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Fratellanza umana

by Fulvio Ferrario

di Fulvio Ferrario. Professore di Teologia sistematica e decano della Facoltà valdese di teologia di Roma.

A distanza di un anno dalla firma, da parte di papa Francesco e il grande imam di al-Azhar, del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune un comitato di composizione interreligiosa propone all’Onu di far diventare il 4 febbraio la Giornata mondiale della Fratellanza umana.

Me ne rendo conto: come si fa ad essere contro un documento sulla “fratellanza umana”? Si potrebbe forse osservare qualcosa sulla sorellanza e dunque sul linguaggio inclusivo, ma perdersi in simili dettagli di fronte a una Proclamazione di Valori universali sarebbe pedante. E però io qualche dubbio ce l’ho.

Di che cosa stiamo parlando? Bisogna partire da lontano: il 4 febbraio 2019 il pontefice romano e il grande imam di al-Azhar lanciano un Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. I firmatari si rivolgono a chi legge in nome di Dio e di molti valori, con i quali si identificano. Insieme ai progressi tecnici e scientifici, essi individuano un “deterioramento dell’etica” (non è detto rispetto a quale passato migliore il presente sia “deteriorato”), genericamente descritto come «indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità». La reazione patologica a questa situazione si esprime nell’“estremismo ateo”, ma anche nel “fondamentalismo religioso”, oltre che in altri fenomeni negativi. «Dichiariamo – fermamente – che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo» ecc.

Ciò è peraltro, nonostante la solennità dei dichiaranti, falso, a meno di definire “religione” solo ciò che ci appare pacifico e tollerante nel senso da noi inteso, il che, quanto a onestà intellettuale, non è un buon inizio. Si critica il «disprezzo della famiglia» e mi sembra giusto, se non fosse per il dubbio che mi assale quando certi personaggi parlano di questo tema: che cioè per rispettare un certo modello di famiglia sia necessario boicottare tutti gli altri.

Sia come sia: anche se il documento non appare una pietra miliare nel cammino della civiltà, pace e fraternità sono certamente meglio di guerra e odio. Innegabilmente, il testo fa proprie istanze altamente commendevoli, accanto ad altre sulle quali si dovrebbe discutere più a fondo. In ogni caso, non c’è nulla di male se il pontefice e il grande imam redigono documenti comuni. Chi li ritiene utili, se ne rallegrerà.

Diverso è però il caso se, come annunciava la stampa qualche mese fa, un Alto comitato, presieduto dal cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot (ma di composizione multireligiosa), propone all’Onu (!) l’adozione dell’anniversario del documento, il 4 febbraio, come Giornata mondiale della Fratellanza umana: il che significherebbe anche far proprio almeno lo spirito, ma forse anche la lettera, del testo stesso.

Il medesimo comitato ha indetto la Giornata universale di preghiera e digiuno contro il Coronavirus per il 14 maggio scorso, alla quale hanno aderito diversi organismi ecumenici internazionali e nazionali; e sicuramente non farà mancare ulteriori iniziative.

Ebbene, per quanto dirlo sia antipatico, non credo che questo tipo di pratiche faccia bene all’ecumenismo e, per quel che ne capisco, nemmeno al dialogo tra le religioni. Le ragioni sono di metodo e di merito.

Sul metodo: il dialogo non consiste nel fatto che due “Capi di Uomini buoni” si accordino su un testo per poi propinarlo agli altri. Non so se funzioni così in Vaticano e ad al-Azhar, ma non dovrebbe essere il caso negli ambienti che cercano faticosamente di imparare a praticare un confronto effettivo. Sul merito: personalmente sono allergico alle genericità religiose, trovo che non aiutino la credibilità di chi le diffonde, almeno nella società secolare. Su questo, però, chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Il punto è che insieme alle genericità, e nascoste sotto di esse, si fanno passare anche ideologie rispettabilissime, ma che non vorrei fossero adottate dall’Onu, per giunta senza consapevolezza né dibattito, ad esempio una determinata idea di famiglia.

Non mi scandalizza che grandi potenze religiose facciano lobby perché il loro punto di vista sia accettato come evidenza etica universale. Mi limito a segnalare il problema a chi, nelle diverse confessioni cristiane e religioni, ha a cuore un confronto franco e attento ad evitare sia i luoghi comuni, sia operazioni non sempre limpidissime nascoste sotto di essi; e anche a chi, di fronte a simili iniziative, ha, diciamo così, l’adesione facile.

[pubblicato su Confronti 06/2020]

Photo: © Flickr/Onu Brasil

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Fulvio Ferrario

Professore di Teologia sistematica e decano della Facoltà valdese di teologia di Roma

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