di Gianna Urizio. Giornalista e regista, già presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia.
Nel suo ultimo libro, il teologo e pastore metodista Peter Ciaccio affronta il complesso e prolifico rapporto che c’è fra Bibbia e cinema, con un punto di vista del tutto peculiare nel panorama della critica cinematografica.
Da anni Peter Ciaccio, teologo e pastore metodista a Palermo, appassionato ed esperto di film da sempre, tanto da fare una tesi in teologia sui “modelli pastorali nei film di Ingmar Bergman”, promuove con arguzia e disinvoltura l’incontro tra teologia e cultura pop. Lo fa con costanza e decisione. Molti sono i suoi libri che spaziano e si confrontano con i vari prodotti di questa cultura, da Il vangelo secondo Harry Potter a Il vangelo secondo i Beatles o la sua penultima fatica Il vangelo secondo Star Wars. Questa volta con il suo libro Bibbia e cinema sembra voler andare a fondo e fare i conti da un lato con la complessità e diciamolo, grande varietà di storie, messaggi, codici, promesse e punizioni contenuti nella Bibbia e il cinema. E ci riesce.
In un agile libretto di appena 144 pagine, titolo e indici compresi, unisce le sue due passioni: la Bibbia e il cinema. Da far tremare il sangue nelle vene. La Bibbia – quasi inutile ricordarlo – ha occupato vite intere di un numero infinito di pensatori e si sono prodotte un numero infinito di pagine con le più svariate riflessioni. Il cinema da quando è nato suscita passioni, riflessioni e interpretazioni. Insomma si è sviluppato insieme a chi lo studiava, a chi cercava di capire “l’effetto che fa”, a come interagiva con il reale e le culture che lo producevano.
Il cinema nato in Europa, ben presto è emigrato negli Stati Uniti, paese giovane, e con questo è cresciuto, fino a diventarne il suo migliore ambasciatore, potente strumento di consenso e di creazione di sogni per il mondo intero. Certo ci sono moltissime eccezioni, ma è soprattutto negli ultimi 20-30 anni una produzione sempre più mondiale è riuscita a limitare il monopolio delle major americane.
Di fronte a questi due giganti Peter Ciaccio non si fa intimorire, va all’essenza, la Bibbia è ascoltata (anche vissuta direi) come il libro dei libri, il libro degli uomini (e delle donne) che hanno creduto in Dio, che lo hanno riconosciuto come padre, come Alpha e Omega non solo del creato ma della loro vita. Il cinema viene guardato come un enorme magazzino di realtà, specchio di realtà, grande creazione artistica ma anche strepitosa industria. Non solo descrizione ma anche termometro dell’umano, del suo stato di salute, e dei suoi tentativi più o meno riusciti di narrarlo nella sua continua ricerca di senso, di giustizia, ma anche di propaganda e creazione di miti. Da qui la ricerca per capire come la Bibbia viene dal cinema narrata ma anche utilizzata.
La sua decisione quindi è quella di partire dallo specchio, dal cinema, per cercare di capire e descrivere il dialogo che il cinema ha costruito con la Bibbia. E spazia dalla produzione europea a quella americana. E qui una prima scoperta: il cinema si è ispirato quasi da subito alla Bibbia, ma l’ha anche saccheggiata, ispirandosi alle sue storie, miti, situazioni, copiando stilemi, spesso leggendoli con le proprie lenti, la propria fede, ma andando anche al di là. In questo dialogo secondo Ciaccio la Bibbia ne esce rafforzata: libro dei libri appunto. Il cinema anche.
E qui è uno dei meriti del libro: Ciaccio ci conduce per mano in una foresta cinematografica e ce la riordina. Crea una guida per la lettura e comprensione dei film a partire dai Jesus film, i film su Gesù, cogliendo le differenze tra i vari autori, dal Gesù di Pasolini (Il vangelo secondo Matteo) ma anche il bel film La ricotta, sempre di Pasolini al Gesù di Nazareth di Zeffirelli, o Il Messia di Rossellini senza dimenticare i musical come Jesus Christ Superstar.
L’ultima sezione poi è forse quella più interessante, il tentativo di rileggere film che hanno la Bibbia come sottotesto: da Luci d’inverno di Bergman a Andrej Rublëv di Tarkovskij, o ancora l’incarnazione del mito della terra promessa in molti film western e il tentativo affascinante di cogliere alcuni
nodi teologici o domande della Bibbia attraverso la lente della macchina da presa, da Scorsese a Kieślowski, strizzando l’occhio anche all’ironia depressa di Woody Allen. Last but not least, è il caso di non tacerlo, lo sguardo di Ciaccio è di un protestante, metodista. Nella critica cinematografica italiana oggi è un unicum da non perdere!
[pubblicato su Confronti 07-08/2019]