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Memoria oggi. Un problema culturale e politico

by Pupa Garribba

di Pupa Garribba. Ricercatrice di Storia orale.

Tira brutta aria in questo nostro Paese dalla memoria corta. I segnali c’erano ma, come spesso ci capita, anche in questo caso ci siamo lasciati sorprendere dal fatto che si sta facendo largo a grandi passi l’aspirazione al pensiero unico, con aumentata intolleranza verso i refrattari all’omologazione. Se non sei italiano, è meglio che te ne torni a casa tua; se lo sei, stai zitto e buono se rientri nel novero dei “diversi”. Eppure le notizie sono pervenute con regolarità e tempismo, ma non sono state messe in fila e non sono state tenute in dovuta considerazione.
Negli ultimi anni si è provato di volta in volta indignazione, e poco altro, per le proposte di provvedimenti indiscriminati verso Rom e Sinti, come la pretesa delle impronte digitali; poi per gli atti di violenza contro i gay; quindi per gli attacchi contro i migranti, ai quali si sono tolte persino le panchine in luoghi pubblici per non farli sedere. Ora ci si sorprende che sia arrivata la volta degli ebrei dei quali si vuole cancellare una memoria che disturba; quegli stessi ebrei molto citati in osceni striscioni e sguaiati cori da stadio, in gara con quelli rivolti ad atleti dalla pelle scura.

Infastidiscono le targhe stradali dedicate a Roma a ebrei e ad antifascisti in sostituzione di quelle ai firmatari del Manifesto della Razza? Ecco pronta un’azione notturna per imbrattarle con catrame e neutralizzarle. Imbarazzano le Pietre di inciampo a ricordo delle vittime del nazifascismo?
Si rifiuta di collocarle come a Schio, perché iniziative del genere possono portare di nuovo odio e divisioni.
Insopportabile, nel nord Italia, stare vicino sul bus a una bambina con la pelle nera? La si allontana come un’appestata. La Procura di Caltanissetta è riuscita a bloccare in tempo la costituzione di una cellula del Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori con varie diramazioni, chat per l’addestramento e disponibilità di armi ed esplosivi. Ma intanto il partito, fondato nel 2004 in Lombardia, si è presentato alle elezioni e ha piazzato in due Comuni suoi rappresentanti perché la legge italiana vieta la costituzione del partito fascista, non di quello nazista. E poi centinaia di insulti giornalieri alla senatrice Liliana Segre, volantini antisemiti contro il deputato Emanuele Fiano, intimidazioni al giornalista Gad Lerner, e via dicendo.

Paese dalla memoria corta, il nostro, che non ha mai fatto veramente i conti con il passato; che non si è mai veramente interrogato sulle proprie responsabilità, buttate sulle spalle dell’alleato tedesco; che per giungere alla pacificazione nazionale e accelerare la ricostruzione materiale del paese, ha varato nel 1946 l’amnistia per reati comuni, politici e militari, con iniziale esclusione dei reati gravissimi seguita poi da indiscriminate estensioni, che hanno quindi rimesso presto in circolazione tutti i coinvolti nel vecchio regime. Oggi la destra riconosce al fascismo il vulnus delle leggi razziali, dimenticando però la privazione della libertà d’espressione, di stampa, d’opinione; il confino per gli oppositori; la dichiarazione di una guerra per la quale era impreparato, che costò decine di migliaia di morti e la distruzione del Paese; una sanguinosa guerra civile. Pace e democrazia sono conquiste successive, ma oggi sono pochi a rendersene conto.

Che altro ci si poteva aspettare in un Paese dove le ore di storia a scuola sono in continua diminuzione? Dove un’insufficiente preparazione impedisce ai maturandi di scegliere il tema storico? Come testimone, da trent’anni ho belle esperienze in istituti di ogni ordine e grado, dove però mi sono anche sentita dire da studenti spesso indottrinati da movimenti di estrema destra che gli ebrei si riconoscono dall’odore; da naziskin che non mi si voleva incontrare per non respirare la mia stessa aria; da un bidello nostalgico che discendevo da una stirpe di deicidi, e chiedere da più parti se sono ebrea o italiana. Ultimamente ho visto uscire dall’aula magna di un liceo romano uno studente subito dopo essermi presentata, tanto avrei detto anch’io le solite cose. Che ci riserva il futuro? Non lo so, so solo che io continuerò a testimoniare finché avrò voce.

[pubblicato su Confronti 01/2020]

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