di Michele Lipori. Redazione Confronti.
Con il termine islamofobia si intende l’ostilità, la paura o l’odio verso l’Islam, i musulmani e la cultura islamica in maniera pregiudiziale, e di conseguenza la discriminazione più o meno attiva nei confronti di gruppi o individui riconducibili all’islam. L’islamofobia così definita fa parte dei cosiddetti hate crime e si manifesta attraverso atteggiamenti e comportamenti individuali, ma anche a livello istituzionale.
Gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e quelli che si sono succeduti a Londra (2005), Parigi (2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018), Bruxelles (2014, 2016, 2017, 2018) e Barcellona (2017) hanno modificato drasticamente, in negativo, l’opinione pubblica nei confronti dell’islam e dei musulmani. Molti media hanno diffuso notizie basandosi su stereotipi che di fatto stigmatizzano le popolazioni musulmane sulla base dell’operato di gruppi terroristici, influenzando di fatto l’opinione pubblica.
A proposito dell’arbitrarietà dell’uso delle parole, interessante il dato rilevato dall’associazione “Carta di Roma” per cui degli atti di violenza illegittima al fine di incutere terrore in una comunità, nei giornali vengano più difficilmente definiti “terroristici” se a perpetrarli sono persone che rientrano nelle stereotipo dell’“occidentale”.
La popolazione musulmana in Europa
Secondo il Pew Research Center, la popolazione musulmana in Europa (intesa come unità geografica, Turchia esclusa) nel 1990 era composta da circa 30 milioni di persone, diventate poi 44 milioni nel 2010 e si stima che possa raggiungere quota 58 milioni entro il 2030. In percentuale rispetto alla popolazione totale, si è passati dal 4,1% del 1990 al 6% del 2020 per arrivare all’8% nel 2030. Per quanto riguarda l’Unione europea, nel 2010 si contavano circa 19 milioni di musulmani, pari a circa il 3,8% della popolazione totale.
A fronte di questi numeri, come rileva un sondaggio dell’istituto di ricerca britannico Ipsos MORI, la maggioranza dell persone (in Europa e non solo) ha una percezione errata (proiettata in eccesso) della percentuale di musulmani che vive nel proprio Paese.
Migrazione
In uno studio del Pew Research Center del 2017 viene rilevato come tra la metà del 2010 e la metà del 2016, la migrazione sia stato il principale pull-factor dell’incremento della popolazione musulmana in Europa. Sono circa 2,5 milioni i musulmani (soprattutto dalla Siria e da altri paesi a maggioranza musulmana interessati da conflitti) che venuti in Europa per motivi diversi dall’occupazione e dall’istruzione. Lo studio rileva anche che in questo lasso di tempo sono oltre 1,3 milioni di musulmani ad aver ricevuto (o in attesa di ricevere) lo status di rifugiato, che consente loro di rimanere in Europa.
Intolleranza
Nel Rapporto annuale 2019 della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (che già nel 2000, esprimeva preoccupazione riguardo il pericolo dell’islamofobia attraverso la “Raccomandazione n° 5) si legge che «L’Europa si trova di fronte a una terribile realtà: i reati generati dall’odio antisemita e anti-musulmano, nonché altre forme di odio razziale si moltiplicano a un ritmo allarmante».
In particolare, dice il Rapporto, in molti Stati membri il nazionalismo xenofobo continua ad esprimersi in senso islamofobico, spesso raffigurando l’islam come una religione “straniera”, in contrasto con la cultura e gli elementi che costituiscono l’identità nazionale. Questa retorica è spesso solo il primo passo verso l’esclusione di e discriminazione nei confronti dei musulmani, che si pone in netto contrasto con l’universalità dei diritti umani di cui l’Eu si fa garante. Essa contribuisce anche a rendere particolarmente vulnerabili i musulmani che portano segni visibili della loro religione. Il discorso di odio, diventa, così, incitamento all’odio e infine violenza. La discriminazione intersezionale, inoltre, non fa che peggiorare le cose per le minoranze nelle minoranze come, ad esempio, i musulmani neri o le donne musulmane.
In quest’ottica l’islam è “di per sé” una minaccia intrinseca alla cultura (non solo religiosa) e allo stile di vita europeo e dunque il mito dell’“invasione islamica” e della conseguente “islamizzazione” dell’Europa è stato cavalcato da molti partiti che si riconoscono nel discorso xenofobo.
Indovina chi viene a cena? Se il familiare è musulmano
Secondo uno studio del Pew Research Center del 2019, la stragrande maggioranza delle persone, sia in 15 paesi dell’Europa occidentale sia negli Stati Uniti afferma che sarebbe disposta ad accettare musulmani come vicini di casa. Le cose cambiano su entrambe le sponde dell’Atlantico, in negativo, rispetto all’eventualità di accettare un/a musulmano/a come membro della famiglia. In entrambe le prospettive, l’Italia è fanalino di coda.
Nel dossier Islamophobia in Italia. Rapporto nazionale 2018 rilasciato dalla Fondazione SETA lo scorso aprile, si rileva che «il clima xenofobo e anti-Islam alimentato dai tradizionali attori politici della destra, Lega Nord e Fratelli d’Italia, dei movimenti di estrema destra (Casa Pound a Forza Nuova) e dai settori più conservatori dei mass-media, come ad esempio Il Giornale, ha avuto effetti molto negativi a livello sociale legittimando comportamenti di stampo razzista. Si sono accresciuti sia al Nord che al Sud gli attacchi fisici e verbali nei confronti dei migranti, richiedenti asilo, rifugiati e cittadini musulmani fino ad arrivare ad eventi drammatici».
Inoltre, secondo uno studio dell’Ong Vox Diritti del 2019 in Italia l’islamofobia si conferma in pole position nella classifica dell’odio online. A fomentarla sono soprattutto eventi internazionali (attentati) e la conseguente narrazione che certa politica da di tali eventi.
L’analisi effettuata su 6.544.637 di tweet, mostra un aumento annuale di 4,48 punti percentuale dei tweet di odio (32,45% nel 2017 e 36,93% nel 2018). In questo contesto è significativa la crescita dell’odio contro i musulmani: nel 2016 si contavano 22.435 tweet islamofobici, diventati 64.934 nel periodo 2017/2018.
A proposito, di politica, la ricerca dal titolo Barometro dell’odio 2019 di Amnesty International è interamente dedicata alle Elezioni europee 2019 nella quale sono stati monitorato i discorsi di odio presenti nei profili sociali (Facebook e Twitter) dei candidati nell’ultima campagna elettorale in Italia. I partiti che si sono maggiormente esposti in dichiarazioni di odio sono stati Lega Nord (51% delle dichiarazioni), e Fratelli d’Italia (27%). La migrazione è stata menzionata nel 91% dei casi raccolti, mentre il discorso legato specificamente all’islamofobia si è attestato all’11%. Parlando solo di hate speech, i musulmani sono la categoria più presa di mira con un’incidenza del 19%, poi vengono migranti e rifugiati con il 15,5% e donne con l’8%
Rispetto al quadro rilevato nel 2018, si è consolidata la diffidenza nei confronti delle minoranze religiose e in particolare dell’islam, religione sempre più associata al ‘‘terrorismo”. All’islamofobia presente nei discorsi di certa destra si associa anche la paura proveniente da altri settori della politica, in cui l’islam è visto come possibile ostacolo alle istanze progressive dei movimenti femministi e LGBTI.
La ricerca Work Force in Europe 2018 dell’azienda per le risorse umane Adp ha evidenziato che l’Italia ha il più alto tasso in Europa di lavoratori discriminati su varie basi (il 42%, mentre la media europea è del 34%), mentre il 4% del campione italiano (1.300 intervistati) ha dichiarato di essere discriminato a causa della sua religione (principalmente la religione islamica).
[pubblicato su WE n.2 – Islamophobia – 24/05/2020]
Michele Lipori
Redazione Confronti