di Massimiliano Di Giorgio (giornalista Reuters)
Guardando i telegiornali e leggendo i giornali nelle ultime settimane, l’idea che l’opinione pubblica si è fatta di Ostia è che presenti una situazione analoga a quella descritta nella fiction “Suburra” (che in parte è ambientata proprio lì). Dopo due anni di commissariamento, ci si domanda quanto si sia riusciti a sradicare la pianta del malaffare e della corruzione. Il 19 novembre è stata eletta la nuova presidente, Giuliana Di Pillo, dei 5 stelle.
Se quello che è avvenuto a Ostia nelle ultime settimane fosse stato solo un trailer per la serie di Netflix Suburra, forse sarebbe stato meno incredibile. Invece, il X Municipio di Roma, dove il 5 e poi il 19 novembre si è tornati a votare dopo due anni di commissariamento per l’infiltrazione di organizzazioni criminali nell’amministrazione, è sembrato davvero il palcoscenico di una fiction. Polizia nei seggi, elicotteri in volo, manifestazioni antimafia, roghi notturni, dirette sulle tv nazionali ed editoriali sui grandi quotidiani, notizie perfino sui media esteri.
Non è stato solo per la “capocciata” – finita sul web e in tv – inflitta dal rampollo di una famiglia criminale a un reporter tv che gli chiedeva conto del suo sostegno alla formazione di estrema destra Casapound. Quella era la ciliegina su una torta ben più grossa e indigesta.
Per alcuni anni, Ostia e il suo entroterra, dove vivono 250mila persone, sono stati al centro di un intreccio criminale e politico che ha portato (in inchieste diverse) all’arresto del presidente Pd, del direttore tecnico del Municipio, del patron del porto turistico, di esponenti di famiglie criminali legate alla mafia doc e di un ex capo del commissariato locale.
Al centro, soprattutto, la gestione illegale delle spiagge (questo è il mare di Roma) e del verde pubblico. Ma anche storie di bische, racket e usura, controllo del mercato della droga. In diversi dicono che il commissariamento, pur terminato formalmente, non sia riuscito davvero a sradicare la pianta del malaffare, e soprattutto la corruzione, dalla stessa amministrazione pubblica.
L’idea che si saranno fatti i lettori di giornali e telespettatori italiani nelle ultime settimane è che Ostia sia, appunto, Suburra (fiction ambientata in parte proprio a Ostia, anche se poi le decisioni più importanti venivano prese nella Capitale). Una specie di feudo del malaffare dove la vita vale poco.
Invece, la caratteristica principale di quest’area più grande e abitata di numerosi capoluoghi italiani, è quella di essere piena di contraddizioni. Ricca del mare, del verde e di presenze storiche (qui c’è un parco archeologico importante e anche la prima sinagoga d’Occidente). Costellata di quartieri bene e talvolta esclusivi, abitati anche da calciatori, imprenditori e professionisti facoltosi, registra un reddito pro capite medio-basso, un forte disagio sociale, una spesa sociale per persona tra le più basse di Roma. Urbanisticamente, è un incrocio tra cittadina di mare (Ostia), paesi storici (Ostia Antica), borgate in parte abusive, edilizia popolare di periferia, comprensori per il ceto medio fatti di distese di villette.
Al ballottaggio del 19 novembre i pochi elettori (uno su tre) che sono andati a votare hanno eletto con il 60% una presidente del Movimento Cinque Stelle, Giuliana Di Pillo, un’insegnante con un passato di sinistra. L’hanno preferita a un’altra insegnante, Monica Picca, di Fratelli d’Italia. La scelta di candidare un’esponente del partito di Giorgia Meloni non ha favorito il centrodestra. L’exploit al primo turno di Casapound – da un po’ di tempo “coccolata” da alcuni media, che ne hanno scoperto il lato fascio-pop – col suo 9%; la connessione tra estrema destra e un clan malavitoso locale ha probabilmente spinto gli elettori di sinistra a scegliere il M5s, in una sorta di “rigurgito antifascista”.
Ma nel 2021 al più tardi si tornerà a votare per il Campidoglio e dunque anche Ostia (nonostante una certa voglia di indipendenza da Roma, che ha portato per la prima volta in consiglio municipale un autonomista) tornerà alle urne. È da vedere se per allora sarà riuscita a superare lo shock di quest’ultimo periodo, come accadde negli anni ’90 dopo una vicenda di corruzione (che anticipò di pochi mesi Tangentopoli e lambì il Campidoglio) e una serie di violenze praticate dai cosiddetti naziskin. Anche allora Ostia finì sulle cronache nazionali.
(pubblicato su Confronti di dicembre 2017)