di Giovanna Mozzillo. Scrittrice
Dunque, ecco la domanda: la religione è, o non è, strumento di pace? Domanda a cui la risposta più vicina al vero credo sia questa: potrebbe esserlo, anzi, dovrebbe esserlo, ma in effetti non lo è, non lo è mai stata, e oggi continua a non esserlo. Perché è sempre successo che le “fedi” abbiano indotto i propri credenti al disprezzo, al rifiuto e alla condanna di chi non condivideva le loro certezze. E dalla condanna all’eliminazione fisica in ogni epoca il passo è stato breve. Sicché nel corso dei secoli la religione ha scatenato, o ha contribuito a scatenare, crociate, roghi, squartamenti, pogrom, pulizie etniche.
E non solo: perché, accanto ai tanti che son stati privati della vita da chi, nel pugnalare, nel premere il grilletto, nell’accendere il rogo, riteneva di rappresentare il braccio di Dio, innumerevoli sono anche gli esseri umani la cui dignità è stata, in nome della fede, offesa, mortificata, soffocata. Basti pensare alla sorte delle “adultere”: le adultere nell’Europa cristiana non più lapidate come in terra d’Israele ai tempi biblici, ma dai pulpiti additate al biasimo collettivo, a cui doveva far seguito l’emarginazione. O alle migliaia di omosessuali che, da noi fino a tempi relativamente recenti e ancor oggi in varie zone del mondo, per non venire incriminati, hanno dovuto, o devono, celare la loro identità, fingendosi diversi da quel che erano, e sono. O, tornando indietro nel tempo, ai “marrani” iberici, forzati a convertirsi per non morire. O a Galilei, costretto a sconfessare le sue scoperte. E insomma a tutti coloro che, rei di comportamenti o idee che non rientravano nei canoni consentiti, hanno pagato la propria irregolarità con l’umiliazione di dover rinnegare se stessi.
E a essersi macchiati di intolleranza non son stati solo i monoteismi mediterranei. Da anni in Birmania il buddismo massacra i Rohinja mussulmani e contro i mussulmani infierisce pure l’induismo che ha voltato le spalle al pacifismo di Gandhi e pratica la più spietata violenza anche nei confronti dei cristiani.
In conclusione, forse non si può dar torto a chi ha scritto che, con buona pace di Marx, la religione il cui compito dovrebbe essere difendere vita e giustizia, ha prodotto più morte e più ingiustizia di quante ne abbia determinato l’avidità di guadagno.
Perché tutto questo non avvenisse, sarebbe necessario che le religioni, rinunziando a quell’apparato di enunciazioni categoriche che autorizza la sopraffazione dell’altro, si limitassero ad asserire le verità che inducono alla solidarietà reciproca. Cioè. Uno: che, siccome l’universo è troppo perfetto per esser nato a caso, certamente esiste un’entità, a esso trascendente o immanente, che lo ha creato. E che questa entità dobbiamo venerarla e ringraziarla, perché, anche se tanti orrori ci angosciano, più numerosi sono gli incanti di cui ci consente di godere. Due: che nei riguardi dell’altro dobbiamo comportarci come vorremo che l’altro si comportasse con noi, e questo non in un’avvilente ottica mercantilistica, per scansare il castigo e avere il premio, ma perché l’altro è come noi creatura dotata di sensibilità e sentimenti e come noi partecipa del miracolo della vita. Tre: che tutto il resto è mistero, mistero che ogni popolo interpreta a suo modo, ma che resta insondabile, per cui a esso dobbiamo inchinarci, senza pretendere di imporre agli altri la nostra interpretazione.
Insomma, se il mondo procedesse nel modo giusto, sarebbe possibile individuare un nocciolo di verità condivise che tutti ci accomunerebbe. Ovviamente non è così, e le religioni son state condizionate da fattori incompatibili con l’autentica fratellanza. Limitando il discorso al cristianesimo, c’è da dire che, quando è divenuto religione di stato, il suo messaggio originario, che già in partenza risentiva della misoginia e della diffidenza per la corporeità insite nella tradizione biblica, è stato inquinato dalle esigenze del potere. Perché il potere essenzialmente vuole l’ordine, anche se con la giustizia l’ordine quasi mai va d’accordo. E la chiesa, alleandosi a esso, ha cooperato a costruire una società “ordinata”: con la donna sottomessa all’uomo, il povero sottoposto al ricco (della cui beneficenza avrebbe usufruito, ma a patto restasse reverente e obbediente), e il pensiero libero ammansito e redarguito, affinché non avanzasse idee e richieste da cui l’ordine rischiasse d’essere sconvolto. Inoltre, venendo vissuta come elemento fondante dell’identità nazionale, la fede ha finito per offrire sostegno al nazionalismo, e alibi alle fanfare di guerra.
Ora il momento è più che mai critico. Perché la democrazia langue (e senza democrazia non può esistere religiosità vera, perché solo la democrazia consente il pensiero autonomo e responsabilizzante che rifiuta di farsi passivo complice dell’iniquità imposta dall’alto) e la destra totalitaria, degna alleata del fondamentalismo, trionfa in una sempre più ampia parte del mondo: a fomentare il rifiuto del diverso e l’odio tra noi umani.
Giovanna Mozzillo
Scrittrice