di Ludovico Basili. Ecologista
Da oltre un anno centinaia di attivisti per l’ambiente stanno occupando il Dannenröder Forst, una foresta di ventisette ettari vecchia oltre trecento anni. Lo Stato federale tedesco ha deciso di abbatterla per l’avanzamento dei lavori dell’autostrada A49, un progetto infrastrutturale nato alla fine degli anni Sessanta con l’obiettivo di connettere la città di Gießen a quella di Kassel.
Il primo ottobre il Governo federale ha reso noto l’inizio dello sgombero degli occupanti incaricando il Land Hessen, a guida Cdu e Verdi, di procedere «in via definitiva» con le operazioni di asfaltatura, non prevedendo di trovare l’opposizione di oltre cinquemila persone che il quattro ottobre scorso si sono mosse a difesa della foresta. Da oltre quarant’anni la comunità locale al grido di «Ihr zerstört unsere Heimat» («State distruggendo la nostra casa») difende foresta.
Il sostegno della popolazione locale è stato, ed è, fondamentale per le centinaia di occupanti che ogni giorno ricevono piatti caldi, aiuti economici per l’acquisto dei materiali utili alla costruzione delle case, delle altre strutture e per tutte le necessità.
Grazie a questa cooperazione i Baumbesetzer (“gli occupanti degli alberi”) hanno costruito case di legno su alberi alti quindici metri, treppiedi di due metri e mezzo dove siedono persone di guardia o tappeti pensili legati da una corda attaccata ai due estremi degli alberi: strutture in grado di rallentare moltissimo le operazioni di sgombero.
Dall’11 novembre, sotto la pressione delle autorità locali, la situazione ha vissuto una escalation senza precedenti. La domenica successiva è stata tagliata la corda di sicurezza con cui un occupante si teneva appeso, per difendere un albero dalle scavatrici. Caduto al suolo da un’altezza di quattro/cinque metri, è rimasto in pericolo di vita per qualche giorno. L’agente di polizia responsabile del taglio è sotto indagine. Dopo l’accaduto le proteste della popolazione si sono estese a Wiesbaden, capitale del Land Hassen, davanti alla sede dei Verdi e sulla strada nazionale 62 con un corteo pacifico che ha bloccato il collegamento tra Niederrhein e Lehrbach.
Ad oggi circa centotrenta tra i difensori del Dannenröder Forst, sono stati arrestati, tra questi Carola Rakete che ha dichiarato: «siamo qui perché le emissioni di CO2 sono in aumento da trent’anni e perché tutte le petizioni internazionali sono inutili. Ci vuole la disobbedienza civile per creare i cambiamenti. Le leggi si devono adattare ai nuovi limiti imposti dal pianeta stesso, non si può partire da ciò che sembra politicamente possibile. Tutte le proposte della politica non fanno altro che muoversi all’interno della stessa logica di sistema. L’uomo pretende di costruire un sistema come se potesse muoversi in avanti all’infinito, quando in realtà la Terra segue una logica circolare muovendosi in un sistema finito: abbiamo un solo pianeta sferico e non infinito. Finché gli stati si porranno domande all’interno del sistema esistente, continueranno a darsi risposte sbagliate».
Ciò che più preme al governo tedesco in questo momento è di evitare che si ripetano i fatti di Hambach, dove nel gennaio 2020 attivisti e comunità locali sono riusciti a fermare il disboscamento del Hambacher Forst dopo otto anni di lotte e occupazione. È stata una vittoria della società civile su Rwe, uno dei giganti energetici tedeschi, che voleva utilizzare la superficie disboscata per l’estrazione di carbon fossile.
Occupare e difendere la foresta è un atto di resistenza che sa immaginare e praticare uno stile di vita, come dimostra la scelta di Clumsy, uno degli storici attivisti, che da otto anni vive nella foresta e che, nonostante la vittoria, ha deciso di restare per viverci assieme a centinaia di altre persone. Questo momento è stato un nuovo punto di svolta per l’ambientalismo e ha dato impulso alle occupazioni di altre foreste nonché al movimento dei Friday For Future.
Ph. © Leonhard Lenz, CC0, via Wikimedia Commons
Ludovico Basili
Ecologista