di Michele Lipori. Redazione Confronti
La Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia è nata nel 2004 per fare opera di sensibilizzazione sulla violenza e la discriminazione subite da lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali e tutte le altre persone con orientamenti sessuali, identità o espressioni di genere non binarie.
La data del 17 maggio è stata scelta in ricordo della decisione, da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, di declassificare l’omosessualità come disturbo mentale, avvenuto proprio in questa data nel 1990.
Le manifestazioni per il 17 maggio si celebrano in più di 130 Paesi, inclusi alcuni dei 73 Paesi in cui l’omosessualità è illegale.
Ogni anno si riportano migliaia di iniziative, grandi e piccole, in tutto il mondo. L’hashtag ufficiale per seguire gli eventi di quest’anno è #IDAHOBIT2020.
La discriminazione nel mondo
Sono 73 i Paesi nel mondo in cui, a vari livelli, l’omosessualità è onsiderata “fuorilegge” [vedi grafico].
Nessun paese in Europa ha una legge contro l’omosessualità. L’ultimo Paese in Europa ad avere una legge in tal senso è stato Cipro del Nord (riconosciuto solo dalla Turchia), ma l’ha poi abrogata nel gennaio del 2014.
Tuttavia, è bene ricordare che
- in Russia è stata emanata nel 2013 una legge anti “propaganda gay” che proibisce qualsiasi menzione positiva dell’omosessualità in presenza di minori, anche online;
in Lituania è stata varata una legge simile nel 2015 e sta valutando di adottarne un’altra che imporrebbe multe per qualsiasi esibizione pubblica che “sfidi i valori familiari tradizionali”.
A tal proposito:
- L’Ucraina fra il 2012 e il 2013 stava prendendo in considerazione di adottare delle leggi in tale direzione, ma al momento non ha proceduto in tal senso;
- la Moldavia, ha adottato una legge simile, per poi abrogarla nel 2013;
- La Bielorussia stava discutendo una legge simile all’inizio del 2016.
In Italia
Nel 2019 l’Arcigay ha documentato 187 casi di crimini di odio e discriminazioni ai danni di persone LGBTI, che segna un netto aumento rispetto ai 119 dell’anno precedente. In risposta a questa situazione, Arcigay ha lanciato una campagna appositamente su questo tema.
Lo scorso maggio sono stati pubblicati i risultati del primo sondaggio a livello europeo sulla discriminazione, basato sull’orientamento sessuale e identità di genere nello sport. Lo studio ha rilevato che il livello di omofobia e la transfobia nello sport sono superiori in Italia rispetto ala media degli altri paesi in Europa.
L’indagine Eurobarometro a cura della Commissione europea, pubblicata a settembre 2019, ha rilevato che in Italia solo il 68% delle persone, in materia di diritti di coppia, ritiene che le persone lesbiche, gay e bisessuali dovrebbero essere in situazione paritaria rispetto a quelle eterosessuali. La percentuale scende al 43% rispetto al riconoscimento legale dell’identità di genere per le persone trans e al 37% riguardo la possibilità un “terzo genere” sui documenti pubblici. Riguardo l’accettazione di persone Lgbti in politica o sul posto di lavoro, in Italia si sono dichiarati/e favorevoli favorevoli il 55% e il 62%. Un dato che mostra come l’Italia continui a essere al di sotto della media europea in termini di accettazione sociale delle persone LGBTI.
Michele Lipori
Redazione Confronti