Liliana Segre lascia ai giovani di Rondine il testimone della memoria. Intervista a Franco Vaccari - Confronti
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Liliana Segre lascia ai giovani di Rondine il testimone della memoria. Intervista a Franco Vaccari

by Franco Vaccari

di Franco Vaccari, presidente di Rondine Cittadella della Pace

(Intervista a cura di Michele Lipori)

Dopo la recente conferma dell’intenzione di interrompere la sua attività di testimone la Senatrice a vita Liliana Segre rinnova la volontà di un ultimo incontro con i giovani di  Rondine Cittadella della Pace di Arezzo per consegnare loro il testimone della memoria.

L’iniziativa è stata realizzata dal “Comitato Promotore dell’evento pubblico per Liliana Segre” − che vede Rondine Cittadella della Pace capofila − assieme a Fondazione CR Firenze (partner di progetto) e che raccoglie soggetti pubblici e privati, enti e istituzioni − costituitosi per promuovere la memoria della Senatrice a vita e trasformarla in un bene comune a disposizione dell’umanità e della ripartenza dell’Italia.

Ne abbiamo parlato con Franco Vaccari, presidente di Rondine Cittadella della Pace.

La senatrice Liliana Segre ha scelto Rondine per fare la sua ultima testimonianza pubblica alle scuole italiane e ai giovani del mondo. Qual è il motivo di questa scelta? E in che modo le giovani generazioni possono farsi portatrici del suo messaggio?

Con la senatrice Segre siamo amici da ventisei anni e quando ho iniziato il mio cammino con Rondine è stata una delle prime a sostenere l’idea che era alla base. Successivamente la sua storia si è intrecciata sempre più con quella di Rondine e con gli studenti e le studentesse. È venuta più volte a dare la sua testimonianza di speranza e i ragazzi e le ragazze hanno sempre accolto con grande forza e con grande gioia questo passaggio. Credo che la Segre abbia scelto Rondine perché lavoriamo per una scuola che educhi alla dissoluzione dell’odio, perché l’odio non nasca mai, perché si prevenga ogni forma di odio. I giovani raccoglieranno la testimonianza e il testimone di Liliana impegnandosi nella propria vita. Spesso le “grandi imprese” risultano deludenti, invece ciascuno di noi – nel suo piccolo – può fare un passo. Credo che il modo migliore per onorare il testimone che Liliana lascia ai giovani, sia quello di non rimanere indifferenti a ciò che ci sta intorno, di non “tirare dritto” ma restare sempre vigili, perché ogni giorno della nostra vita possiamo fare quel piccolo passo in più che è fondamentale per dare una svolta alla propria vita e, di conseguenza, alla vita civile. 

Credo che il modo migliore per onorare il testimone che Liliana lascia ai giovani, sia quello di non rimanere indifferenti a ciò che ci sta intorno, di non “tirare dritto” ma restare sempre vigili, perché ogni giorno della nostra vita possiamo fare quel piccolo passo in più che è fondamentale per dare una svolta alla propria vita e, di conseguenza, alla vita civile.

In una società sempre più polarizzata, Rondine va in controtendenza e avvicina i poli estremi nella convinzione che possano convivere e essere strumenti di pace, qual è la sua “visione”?

È vero, viviamo in una società polarizzata, caratterizzata da alcuni elementi come l’accelerazione, la complessità e la conflittualità. La crisi globale del nostro tempo attraversa tutto, ma in particolar modo le nostre relazioni, quelle quotidiane, nelle nostre case, nelle famiglie, nella scuola e nei posti di lavoro. Le relazioni sociali, civili, politiche sono tutte attraversate da questa conflittualità. Per questo credo che Rondine abbia la possibilità di mettere al servizio di chi l’accoglierà un metodo nuovo di trasformazione dei conflitti, che mostra come il conflitto sia una “situazione di rischio” da cui può scaturire il male ma anche il bene. Se non conosciuto, gestito e orientato, il conflitto genera dolore, rabbia, e alla fine odio. Se invece il conflitto viene gestito bene può portare addirittura nuovo sviluppo, vera novità nelle relazioni e nella vita pubblica. 

La crisi globale del nostro tempo attraversa tutto, ma in particolar modo le nostre relazioni, quelle quotidiane, nelle nostre case, nelle famiglie, nella scuola e nei posti di lavoro. Le relazioni sociali, civili, politiche sono tutte attraversate da questa conflittualità.

Con la campagna “Leaders for Peace” Rondine arriva alla sede delle Nazioni unite a New York. In che modo i giovani possono avere un ruolo nella società e nella politica per una  trasformazione creativa dei conflitti? Attraverso la campagna è stato richiesto, ai governi di tutto il mondo, un impegno concreto: investire sui giovani leader e, nell’anno in cui si registra il record di spese militari,  disinvestire sul mercato delle armi. Qual è stata la risposta al questo appello?

Sì, la campagna “Leaders for peace” sta andando avanti nonostante il Coronavirus, che ha rallentato moltissimo la possibilità di sviluppare quell’intreccio di relazioni internazionali che è fondamentale per la sua buona riuscita. Stiamo raccogliendo manifestazioni di simpatia e adesioni da parte di organismi della società civile e di singoli Stati, e questo è un grande motivo di incoraggiamento per i giovani che stanno lavorando, impegnati per coinvolgere le istituzioni e i governi dei Paesi da cui provengono. La scuola di Rondine insegna che ogni cittadino è un interlocutore delle istituzioni, e ha la possibilità e il dovere di chieder loro conto delle loro parole e azioni. E i giovani di Rondine, impegnati in prima persona a rendere possibile quel cambiamento di mentalità che trasforma l’ inimicizia nel suo contrario – l’amicizia e la collaborazione – chiedono conto delle parole in favore della pace pronunciate dalle istituzioni affinché esse siano accompagnate anche da gesti concreti di pace. La scelta di trasformare una parte, per quanto simbolica, dei bilanci riservati alla difesa in una borsa di studio per un leader di pace è un piccolo segno – tuttavia possibile e concreto – che può dare valore alle parole di pace che le istituzioni spendono. 

La scuola di Rondine insegna che ogni cittadino è un interlocutore delle istituzioni, e ha la possibilità e il dovere di chieder loro conto delle loro parole e azioni.

L’amicizia e la comunione d’intenti con la senatrice Liliana Segre inizia nel 1994 a Camaldoli in occasione della settimana ebraico-cristiana. In che modo, secondo lei, il dialogo interreligioso può orientare le scelte delle nazioni?

Siamo all’indomani dell’uscita dell’Enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, che è l’ultimo grande dono di questo papa, assolutamente in continuità con la sua dichiarazione sulla fratellanza umana. È chiaro che collegandosi a questa grande dichiarazione sulla fratellanza universale ormai papa Francesco è riconosciuto da tutte le religioni come un leader di riferimento e segna la strada che già tanti profeti avevano annunciato, secondo cui le religioni hanno un compito unico nel promuovere una fraternità universale. Ci sono stati san Francesco e fratel Charles de Foucauld, ma anche santi laici e non unicamente cristiani, che ci hanno ricordato che le religioni devono dare un messaggio di unità del genere umano, tenendo conto delle differenze che vanno accolte e promosse, e che non portano alle lacerazioni e incomprensioni, ma a un’unità.

Franco Vaccari

Franco Vaccari

Presidente di Rondine Cittadella della Pace

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