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La Polonia scende in piazza per il diritto all’aborto

di Justyna Salamonska

di Justyna Salamonska. Sociologa. Professoressa associata al Centro di Ricerca per le Migrazioni dell'Università di Varsavia

[intervista a cura di Alessia Passarelli]

Le immagini dello sciopero e delle manifestazioni a seguito delle modifiche sulla già molto restrittiva legge sull’aborto, sono impressionanti. Cosa sta succedendo in Polonia? Chi sta organizzando le proteste e come?

La Polonia ha una delle leggi sull’aborto più restrittive in tutta Europa. Il cosiddetto “compromesso sull’aborto” del 1993 permetteva l’interruzione di gravidanza in caso di stupro, incesto, pericolo per la salute o la vita della madre e la malformazione del feto. Nel 2016 è stata proposta una stretta ulteriore alla legge sull’aborto ma dopo le proteste di massa delle donne del Black Monday, il governo ha deciso di non andare avanti con il suo proposito.

Tuttavia, appare chiaro che tale proposito non sia stato abbandonato, ma solo rinviato. Il 22 ottobre 2020 la Corte costituzionale polacca ha stabilito che l’aborto è incostituzionale anche nel caso in cui il feto abbia malformazioni gravi e irreversibili. Secondo le statistiche ufficiali, dei più di 1000 aborti legali effettuati in Polonia nel 2019, circa il 98% è stato eseguito a causa di malformazioni al feto, quindi la sentenza vieta, di fatto, quasi completamente l’aborto in tutto il Paese.

Il 22 ottobre 2020 la Corte costituzionale polacca ha stabilito che l’aborto è incostituzionale anche nel caso in cui il feto abbia malformazioni gravi e irreversibili.

Secondo recenti sondaggi, l’opinione pubblica in Polonia è in gran parte contraria alla sentenza della Corte costituzionale, con una maggioranza che è, invece, favorevole alla possibilità di abortire in quei casi previsti dal “compromesso sull’aborto”. La sentenza della Corte costituzionale dello scorso ottobre ha scatenato manifestazioni di protesta iniziate a Varsavia la sera stessa della sentenza che si sono tenute, durante la notte, prima davanti alla sede del Tribunale e poi davanti alla residenza di Jarosław Kaczynski, leader del partito di governo Diritto e Giustizia nonché una delle figure più influenti nella politica polacca. La domenica seguente alla sentenza della Corte costituzionale i manifestanti hanno interrotto le messe e compiuto atti di vandalismo in alcune chiese, ma nei giorni seguenti le proteste si sono concentrate intorno agli uffici del partito di governo e sono stati creati blocchi stradali in tutto il Paese.

Le proteste prolungate, con migliaia di persone che si sono riversate nelle strade, possono essere annoverate tra le più grandi manifestazioni di massa nella storia della Polonia dal 1989 ad oggi. Sia le proteste del 2016 che quelle attuali sono state guidate dal movimento popolare delle donne.

Le proteste prolungate, con migliaia di persone che si sono riversate nelle strade, possono essere annoverate tra le più grandi manifestazioni di massa nella storia della Polonia dal 1989 ad oggi.

Oltre alle proteste nelle strade, i social media hanno giocato un ruolo fondamentale come strumento di organizzazione delle proteste e di diffusione di forme di protesta “digitale”. Molte celebrità e influencer sui social – soprattutto donne – hanno preso posizione e supportato la causa della libera scelta delle donne e delle proteste.

La lobby cattolica sembra essere molto forte. Cosa può dirci, invece, delle altre denominazioni cristiane? Offrono visioni differenti oppure si presentano come un fronte compatto?

La sentenza è stata vista come un inchino al potere della Chiesa cattolica che ha supportato il governo in carica. E infatti diverse frange della Chiesa l’hanno accolta positivamente. La Conferenza episcopale polacca, ad esempio, ha ufficialmente approvato la decisione del Tribunale.

Questa è stata la tendenza dominante, anche se ci sono state voci discordanti. Fra queste, quella di una rivista quadrimestrale cattolica che ha pubblicato “un appello per i sacerdoti” in cui, fra le altre cose, venivano condannati i peccati della Chiesa e si invitava a non usare la religione per scopi politici. Un altro esempio è quello della Chiesa luterana di Breslavia che ha sostenuto la libera scelta delle donne.

La Polonia è un Paese a maggioranza cattolica, caratterizzato – in controtendenza rispetto ad altri Stati cattolici – dall’incremento del numero dei battezzati. La spinta delle manifestazioni può essere il segnale di una secolarizzazione che si sta radicando nel Paese?

La Polonia a livello internazionale è riconosciuto, in parte a ragione, come un Paese in cui il cattolicesimo è molto radicato proprio a causa del fatto che la maggioranza della popolazione è battezzata e – a differenza di altri Paesi europei – un numero elevato di persone frequenta regolarmente la chiesa.  Storicamente la Chiesa cattolica ha giocato un ruolo importante nella società polacca e, anche  grazie a una figura di spicco come Giovanni Paolo II, la religione ha rappresentato uno spazio di resistenza nel periodo comunista.

È anche importante ricordare che la Chiesa cattolica attualmente sta anche affrontando dei gravi casi di pedofilia con accuse che gravano pesantemente su quei vescovi che hanno tentato di tenerli nascosti. Quello che davvero manca nel nuovo contesto socio-economico di un Paese post-socialista è una discussione più ampia sul posto che la Chiesa occupa in Polonia, in particolare in relazione alla separazione tra Chiesa e Stato (alla quale si sono appellati alcuni manifestanti). Quali sono le tendenze della religiosità in Polonia? Parlando delle tendenze della religiosità in Polonia, i dati sono abbastanza preoccupanti per la Chiesa, soprattutto a causa di nette differenze intergenerazionali. Secondo il Pew Research Center, tra le nazioni prese in esame la Polonia ha il divario più grande tra i giovani e la frangia della popolazione in età più avanzata, con i giovani che definiscono la religione meno importante per loro rispetto alle persone più anziane.

È evidente che i giovani abbiano un rapporto diverso con la religiosità rispetto alle generazioni precedenti che hanno vissuto il periodo post-socialista. Alcuni ricercatori affermano tuttavia che non sono le tendenze di secolarizzazione a spiegare la religiosità dei giovani in Polonia. Sarebbe invece il contesto locale polacco con la tendenza conservatrice della Chiesa, che ha influenzato la vita pubblica dal 1989 ad oggi, a spiegare perché i giovani oggi sono sempre più critici e diffidenti verso le istituzioni della Chiesa cattolica.

C’è una correlazione tra le modifiche della legge sull’aborto e una politica molto conservatrice sulle politiche migratorie?

Il partito di governo Diritto e Giustizia ha spostato la politica polacca sempre più verso destra e questo in diversi ambiti. Alcuni dei casi che sono balzati agli occhi dei concittadini europei sono i diritti umani, inclusi i diritti riproduttivi delle donne, quelli delle persone Lgbti, e le politiche sull’immigrazione.

Il partito di governo Diritto e Giustizia ha spostato la politica polacca sempre più verso destra e questo in diversi ambiti. Alcuni dei casi che sono balzati agli occhi dei concittadini europei sono i diritti umani, inclusi i diritti riproduttivi delle donne, quelli delle persone Lgbti, e le politiche sull’immigrazione.

La Polonia negli ultimi mesi ha lasciato spazio alla retorica anti-Lgbti (alimentata dai membri di spicco del partito al governo) e ha visto l’aumento di episodi di violenza dettati dall’odio. Sempre negli ultimi mesi si è assistito a proteste da parte dei gruppi per i diritti Lgbti e appelli a tutto il mondo per fermare la discriminazione contro la comunità Lgbti. In Polonia il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le unioni civili sono illegali. Coppie di persone dello stesso sesso non possono adottare bambini.

Per quanto riguarda le politiche relative all’immigrazione, le posizioni del governo su questi temi sono alimentate da un senso di minaccia verso i “valori cristiani”. Non a caso la Polonia è stato probabilmente l’unico Paese in cui la coalizione ora al governo ha vinto dipingendo i rifugiati come una minaccia, anche se non esiste alcun flusso migratorio verso la Polonia determinato dalla cosiddetta “crisi dei migranti” o “dei rifugiati” innescatasi a partire dalla metà del 2010.

Tuttavia l’aspetto più grave delle azioni del governo negli ultimi anni è il deterioramento dello stato di diritto in Polonia. La sentenza sul divieto di aborto in caso di malformazione del feto della fine di ottobre è stata possibile grazie alla connivenza di giudici introdotti in modo illecito all’interno della stessa Corte costituzionale proprio perché ci si aspettava che sarebbero stati in linea con i leader del partito al governo. Lo smantellamento del sistema giudiziario è stato accompagnato dalla completa acquisizione dei media pubblici, che ora sono uno strumento di propaganda paragonabile alla TV di stato nel periodo comunista.

Il Parlamento europeo a settembre 2020 ha condannato la Polonia per aver infranto lo stato di diritto nella discriminazione delle comunità Lgbti.

Questi meccanismi non sono passati inosservati fuori dalla Polonia. Il Parlamento europeo a settembre 2020 ha condannato la Polonia per aver infranto lo stato di diritto nella discriminazione delle comunità Lgbti. Inoltre, l’Ue ha recentemente raggiunto un accordo che vincola l’accesso ai finanziamenti dell’Ue allo rispetto dello Stato di diritto. In risposta a ciò Polonia e Ungheria si sono opposte alla ratifica del bilancio settennale dell’Ue e del piano di ripresa (il Recovery plan) dal Coronavirus, nonostante il fatto che  i due Paesi figurino tra i principali beneficiari del piano.

In Polonia circolano voci secondo cui la legge sull’aborto sia stata emanata proprio in questo momento per coprire la negligenza dell’attuale governo nella gestione della pandemia (ad oggi la Polonia è uno dei Paesi con il maggior numero di nuovi casi di Covid-19 al giorno con un sistema sanitario sottofinanziato e sull’orlo del collasso). Il governo in questo caso ha sottovalutato l’opinione pubblica non prevedendo proteste di tale portata. Secondo i recenti sondaggi il partito di governo ha perso molto del supporto che aveva da parte dei cittadini, ma è ancora da vedere quale sarà lo sviluppo delle proteste, considerato l’aumentare dei casi di Covid-19 e l’inasprirsi della crisi economica derivata dalla pandemia in atto.

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Justyna Salamonska

Sociologa. Professoressa associata al Centro di Ricerca per le Migrazioni dell'Università di Varsavia

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