di Goffredo Fofi. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini.
Ho abitato a lungo a Napoli, in particolare negli anni Settanta e Novanta, con una lunga interruzione milanese negli Ottanta, e all’angolo con la Salita Tarsia nel quartiere di Montesanto dove abitavo, quando il Napoli vinse lo scudetto nel campionato di calcio grazie alle straordinarie prodezze di Diego Armando Maradona, scoprii – scoprimmo – la mattina dopo la festa che all’angolo con un vicolo dove su in alto c’era, vuota, un’edicola votiva, era comparso un disegno molto accurato che rappresentava San Gennaro con in braccio un piccolo Maradona vestito da calciatore, e nel fumetto che usciva dalla bocca del santo era scritto ben chiaro: «Chisto è figlio a mme».
Ci fu per un tempo un “culto” di Maradona indimenticabile per chi ha vissuto a Napoli in quegli anni e, sempre nello stesso quartiere dove per anni aveva operato la Mensa Bambini Proletari di cui ero stato uno dei fondatori, tra gli effetti secondari,della grande vittoria e del suo strepitoso e colorito eroe ci fu anche il nome che un gruppo di animosi ragazzi vollero dare a un centro sociale giovanile nato in una sorta di grande grotta scavata nella collina: DAMM, che sta per Diego Armando Maradona Montesanto.
Ci fu per un tempo un “culto” di Maradona indimenticabile per chi ha vissuto a Napoli in quegli anni e, sempre nello stesso quartiere dove per anni aveva operato la Mensa Bambini Proletari di cui ero stato uno dei fondatori.
Vi si facevano grandi riunioni per discutere i problemi del quartiere e della città e fu il centro di molte lotte e rivendicazioni, in un serrato dialogo spesso conflittuale con le autorità cittadine; vi si mostravano film saccheggiati dalla mia collezione di videocassette e io stesso vi portai ospiti adeguati tra gli amici che scendevano a Napoli.
Ne nacquero alcune vocazioni cinematografiche come quelle di Pietro Marcello regista di Martin Eden, dello sceneggiatore e scrittore Maurizio Braucci, del valente storico Marcello Anselmo, e vi si formò Luca Rossomando fondatore di Napoli Monitor, un giornale di area cittadina che ha la sua sede in una zona limitrofa della città, i Quartieri Spagnoli. Un giornale ben vivo il cui modello dovrebbe essere di esempio per esperienze similari in altre città: Monitor pubblica inchieste, denunce e commenti su politica e cultura e vi scrivono o vi ruotano intorno i giovani più attivi della città e dell’area metropolitana circostante, quelli più attivi, in particolare, sul fronte dell’educazione e dell’intervento sociale, fuori o ai margini delle istituzioni.
Ma torniamo a Maradona, che tanti considerano, forse non a torto, come il più grande, il più straordinario, il più “mito” calciatore del ‘900. Non l’ho conosciuto, e molto me ne rimprovero, perché avrei potuto. È bizzarra l’occasione che me ne capitò. Ero in quei tempi molto amico di Nino D’Angelo, che era diventato facilmente amico dell’argentino – due della stessa pasta!
Non l’ho conosciuto, e molto me ne rimprovero, perché avrei potuto. È bizzarra l’occasione che me ne capitò. Ero in quei tempi molto amico di Nino D’Angelo, che era diventato facilmente amico dell’argentino – due della stessa pasta!
A un certo punto, Nino e Maradona vennero chiamati a impersonare se stessi in un classico film-panettone di quegli anni, Tifosi di Neri Parenti, che aveva per protagonisti Massimo Boldi (ci fu un tempo in cui fui anche un suo quasi amico!), Diego Abatantuono e Christian De Sica. Nino mi invitò a seguirlo sul set del film, a Roma, così che avrei potuto conoscere quel Maradona che tanto ammiravo, ma io – imbecille! – avevo altri impegni e mi tirai indietro, anche perché Nino aveva in testa un’idea ben precisa, e più seria che scherzosa.
Eravamo nel ’99 ed erano vicine le elezioni cittadine del 2001, e Nino aveva pensato a un manifesto da affiggere in città con una grande foto in cui lui e Maradona, alla mia destra e alla mia sinistra, mi abbracciavano, e una grande scritta avrebbe gridato: «Vogliamo sindaco Fofi!».
Non so quanto Nino scherzasse, ma certamente se quella foto si fosse fatta e avesse circolato, sarei diventato un concorrente di Bassolino e della Jervolino, anche se più comico che temibile! In città, grazie a quei due sponsor, la mia fama in città sarebbe salita alle stelle!
Sono state molte le occasioni che ho perso di incontrare personaggi che pure ho molto amato, perse per disattenzione più che per scelta, per esempio Totò, André Breton, Adorno…
E non posso che compiangere, quasi sempre, altro che la mia trascuratezza, la mia stupidità.
© Illustrazione di Doriano Strologo
Goffredo Fofi
Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini.