di Raul Caruso. Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.
Tra i primi e significativi passi di Joe Biden in politica estera per evidenziare la sua discontinuità rispetto a Donald Trump c’è senza dubbio quello relativo al disarmo.
Molti si chiedono quale debbano essere i primi e significativi passi di Joe Biden in politica estera per evidenziare la sua discontinuità rispetto a Donald Trump e per restituire agli Stati Uniti un ruolo guida nelle comunità internazionale non basato esclusivamente sulla forza militare.
Sebbene via sia l’imbarazzo della scelta, la linea da seguire è verosimilmente obbligata: il disarmo nucleare e convenzionale in primo luogo e in secondo luogo un piano globale di ripresa economica all’indomani della pandemia. In primo luogo, è necessario ricostruire il dialogo con la Russia per il disarmo nucleare.
La più scellerata tra le decisioni dell’amministrazione Trump è stata probabilmente quella di annunciare l’uscita degli Stati Uniti dal trattato New Start a meno che la Cina non avesse aderito al trattato firmato del 2010 e accusando nel contempo la Russia di averlo violato nella sostanza. A ridosso delle elezioni presidenziali, i negoziati tra americani e russi erano arrivati a uno stallo.
Fortunatamente, Joe Biden ha già annunciato che chiederà il previsto prolungamento quinquennale del trattato in modo da evitare ulteriori strappi con Putin, ma questo non deve essere che il primo passo in un percorso più ampio a favore del disarmo nucleare. È necessario, infatti, avviare un dialogo con la Cina anche su questo fronte che non contempli la provocazione di Trump.
Il tentativo, arrogante, goffo e controproducente dell’amministrazione uscente di imporre alla Cina un trattato concepito e realizzato in chiave bilaterale aveva plausibilmente rafforzato le preoccupazioni cinesi in merito all’affidabilità degli Stati Uniti.
Alla nuova amministrazione democratica a guida Biden spetterà il compito di restituire agli Stati Uniti la credibilità necessaria per portare avanti un percorso di disarmo nucleare a livello globale.
Se la Cina appare come una minaccia nella sua costruzione della potenza militare, sovente ci si dimentica comunque che India e Pakistan – Paesi dotati di arsenali nucleari – sono probabilmente più instabili anche in virtù della loro rivalità strategica. Ed infatti, un concreto e credibile impegno nella non-proliferazione nucleare dovrà riguardare anche questi due Paesi.
Invero, se il disarmo nucleare costituisce sicuramente una priorità, l’amministrazione Biden non potrà comunque non occuparsi della diffusione a livello globale delle armi convenzionali che stanno alimentando conflitti armati dimenticati, come ad esempio la guerra in Yemen.
L’amministrazione Obama aveva mostrato una grande visione a favore della pace nel firmare nel settembre del 2013 l’Att, vale a dire il trattato Onu sul commercio internazionale sulle armi convenzionali. Questo identifica un principio fondamentale, vale a dire che per le armi il principio del libero commercio non vale in virtù della salvaguardia di beni pubblici globali come la pace e la tutela dei diritti umani.
In breve, il tanto sbandierato motto it’s business stupid! non vale più quando ci troviamo di fronte a minacce della sicurezza globale e dei diritti umani elementari. In secondo luogo, il trattato Att pone limiti stringenti alle esportazioni di armi verso Paesi in guerra ovvero verso Paesi in cui siano violati apertamente i diritti umani. Il trattato Att è entrato in vigore per un centinaio di Paesi che lo hanno ratificato, tra cui i Paesi Ue, ma mancano all’appello Russia, Cina e Stati Uniti.
Per questi ultimi in particolare, alla firma di Obama non era però seguita la ratifica e inoltre nel Luglio del 2019 Trump aveva inviato una lettera all’Onu con la quale “cancellava” la firma posta da sul predecessore.
Spetta a Biden, a questo punto, convincere un congresso a guida democratica a ripartire in maniera decisa verso un obiettivo che all’interno del Paese trova molti ostacoli.
In breve, se l’impegno di Trump era stato quello di favorire in ogni modo il riarmo nazionale e globale, il più concreto impegno a favore della pace di Joe Biden non potrà che essere un percorso di disarmo. In questo Biden dovrà mostrarsi pronto anche a salti in avanti significativi per evitare che il riarmo degli ultimi anni diventi infine instabilità globale. C’mon Joe, lower your gun please!
[pubblicato su Confronti 02/2021]
Raul Caruso
Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana