di Giovanni Fava (Medico universitario, Bologna) e Nicoletta Sonino (Medico universitario, Padova)
Continuiamo a riportare commenti su Maddalena e le altre, una riflessione della Comunità di base di san Paolo in Roma che “riscoprendo” il ruolo affidato da Gesù alla Maddalena, porta a scuotere dalle fondamenta lo status quo e le motivazioni – estranee agli Evangeli – con cui le gerarchie ecclesiastiche continuano ad escludere le donne dai ministeri.
La recente pubblicazione del volume Maddalena e le altre. La Chiesa, le donne, i ministeri nel vissuto di una storia da parte della Comunità cristiana di base di San Paolo [il testo può essere richiesto a Confronti] costituisce, secondo noi due, un importante evento che non dovrebbe, per diversi motivi, passare inosservato.
Innanzitutto permette di rendersi conto che gli scritti neotestamentari, invocati dalle gerarchie ecclesiastiche (anche da papa Francesco) per perpetuare l’esclusività maschile del sacerdozio ministeriale, raccontano in realtà una storia completamente diversa. Viene chiarito come il compito di annunciare la resurrezione, rovesciando totalmente l’atteggiamento di svalutazione della donna nella società del tempo, sia stato dato da Gesù per prima a Maria Maddalena, e quindi ad una donna. Le donne poi hanno continuato a svolgere un ruolo importante nelle comunità cristiane dei primi secoli. Ma il movimento rivoluzionario che Gesù aveva messo in moto, è stato in seguito riassorbito in un sistema di potere religioso patriarcale, che ha fornito «un avallo “sacro” all’obbligo della sottomissione, dell’umiltà, del sacrificio e della sofferenza delle donne” (p. 26).
Ma la seconda parte del libro, quella relativa all’esperienza della Comunità cristiana di san Paolo, animata da Giovanni Franzoni, fa ancora più paura ai difensori dello status quo. Essa, infatti, offre un concreto esempio che una Chiesa altra è possibile: in quella Cdb le donne “spezzano il pane” da oltre quarant’anni. Una prassi impensabile per le gerarchie. Resta da vedere chi sia l’eretico e chi sia in linea con il messaggio evangelico.
Il ruolo di sottomissione della donna (ben rappresentato dal titolo del terzo capitolo: “Benedetta la presenza femminile, purché non insidii il potere maschile”) è stato radicato nella cultura ricevuta anche in coloro che si sono allontanati dalla pratica cattolica. Per fortuna, però, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso c’è stata una crescita progressiva del movimento delle donne nella società civile e importanti obbiettivi, anche se ancora limitati, sono stati raggiunti. È strano tuttavia che tra le battaglie del movimento (salute, lavoro, ecc.) il ruolo delle donne nella Chiesa sia stato solo marginalmente incluso.
Abbiamo ascoltato di recente un vescovo, conosciuto per una certa apertura, che era stato invitato a parlare sulla Chiesa come comunità nell’ambito della struttura delle città. A una anziana signora che si lamentava del fatto che la sua parrocchia di fatto non esistesse più perché il parroco doveva dividersi con altre parrocchie, il vescovo rispondeva con tono manageriale: questa è una realtà che sarà sempre più frequente; sempre meno uomini vorranno fare i preti; molte funzioni religiose sono scarsamente frequentate e possono essere “razionalizzate”.
Il vescovo/funzionario è perfettamente consapevole del declino e della prossima caduta dell’ “impero romano”. Non riesce però a vedere che il declino non è inevitabile. Purché la Chiesa romana accetti di cambiare profondissimamente. Come bene prospetta Maddalena, la Chiesa deve (dovrebbe) «finalmente calare il ponte levatoio che la rinchiude e la difende, per aprirsi alle novità che lo Spirito ispira» (p. 6). La parità tra uomini e donne è parte di questa apertura.
C’è da dire che la stimolante esperienza della Cdb di San Paolo (come quella delle altre comunità di base che conosciamo) è cresciuta in ambiente privilegiato e protetto. Un difficile impegno sarà riuscire a introdurre le acquisizioni di questa ricerca nella rigida prassi della comunità cristiana in senso lato (parrocchie, ambienti religiosi cattolici), dove ogni cambiamento, anche piccolo, spesso viene visto con sospetto.
Per questo è importante che la testimonianza riportata in Maddalena e le altre sia diffusa il più possibile, attraverso un lavoro capillare anche tra preti e vescovi, dove ci siano sensibilità che ne raccolgano i preziosi frutti. Come scrive Ortensio da Spinetoli, il grande teologo che ci incoraggia a liberarci da “inutili fardelli” e ci supporta nel percorso verso il cambiamento che vogliamo: «La gerarchia continua a parlare come ha sempre fatto, ma sono sempre meno quelli che si lasciano convincere, meno ancora intimidire dai suoi richiami ed anatemi» (La prepotenza delle religioni, Chiarelettere 2020).
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