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Anche attraverso il conflitto, se necessario

di Fabrizio Barca

di Fabrizio Barca. Statistico ed economista. Coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità.

Entro nel 2021 dall’altezza di 16 giorni straordinari, di lavoro, che abbiamo vissuto come Forum Disuguaglianza e Diversità, durante i quali siamo stati immersi nei saperi, nelle emozioni, nelle visioni, nell’immaginazione, di 360 e più persone da ogni parte della società: organizzazioni di cittadinanza, tecnici, accademici, imprese, lavoro; e anche qualche pezzo di governo, soprattutto territoriale del nostro Paese.

Questa fitta serie di incontri che abbiamo condotto sul web ci ha dato prova, ancora una volta, con forza, che nel Paese non ci sono solo tante esperienze innovative dove giustizia sociale e ambientale guidano lo sviluppo. Ci mancherebbe non ci fossero! Ma che molte di esse hanno in sé i connotati, le suggestioni, i dispositivi di soluzioni di sistema. In molteplici campi: il contrasto della vulnerabilità, il recupero di ragazzi dispersi dalla scuole perfino durante il Covid; la costruzione di sistemi di cura di comunità, il salto innovativo di micro- o piccole imprese, l’orientamento delle università a robusti e misurabili obiettivi sociali, l’incontro con persone migranti in processi di reciproca innovazione culturale, case popolari recuperate alla qualità. E
molto altro ancora.

Poi abbiamo visto pezzi di amministrazione pubblica che stanno già realizzando il reclutamento dei giovani attraverso selezioni rapide che durano tre, quattro, cinque mesi e la cura del loro inserimento. Non ci si dica che non si può fare. E neppure che sono “casi isolati”. Sono pratiche che lo Stato non riesce a portare a sistema. Questo sì.

È per questa ragione che negli anni pre-Covid non siamo riusciti a cambiare rotta. Perché queste esperienze, i saperi che abbiamo incontrato non trovano arene di democrazia dove contare sulle scelte sistemiche. Che vengono effettuate in “chiuse stanze”. Bisogna fare il contrario di ciò che è avvenuto finora. Bisogna estrarre dall’esperienza che il Paese sta facendo le soluzioni da rendere generali. Ancor più ora che, nonostante le batoste venute dalla crisi e l’esiguità delle misure compensative – che rispetto agli altri paesi occidentali, ci mostra l’Ocse, hanno ridotto assai meno che altrove il colpo sul reddito disponibile delle famiglie – milioni di persone stanno ricostruendo con coraggio i loro piani di vita.

Da qui guardo dunque al 2021, con un misto di speranza e preoccupazione. La preoccupazione, che tutto ciò continui a non essere ascoltato e che possa non essere ascoltato, nonostante la forza di queste voci. La speranza, che nonostante la freddezza e la natura ancora solo indicativa di ciò che abbiamo letto nel più importante documento strategico che segnerà la storia del nostro Paese – il Piano che attua la parte più importante del Next Generation EU – nei prossimi
sessanta giorni, nell’avvio del 2021, avvenga una riconnessione fra istituzioni, in primo luogo nazionali, e questi saperi e soluzioni. E dunque che quelle indicazioni possano trasformarsi in risultati attesi, misurabili e verificabili.

Non soltanto dunque il messaggio politico che si creeranno 750mila nuovi posti per asili nido, ma l’indicazione delle aree del paese dove verranno realizzati, l’appostamento nel Piano delle risorse per farli – al momento insufficienti a produrre quell’esito – e in bilancio ordinario delle risorse per aprirli, per reclutare nuovi insegnanti, pagare le bollette elettriche, assicurare l’apertura l’intero giorno, acquistare i prodotti alimentari a “chilometro zero” e cucinarli. E il programma di fare tutto ciò con le organizzazioni della cittadinanza attiva che in quei territori operano.

Questo può, deve accadere. E allora, fatto questo passo di concretezza e trasparenza, si potranno individuare quali sono le amministrazioni territoriali e centrali investite dall’intervento, motivarle, individuare le competenze mancanti (modificando i piani di fabbisogno del personale pubblico) e reclutare in tre-sei mesi il nuovo personale. Dando così una grande chance ai giovani. E la stessa cosa in tutti i molteplici, decisivi campi investiti dal Piano. Col Forum lo diciamo da tempo e ora lo ripetiamo con il ForumPA e con Movimenta: per raggiungere tali risultati è necessario il rafforzamento e il rinnovamento anche dell’amministrazione, ed è da realizzare tramite assunzioni di giovani. E si può fare! L’abbiamo visto! So che tutto ciò si può fare.

Serbo la convinzione che non potranno non farlo. E che noi tutti assieme faremo sì che lo facciano. Non dobbiamo aspettare che lo Stato si muova, che la politica si muova, che i partiti si muovano, che i governanti si muovano. Dipenderà da quanto sapremo mobilitarci noi. Niente da inventare! Le soluzioni le abbiamo a portata di mano. Si tratta di battersi per esse. E di farlo riconoscendo e contrastando gli avversarsi del cambiamento. Perché ci sono, e sono quella parte che beneficia del non funzionamento dei servizi fondamentali.

Quanto saremo bravi a far sì che il dialogo sociale avvenga? E che avvenga anche, ove necessario, attraverso il conflitto? Non è facile, ma possiamo farlo, ed è così che mi accingo a entrare nel nuovo anno.

Illustrazione di Doriano Strologo

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Fabrizio Barca

Statistico ed economista. Coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità

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