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È tempo di un Green New Deal

by Vittorio Cogliati Dezza

di Vittorio Cogliati Dezza. Già Presidente nazionale di Legambiente, oggi membro della Segreteria nazionale di Legambiente e del Coordinamento del Forum sulle Disuguaglianze e Diversità.

La Transizione ecologica ci sarà comunque. Il problema non è se ci sarà, il problema è se il sistema paese vuole subirla o guidarla. Questo è il dilemma che con molta chiarezza Legambiente e Forum sulle Disuguaglianze e Diversità hanno posto presentando le proposte per il Green New Deal nella Legge di Bilancio dello Stato. La posta in gioco è chiara: mettere il paese nelle condizioni di vincere le sfide poste dalla crisi climatica. Ma la politica e la classe dirigente saranno in grado di agire alla velocità necessaria?

Con le nostre proposte abbiamo disegnato un quadro organico di interventi, in grado di modificare con gradualità la situazione da qui al 2030. Con una attenzione. Evitare che aumentino le divaricazioni tra territori e tra le persone vulnerabili e il resto della società. La transizione ecologica, se vuole avere successo, deve essere guidata da obiettivi di giustizia sociale, perché le fasce più a rischio della popolazione si schierino a favore delle trasformazioni. Lo diceva già più di venti anni fa Alex Langer: «La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile». Ce lo ha confermato quest’anno il movimento dei gilet gialli in Francia.

In questa prospettiva il Rapporto propone numerosi interventi. Serve un “sistema fiscale intelligente”, capace di spostare risorse dai Sussidi ambientalmente dannosi all’innovazione ambientale e sociale. Già in questa manovra si potrebbero liberare risorse per un miliardo riducendo rendite ai danni dell’ambiente e sussidi alle fonti fossili. Una nuova modulazione di accise e Iva, e una revisione degli investimenti infrastrutturali può mettere a disposizione incentivi e risorse da investire nella mobilità sostenibile, nell’efficienza energetica e nelle rinnovabili, negli interventi di adattamento ai cambiamenti climatici, nell’economia circolare. L’introduzione di una carbon tax potrebbe permettere di recuperare ulteriori risorse, crescenti fino al 2030, da destinare per metà agli investimenti green e per metà alla riduzione della fiscalità sul lavoro in particolare per chi guadagna di meno.

Ma perché queste trasformazioni si realizzino occorrono due condizioni. La prima è che si metta in campo una trasformazione radicale della gestione delle politiche. Oggi non mancano misure giuste, ma il numero di cantieri aperti nelle scuole italiane, i chilometri di linee di tram e di metro in costruzione (nel 2018 meno di 1 km di linee metro costruite), i condomini su cui si è intervenuti attraverso la riqualificazione energetica e antisismica (8 edifici in due anni), ci parlano di un paese bloccato. Occorre allora intervenire sulla pubblica amministrazione, rilanciare il ruolo di traino del green public procurement, facilitare l’accesso al credito a famiglie e imprese. Serve un coordinamento centralizzato di queste politiche presso la Presidenza del Consiglio. La seconda riguarda la necessità di rendere le persone consapevoli. La gente deve comprendere cosa si sta facendo e dove si vuole andare, le famiglie devono essere informate e le imprese devono essere convinte: occorre aprire il confronto pubblico in tutti i settori coinvolti. A queste condizioni gli interventi potranno avere successo.

Non è un libro dei sogni. Oggi ci sono alcune condizioni favorevoli. Il movimento Fridays for Future ha modificato l’opinione pubblica sull’urgenza della crisi climatica. In Europa la Commissaria Von der Leyen è stata molto esplicita in merito agli investimenti per il Green New Deal, mentre la definizione del nuovo Accordo di partenariato 2021-2027 è un’altra opportunità. Per l’Italia si apre la strada per ottenere che gli investimenti green vengano scontati dal deficit, sarebbe un grande volano per lo sviluppo.

Ecco, in estrema sintesi, dovremmo dire che il Green New Deal all’Italia conviene! Perché è una grande opportunità per affrontare i problemi strutturali del Paese, che hanno prodotto disuguaglianze, paure e rancori, mancata crescita.

[pubblicato su Confronti 11/2019]

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