Sulla frontiera. Storie di migranti nella “rotta balcanica” - Confronti
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Sulla frontiera. Storie di migranti nella “rotta balcanica”

by Chiara Cardoletti

di Chiara Cardoletti. Rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

Intervista a cura di Luca Attanasio (Giornalista)

Sul confine orientale della Ue si consuma la fine dei princìpi che costituiscono la sua nascita e ne rappresentano motivo di esistere e senso. Appena al di là della frontiera Ue tra Croazia e Bosnia, in un criminale rimpallo di responsabilità che vede complici, oltre alla stessa Croazia, Slovenia, Italia, Austria nell’immediato, e tutta la Ue nel complesso, si sta esaurendo definitivamente il concetto di Unione europea.

Tra Bihać e Lipa, ammassati in una striscia di terra che divide la Bosnia dalla Croazia, 2.500 persone, in gran parte provenienti da Afghanistan, Iraq, Pakistan e Siria,  sostano ai margini dell’agognata fortezza nel momento più freddo dell’anno senza che nessuno valuti le loro posizioni né trovi un ragionevole rimedio alle rischiose condizioni in cui vivono. Ma, al di là della assenza politica,  ciò che raggela il sangue più della coltre immensa di neve che circonda i profughi costretti a vivere all’aperto, sono i  trattamenti inumani che ricevono dalle forze di polizia di Stati membri: torture, violenze, umiliazioni, negazione di ogni sorta di diritto, da quello di chiedere asilo fino alle cure per ferite o all’accoglienza immediata quanto doverosa per bambini. L’Europa, in altre parole, si sta libizzando. Il “modello” testato in anni di pratica nei “lager” di Tripoli o Bengasi, sta prendendo piede anche da noi. 

Tra Bihać e Lipa, ammassati in una striscia di terra che divide la Bosnia dalla Croazia, 2.500 persone, in gran parte provenienti da Afghanistan, Iraq, Pakistan e Siria,  sostano ai margini dell’agognata fortezza nel momento più freddo dell’anno.

L’Italia, che si nasconde dietro ai manganelli e le fruste della polizia croata, mostra una mano pulita e nasconde quella insanguinata di chi riporta indietro, al punto di partenza extra-Ue, migliaia di profughi giunti a Trieste o Udine, senza neanche aver valutato le loro richieste o, ancor peggio le condizioni psico-fisiche. Anche i bambini. Replica a oriente quanto fa a Sud da anni in trasparente combutta con la guardia costiera libica. 

Qual è la situazione nella Bosnia occidentale? Che testimonianze dirette ci sono delle violenze delle forze di polizia croate? Cosa fa (o non fa) la Ue? E che richieste pongono gli organismi internazionali all’Europa? Lo abbiamo chiesto a Chiara Cardoletti, Rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

Qual è la situazione al momento dei 2.500 circa profughi nella zona tra Bihać e Lipa che vivono all’aperto?

Per circa 900 rifugiati e migranti rimasti senza riparo in condizioni umanitarie disastrose dopo l’incendio al Campo di emergenza di Lipa nel comune di Bihać la situazione è migliorata dopo che le autorità bosniache hanno individuato una soluzione provvisoria con l’allestimento di nuove tende riscaldate e più resistenti alla neve. 

Tuttavia l’Unhcr rimane profondamente preoccupata per le condizioni di tutte le persone bloccate ed esposte al freddo lungo il confine con la Croazia. Ci sono tra 1.000 e 1.500 migranti, richiedenti asilo e rifugiati, tra cui donne e bambini, che si trovano attualmente in alloggi di fortuna come edifici abbandonati e campi nelle foreste senza accesso alle strutture di base, con un’assistenza umanitaria minima. Con le forti nevicate recenti e le temperature gelide, la sicurezza, la salute e la protezione di queste persone sono a rischio. In assenza di riscaldamento, sono stati segnalati congelamenti, ipotermia e altri gravi problemi di salute.

Chiediamo pertanto ulteriori sforzi da parte delle autorità in tutto il Paese per individuare e rendere disponibili nuovi centri di accoglienza, preferibilmente al di fuori del Cantone dell’Una-Sana e del Cantone di Sarajevo. Le agenzie delle Nazioni Unite e i loro partner in Bosnia sono pronti a sostenere le autorità in questi sforzi.

Ci sono tra 1.000 e 1.500 migranti, richiedenti asilo e rifugiati, tra cui donne e bambini, che si trovano attualmente in alloggi di fortuna.

Molti intervistati parlano di violenze delle forze di polizia, in particolare quella croata che rappresenta il primo contatto dei profughi con la Ue, qual è l’entità del fenomeno secondo lei?

I nostri operatori sul campo sia in Croazia che in Bosnia hanno raccolto molte testimonianze di violenze e maltrattamenti subiti dalle forze di polizia lungo la rotta balcanica. Anche qui in Italia abbiamo avuto molte segnalazioni di abusi e torture, come quelli subiti da Umar, un richiedente asilo proveniente dal Pakistan, il quale durante una recente missione a Trieste ci ha testimoniato la sua esperienza alle mani della polizia croata (clicca qui per il video). 

Abbiamo sempre fatto presente alle autorità tutte le testimonianze raccolte, segnalando ripetutamente come vi siano problemi evidenti che riguardano l’accesso alla procedura di asilo, l’uso eccessivo della forza,la violenza e l’incapacità di rispondere alle esigenze delle persone più vulnerabili, inclusi i molti minori non accompagnati. 

Il rimpallo continuo dei profughi non solo della rotta balcanica, la manifesta volontà di non aderire alla “solidarietà obbligatoria” richiesta dal Nuovo Patto, l’esternalizzazione della questione migratoria a Libia e Turchia a suon di miliardi di euro con esiti drammatici sotto ogni punto di vista, la mancata revisione della Convenzione di Dublino, certificano il fallimento di una strategia dell’Unione sui migranti: quali sono le azioni che l’Ue dovrebbe intraprendere secondo voi per riportare il fenomeno su un piano razionale e di rispetto del diritto?

Innanzitutto l’Ue deve abbandonare l’approccio emergenziale alle migrazioni che prevede l’adozione di accordi ad hoc e passare ad uno comprensivo, prevedibile, a lungo termine e basato sui principi di solidarietà, per creare un sistema di asilo praticabile, fondato sul diritto e sostenibile. Dato il numero relativamente contenuto di nuovi arrivi di rifugiati e migranti in Europa, il momento è favorevole per intraprendere un’azione comune.

Bisogna rafforzare la ricerca e il salvataggio in mare e garantire uno sbarco prevedibile per le persone salvate in mare attraverso l’adozione di un approccio europeo comune basato sulla condivisione di responsabilità tra Stati. Ci preoccupiamo anche di coloro che si trovano in pericolo mentre tentano di arrivare in Europa via terra. Il salvataggio di vite umane deve essere la priorità assoluta e non deve mai essere criminalizzato.

Il salvataggio di vite umane deve essere la priorità assoluta e non deve mai essere criminalizzato.

Sottolineamo inoltre l’importanza di rivitalizzare il sostegno politico e economico ai Paesi e alle regioni in via di sviluppo in cui vive la maggior parte delle persone costrette alla fuga a causa di violenze e persecuzioni, e la necessità di affrontare le cause alla radice delle migrazioni forzati e irregolari. 

Infine, esortiamo i Paesi dell’Ue  a dimostrare un maggiore impegno a favore dei canali di accesso sicuri e regolari attraverso il reinsediamento, i corridoi umanitari e universitari, le evacuazioni di emergenza e il ricongiungimento familiare. A questo proposito, l’Unhcr accoglie con favore il rinnovato Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-27, che ha fatto seguito ad ampie consultazioni pubbliche con la società civile e i rifugiati in tutta Europa.

L’Unhcr accoglie con favore la direzione del Nuovo Patto Ue e, mentre i negoziati proseguono, confidiamo che gli Stati membri colgano l’opportunità di dare l’esempio e di proteggere meglio le persone che cercano asilo in Europa.

Quali sono le azioni intraprese dall’Unhcr nella Bosnia nord occidentale e in generale sulla rotta Balcanica?

L’Unhcr in Bosnia-Herzegovina risponde all’attuale movimento migratorio misto fornendo aiuti umanitari ai più vulnerabili e sostenendo le autorità nel fornire migliori condizioni di accoglienza e servizi efficienti, compreso l’accesso alla procedura di asilo, per le persone che necessitano di protezione internazionale. Sosteniamo anche la fornitura di assistenza legale gratuita ai richiedenti asilo e alle persone a rischio di apolidia, nonché il sostegno psicosociale alle persone vulnerabili costrette a fuggire e sostegno alla protezione di persone con esigenze specifiche come sopravvissuti alla tortura oppure minori non accompagnati.

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Chiara Cardoletti

Rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino

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