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Settore privato e costruzione della pace

by Raul Caruso

di Raul Caruso. Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.

In presenza di grandi shock, in una prospettiva di medio e lungo termine, oltre al ruolo degli Stati, il settore privato è quello che è chiamato a costruire valore per le società in modo da sostenere lo sviluppo e disinnescare le spinte alla frammentazione e disgregazione violente delle comunità.

In presenza di grandi shock, come guerre, pandemie e terremoti noi tutti riconosciamo il ruolo dello Stato nell’affrontare le emergenze e le necessità di milioni di persone. Quando tali shock si manifestano e nei periodi immediatamente successivi non esistono alternative allo Stato. Le popolazioni si affidano ai Governi per la risoluzione dei conflitti e per affrontare le emergenze.

A volte tale fiducia è mal riposta in altri casi no, ma in ogni caso nel lungo termine lo Stato non può da solo garantire la stabilità della pace e il benessere sociale.

Invero, in una prospettiva di medio e lungo termine, oltre al ruolo degli Stati, il settore privato è quello che è chiamato a costruire valore per le società in modo da sostenere lo sviluppo e disinnescare le spinte alla frammentazione e disgregazione violente delle comunità.

In una prospettiva temporale più ampia, infatti, potremo dire che se gli Stati sono chiamati a scrivere le regole e fare da garanti in merito agli elementi costitutivi di una società, sono però i privati gli attori chiamati ad operare in tali quadri normativi generando un valore sociale duraturo e contribuendo se necessario alla riscrittura delle stesse regole.

Tra gli attori privati, le imprese in particolare rivestono un ruolo cruciale sebbene la creazione di valore sociale non sia però per queste un percorso automatico e consapevole. Le imprese tradizionalmente intese, infatti, hanno come obiettivo quello di creare profitti.

Generare profitti privati, tuttavia, non equivale a creare benefici sociali poiché l’utilità e il benessere sociali non derivano dalla semplice sommatoria di profitti privati. A questi, infatti, si associano sovente disutilità e diseconomie dal punto di vista collettivo. Il tema che ha reso evidente ciò è stato quello ambientale. Molte imprese che generano profitti sono nel contempo foriere di un impatto negativo sull’ambiente. In alcuni casi, questo può dirsi anche per altri
elementi essenziali di una società come il rispetto dei diritti umani, la giustizia sociale e la pace.

Il disallineamento tra valore sociale e profitti non è però un destino inevitabile per le imprese. Esse possono contribuire alla creazione di valore sociale associando nei propri statuti costituitivi all’obiettivo del profitto quello di un beneficio comune. Perché?

Alle imprese basta razionalmente essere consapevoli che esse vivono, lavorano e crescono in territori e che il benessere, ampiamente definito, di un territorio può considerarsi un asset per esse. Nel momento in cui imprese contribuiscono al bene comune di un territorio, pertanto, non fanno altro che arricchire il capitale umano e sociale futuro della propria impresa seppur in maniera indiretta e differita nel tempo.

In questo senso, esiste un legame virtuoso tra profitti, beneficio comune e sopravvivenza dell’impresa nel tempo. Un’impresa con un esplicito scopo duale non è, però, ancora adesso comunemente normata negli ordinamenti.

Negli Usa alcuni anni fa e, solo in alcuni stati, sono state introdotte le benefit corporation, ma il primo Stato sovrano a introdurre una normativa specifica è stata l’Italia con la normativa sulla società benefit nel 2016, seguita dalla Colombia nel 2018 con la legge sulle Sociedades de Beneficio e Interés Colectivo (Bic).

Il caso della Colombia è particolarmente interessante ed esemplifica più chiaramente quanto detto finora. Come è noto, una tra le cause principali del conflitto civile che ha caratterizzato la Colombia fino agli accordi di pace con le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo) nel 2016 è la profonda disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e gli elevati livelli di povertà di una grande parte della popolazione.

La legge costitutiva delle Sociedades Bic indica tra gli obiettivi di queste il benessere dei lavoratori, l’equità sociale e la protezione dell’ambiente. Il Presidente colombiano alla fine del 2019 ha dichiarato che «[…]Queste sono le imprese che aiutano anche a costruire la pace nei nostri territori[…]».

In altre parole, in Colombia è stato riconosciuto espressamente a imprese private un ruolo nel cambiamento e avanzamento della società e nella costruzione della pace.

La nascita delle società benefit in Italia e delle Sociedades Bic in Colombia non è che il primo passo di un necessario cambiamento dell’interpretazione del ruolo dell’impresa nello sviluppo di
una società, ma soprattutto nella costruzione di una pace sociale duratura.

[pubblicato su Confronti 07-08/2020]

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Raul Caruso

Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.

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