Giorgio Merlo
“Cattolici senza partito?”
Edizioni Lavoro, 2017
110 pagine, 13 euro
di Roberto Bertoni
Dove sono Moro, Zaccagnini, Lazzati e Donat-Cattin? Dove sono Galloni e Marcora? Tutti (almeno politicamente) dormono sulla collina. Mi perdonerà Egdar Lee Masters se mi sono permesso di mutuare i versi immortali della sua Antologia di Spoon River per descrivere la condizione odierna dei cattolici italiani e, in particolare, della cosiddetta sinistra di base e di quel gruppo di Forze Nuove che, all’interno della Dc, poneva la questione del lavoro al centro del percorso di costruzione della vita e del destino di ciascun essere umano.
Analoghe considerazioni sono state formulate da Giorgio Merlo nel corso di un saggio di recente pubblicazione, il cui titolo consta in una domanda: “Cattolici senza partito?”. Ad aprire l’opera è, non a caso, una prefazione di Guido Bodrato, ossia uno dei dirigenti politici più lungimiranti che il nostro Paese abbia mai conosciuto, colui che già quarant’anni fa si interrogava sul concetto di elettorato fluttuante, anticipando le riflessioni di Bauman sulla società liquida e ponendo nel dibattito pubblico il tema del venir meno delle zone d’influenza dei singoli partiti. Già quarant’anni fa, infatti, Bodrato aveva compreso il mutamento d’epoca, con il progressivo affievolirsi sia degli ideali resistenziali alla base della nostra Costituzione sia delle ideologie che avevano dominato il Novecento, lanciando alle forze politiche la sfida (purtroppo non adeguatamente raccolta) a rinnovarsi.
Addio dunque alle regioni bianche e alle regioni rosse, addio a determinate relazioni territoriali e addio, ahinoi, anche ad alcuni elementi di connessione sentimentale e di passione politica sincera dei quali, negli ultimi quattro decenni, abbiamo avvertito profondamente la mancanza.
Addio ed eccoci proiettati in un tempo nuovo, fluido, indistinto, faticoso da decifrare e difficile da analizzare, complesso e delicato, nel quale i cattolici, e in particolare quelli di sinistra, si trovano a dover fare i conti con un contesto storico nel quale l’assenza di partiti strutturati si fa sentire e nel quale, probabilmente, non ha più senso l’idea di un partito che riunisca in sé la maggior parte dei cattolici come fu, per l’appunto, la Democrazia Cristiana (“il partito di centro che guarda a sinistra”, secondo la definizione di De Gasperi).
Il saggio di Merlo, tuttavia, si pone l’ambizioso proposto di spiegare, attraverso un’accurata analisi, le ragioni per cui sia invece necessario far vivere oggi in politica le idee e la visone dei cattolici italiani, a cominciare da temi essenziali come il lavoro e la dignità dell’uomo, il rapporto con le nuove tecnologie e la necessità, impellente, di costruire nuovi spazi per la persona nell’ambito di una società sempre più robotizzata.
Come rendere l’uomo nuovamente protagonista? Come valorizzarne l’unicità e i diritti? Come restituirgli spazi, luoghi e possibilità associative? Come innervare la sinistra riformista di questa linfa vitale e imprescindibile, al fine di condurre nella modernità una storia cui dobbiamo alcuni dei maggiori progressi del nostro vivere civile? Come superare, insomma, lo choc del ’94, mirando non a ricostruire una Dc “in re minore”, francamente anacronistica e, probabilmente, anche minoritaria, bensì un nuovo soggetto di respiro ulivista nel quale la visione laica e quella cattolica si prendano per mano e concorrano a dar vita ad un riformismo maturo e scevro da ogni conservatorismo?
Sono solo alcuni degli interrogativi che il bel saggio di Merlo fa emergere, in un quadro di discussione oggettivamente desolante e destinato, purtroppo, a peggiorare nel corso dei prossimi mesi, con una campagna elettorale di cui già vediamo la bruttezza e un dopo-elezioni che, con ogni probabilità, non ci riserverà nulla di positivo. Eppure, come asseriva il grande economista Claudio Napoleoni, di cui quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della scomparsa, è più che mai necessario cercare ancora, interrogarsi, procedere con l’inquietudine, l’incertezza e gli innumerevoli dubbi di una classe dirigente degna di questo nome, in una stagione nella quale non è possibile per nessuno chiamarsi fuori. L’opera di Merlo chiede a questo universo un sovrappiù di coraggio: qualcuno risponderà?