Il cielo è rosso. La letteratura di Giuseppe Berto - Confronti
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Il cielo è rosso. La letteratura di Giuseppe Berto

by Goffredo Fofi

di Goffredo Fofi. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini.

È la terza volta che rileggo Il cielo è rosso, opera prima di Giuseppe Berto ritrovata su una bancarella di libri usati, un romanzo che venne scritto nel campo di concentramento di Hereford in Texas dove il giovane autore fu prigioniero di guerra (inglesi e americani spedivano i prigionieri nei loro vari possedimenti, ho avuto uno zio prigioniero in India, un amico e maestro come Rocco Mazzarone prigioniero in Africa, dove si formò in medicina sociale). 

Non ancora trentenne, Berto vi apprese del feroce bombardamento che aveva distrutto buona parte della sua città, Treviso, nel 1944, e immaginò, pur standone lontanissimo, un romanzo che resta tra i più belli di quegli anni, un esempio di quei romanzi e film che, secondo il titolo di un film di Oshima che di questo parlava, possiamo chiamare Racconti crudeli della giovinezza. Ne fu di modello a tutti gli altri Manon Lescaut dell’abate Prévost, nel Settecento, un capolavoro modernissimo che non molti hanno letto. In cinema, penso a Bonnie and Clyde di Arthur Penn, a La sanguinaria di J. H. Lewis, a Sono innocente di Fritz Lang, a Ossessione di Luchino Visconti, a Arizona Junior di Joel e Ethan Coen; in letteratura a Bubu di Montparnasse di C. L. Philippe, al Diavolo in corpo di Raymond Radiguet (capolavoro assoluto del genere, all’origine anche di un grande film di Marco Bellocchio), a tanti noir Usa (che influenzarono I killers della luna di miele di Leonard Kastle, che avrebbe dovuto fare Scorsese, e il remake che ne fece in Messico, più bello, Arturo Ripstein), eccetera. Vi si parla, in tutti e in molti altri (e mi chiedo perché nessun professorino di letteratura ha mai avuto l’idea di catalogarne raccontarne analizzarne gli esempi) di giovani amanti in rivolta contro il mondo.

Nel romanzo di Berto due sono le coppie che vi intrecciano la loro storia: il collegiale Daniele che cerca i genitori di cui non sa più nulla e finisce, in fuga, nella zona di Treviso la più bombardata e distrutta, proibita e recintata perché non vi è stato modo di seppellirvi i morti. Aiutato da un calzolaio che va e viene dalla zona proibita, vi si unisce ad altri giovani sbandati, il 18enne Tullio, un banditello che fa coppia con la ragazza Carla, che si prostituisce, e Giulia, una sua amica ugualmente sola ma molto più giovane di lei, e malata di tisi…

Il cielo è rosso narra un apprendistato all’età adulta che è insieme realista (neorealista) e visionario, dolente, appassionato, che possiamo anche dire iper-realista e insieme iper-romantico. Narra una storia non insolita per quegli anni e anche oggi, in zone di guerra, che termina tragicamente con la morte di Giulia e il suicidio di Daniele. Berto non scrisse più un romanzo altrettanto bello, anche se i critici considerano suo capolavoro Il male oscuro, un romanzo del tempo del boom e del disagio che quella Italia mutata provocava in chi aveva sperato di meglio. Un romanzo che tratta di psicanalisi, un argomento sino ad allora insolito nella nostra letteratura.

Nel 1950, appena tre anni dopo la pubblicazione del libro, un attore diventato regista, Claudio Gora, e che come regista avrebbe meritato più attenzione di quanta non ne abbia avuta, diresse il film tratto dal romanzo, interpretato da quattro attori giovani e giovanissimi, Marina Berti e Jacques Sernas, l’indimenticabile Anna Maria Ferrero e Misha Auer junior. Non fu girato tra le macerie di Treviso, ma più vicino a Roma, se ben ricordo tra quelle di Civitavecchia. L’Italia del dopoguerra vi è mostrata attraverso i dolori di una generazione che era stata troppo giovane per fare la guerra, ma che dagli anni della guerra è stata segnata fortemente e durissimamente. Ma ogni generazione di anni difficili e di forti disuguaglianze sociali, ha avuto, credo, i suoi Manon e Des Grieux, i suoi Marthe e Raymond, i suoi Bonnie and Clyde, i suoi Daniele e Giulia e i suoi Tullio e Carla.

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Goffredo Fofi

Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini

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