di Michele Lipori. Redazione Confronti
Sebbene l’interesse per l’Africa da parte della Turchia si possa far risalire al 1998, quando il partito Partito della giustizia e sviluppo (Akp) di Erdoğan non era ancora al potere, è il 2005 – emblematicamente nominato“Anno dell’Africa” – il vero punto di svolta di una strategia apertamente rivolta al continente africano.A partire da questo momento si è assistito alla creazione di un nuovo scenario, tramite mirati incontri ai vertici e un significativo aumento del volume degli scambi commerciali.
Il primo vertice Turchia-Africa è avvenuto nel 2008 a Istanbul, seguito da un altro nel 2014 a Malubo, capitale della Guinea equatoriale. L’assistenza allo sviluppo all’Africa da parte della Turchia è stato un punto altrettanto importante di questa strategia. In primo luogo si sono andati a rinsaldare i legami diplomatici attraverso l’apertura di 28 nuove ambasciate nell’Africa subsahariana,portando così a 41 il numero delle missioni turche nel continente.
Inoltre, le frequenti visite di Erdoğan nella regione hanno contribuito a rafforzare questo impegno diplomatico con l’Africa alimentando la percezione della Turchia come un partner stabile per tutti i Paesi africani. Nel 2011, la Turchia è stata uno dei pochi Paesi ad aver sostenuto la Somalia nel fronteggiare una terribile carestia che stava minacciando la sopravvivenza di 9,5 milioni di persone in tutto il Corno d’Africa. Erdoğan è stato il primo premier non africano a visitare la Somalia in almeno due decadi. Da allora, le relazioni turco-somale si sono notevolmente rafforzate, inizialmente attraverso aiuti umanitari che sono poi diventati programmi di cooperazione. Nell’autunno del 2017, Erdoğan ha aperto una base militare a Mogadiscio, la più grande fuori dai confini turchi, dal valore di 50 milioni di dollari.
La Turkish Airlines, gestita dallo Stato, ha attualmente 53 rotte che collegano Istanbul con 35 diversi Paesi africani. Nel 2011 erano solo 14. Nell’arco di tempo che va dal 2003 al 2019 la Turchia ha quintuplicato il commercio bilaterale con l’Africa raggiungendo un volume d’affari di oltre 20 miliardi di dollari. Sembrerebbe dunque che Erdoğan abbia “conquistato i cuori e le menti” degli africani (l’espressione è di Abdirahman Omar Osman, ex ministro dell’Informazione somalo)attraverso l’assistenza umanitaria e, in particolare, il sostegno alle comunità musulmane.
Nel mostrare al pubblico africano le bellezze delle mete turistiche della Turchia, ma anche la sua cucina e i vari aspetti socio-culturali, anche il ruolo delle soap-opera turche sembra essere determinante in questa opera di“acculturazione”. Il neo-sultano Erdoğan, dunque,guarda all’Africa per raggiungere una maggiore rilevanza sullo scacchiere globale. Un ostacolo importante a questa avanzata è rappresentato dal movimento che fa capo a Fetullah Gülen la cui espansione, in Africa e nel mondo, è avvenuta in larga parte attraverso le proprie istituzioni scolastiche.
Per questo, soprattutto inseguito al tentativo di colpo di stato del luglio 2016 (di cui il Governo turco sostiene che Gülen fosse il mandante) Ankara ha iniziato a individuare le varie scuole güleniste (private) presenti sul territorio africano e – attraverso una nuova istituzione pubblica (la Fondazione turca Maarif ) – a porle sotto la sua amministrazione.
MIchele Lipori
Redazione Confronti