di Valeria Brucoli. Giornalista.
Sri Lanka, 21 aprile 2019. Sono circa le 9.00 di domenica mattina e la comunità cristiana è raccolta in preghiera per la celebrazione della Pasqua, quando all’improvviso il cielo si infuoca. Sei esplosioni simultanee fanno brillare il santuario di Sant’Antonio, nel sobborgo di Kotahena, poco lontano da Colombo, la chiesa di San Sebastiano di Negombo, dove hanno perso la vita 27 bambini, molti dei quali erano in fila per ricevere la comunione, mentre terza esplosione ha colpito la Chiesa di Sion, evangelicale, a Batticaloa. Seguono lo Shangri-La Hotel, il Cinnamon Grand Hotel e il The Kingsbury. Poche ore dopo il settimo kamikaze esplode presso un complesso residenziale di Dematagoda. Negli attentati hanno perso la vita 250 persone, di cui 47 erano bambini, a cui si aggiungono oltre 500 feriti.
A un anno di distanza The Tale Brothers, Riccardo Bianco e Matt Sclarandis, sono tornati sotto il cielo di Colombo, nei luoghi colpiti dagli attentati a scavare tra le macerie e tra i ricordi di chi è sopravvissuto, e per raccontare cosa è stato ricostruito e cosa perso per sempre. In un Paese in cui convivono buddhisti, hindu, musulmani e cristiani gli attentati associati alla Thowheeth Jama’ath nazionale, un’organizzazione terroristica jihādista locale, hanno rappresentato un profondo strappo nel tessuto sociale e nelle famiglie colpite dalla strage.
The Tale Brothers sono adesso a Pokhara, al centro del Nepal, dove sono rimasti bloccati a causa del lockdown. Il Covid-19 ha raggiunto anche le montagne più alte del mondo. E anche se non si contavo ancora vittime e il numero dei contagiati è ancora molto basso, lo spettro dell’epidemia è sempre presente, in una città spettrale e silenziosa in cui gli animali sembrano essere gli unici abitanti.
Lockdown in Pokhara COVID-19 è il loro nuovo racconto di viaggio, la cartolina piena di speranza che ci mandano dall’altra parte del mondo in attesa di domani.