di Gianluca Arnone. Coordinamento editoriale Fondazione Ente dello Spettacolo
Nato nel 1997 fa su impulso di Giovanni Paolo II, grande appassionato di cinema, Tertio Millennio Film Fest è stato a lungo punto di riferimento per quegli autori che hanno concepito il proprio lavoro come momento artistico di provocazione spirituale. Da qui sono transitati maestri del cinema trascendentale come Sokurov, Konchalovskji, i Dardenne.
Dal 2015 l’iniziativa dell’Ente dello Spettacolo ha cambiato abito divenendo festival cinematografico del dialogo interreligioso, pur continuando a fare del mistero dell’umano e del significato della vita il centro estetico e tematico della sua proposta. Era il clima intorno ad essere cambiato. Alla fine di quell’anno l’attacco terroristico al Bataclan di Parigi segnava un ulteriore balzo in avanti nell’escalation di violenza del fanatismo jihadista.
L’Occidente metteva in discussione i valori che ne avevano segnato l’identità dal dopoguerra in avanti: società aperta, libertà individuale, tolleranza, rispetto delle minoranze. La strategia dell’odio veniva alimentata da una retorica simmetrica votata alla polarizzazione. Il fantasma dello scontro di civiltà rischiava di prendere forma. Ci pareva allora di cogliere in quel momento l’opportunità di una narrazione antitetica, che coinvolgesse gli attori principali di quella stagione difficile – cristiani, ebrei e musulmani – e li spronasse a riscoprire le cose che li univano attraverso la potenza creativa, emozionale e simbolica del cinema.
Le tre religione abramitiche – attraverso le organizzazioni comunitarie più rappresentative in Italia (la Chiesa cattolica e quella valdese, il Centro Ebraico Culturale, Il Pitigliani e l’Ucei, L’Ucoii e la Coreis) – hanno aderito convintamente, calamitando la partecipazione della chiesa ortodossa, dell’Unione Induista Italiana e dell’Unione Buddhista Italiana.
Veniva così piantato il seme per una vita nuova del festival e dell’ecumenismo religioso. Vita nuova è anche il titolo che il festival ha scelto per la sua 24ª edizione (dal 23 febbraio al 2 marzo integralmente online su www.mymovies.it).
Al di là degli scontati echi danteschi (nel 700° della morte del Poeta) è il tentativo di interpretare quel sentimento misto di attesa, sfida e promessa che il domani ci recapita oggi. Avvertiamo il deflagrare interiore di una domanda che attende risposte da tutti: uomini di fede e cultura devono portare un contributo di senso a quanti sono chiamati alla responsabilità di ricostruire il mondo dopo la pandemia, scuotere coloro che dormono, sostenere quelli che soffrono.
«Dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva»: le parole di Hölderlin, in esergo sulla locandina del festival, sembrano percorrere le 16 opere in cartellone – 8 lungometraggi e 8 cortometraggi, che verranno valutati dalle due giurie interreligiose presiedute rispettivamente dal regista e sceneggiatore Giulio Base e dalla giornalista e donna di cinema Laura Delli Colli – come il filo di Arianna che disvela un’apertura improvvisa, uno squarcio nel muro.
Il cinema è dialettica continua, incontro/scontro tra immagini, punti di vista, percezioni. Nel montaggio di inquadrature diverse produce Senso e Dialogo. Le opere, provenienti da ogni angolo del mondo (dalla Repubblica Dominicana alla Lapponia, dal Lesotho alla Bulgaria) offrono un ventaglio di storie, temi e sensibilità apparentemente inconciliabili – le inquietudini degli adolescenti (Adoration), la cacciata dall’Eden (The Las Ones), la Memoria (Oylem), l’irruzione del miracolo (Liborio), l’inviolabilità del Sacro (This is not a Burial, It’s a Resurrection), l’elaborazione del lutto (The Fisherman’s Daughter), la vera giustizia (Uguarded) – quando invece alludono, seguendo una trama profetica misteriosa, alla catastrofe del nostro tempo.
Catastrofe è parola greca (Katastrophe) che originariamente significa capovolgimento: è in questa accezione palingenetica che intendiamo usarla, rivolgendo il cuore e la sapienza delle religioni e dell’arte cinematografica verso quella “vita nuova” che non può più attendere di essere immaginata e vissuta.

Gianluca Arnone
Coordinamento editoriale Fondazione Ente dello Spettacolo