caso ascolta confessioni, ha un’idea della qualità dei rapporti anche matrimoniali e benedetti all’altare? La legge registra come violenza quella del marito: lei che è docente, insegna che “se la donna dice “no” significa che “è no”? Ha idea che il numero maggiore degli aborti è delle coniugate, spesso recidive? Ha mai fatto riflessioni sull’educazione anche parrocchiale dei maschi o si ferma ancora all’impossibile “purezza” solo delle ragazze? Probabilmente sarà contrario all’educazione sessuale a scuola, ma può immaginare, se non l’ha saputo al confessionale, che se una bambina disinformata commette quella che un suo collega definisce una colpa, la famiglia spende mille euro e la porta all’amulatorio privato? Lo sa che cosa ha provato una donna che ha contribuito a questa legge quando è venuta a sapere l’angoscia della donna cattolica che ha taciuto in confessione per non essere privata dell’assoluzione e si è sempre comunicata temendo il sacrilegio?
Ma oggi io ho qualche problema in più. La Chiesa non parla della pillola abortiva che, ormai, è un dato di fatto. Pensiamo che vada bene per la logica maschile pensare che si può contare sul suo impiego un paio di volte l’anno? Sembra che anche i coniugi regolarmente obbedienti alla Chiesa non parlino del proprio rapporto, delle loro, reciproche esigenze e che la rinuncia a una gravidanza indesiderata implica oggettivamente che il desiderio della donna non è stato rispettato “prima”?
Non mi interessa se la mia predica la giudichi laica (laicista?) o cristiana (come vorrei), ma mediti. Sembra che anche per lei si ponga un problema di misericordia, da applicare non con assoluzioni facili, ma cercando di migliorare la qualità della vita di chi non sceglie il celibato, ma intende vivere la coppia e anche la paternità e la maternità da esseri umani responsabili.