di Giancarla Codrignani. Giornalista, scrittrice e già parlamentare.
Prima di tutto facciamo due conti con l’uguaglianza, parola astratta che le donne vorrebbero coniugata con la differenza. Se anche un bambino appartiene all’umanità senza essere “uguale” a un adulto, la donna non sarà mai identificabile come “uguale” all’uomo, salvo l’appartenenza al genere umano, unico e “universale”. Mentre, per prendersene cura, il genere umano non è fatto delle figurine statistiche, con le braghine dei maschi e le gonnelline delle femmine.
Anche il diritto è rimasto universalmente “neutro”: il femminicidio è un omicidio, si fanno leggi e “leggine” a beneficio delle lavoratrici, della maternità, perfino si autorizza la 194, ma le donne non abitano il diritto. C’è la parità, per dare accesso “paritario” a lavori, istituzioni, magistratura, esercito e Parlamento, ma non ha mai i conti in pareggio e le costrizioni gerarchiche deprimono le carriere femminili: si sono fatte grosse critiche alle «quote rosa per ottenere poltrone», ma furono necessarie. Oggi l’acquisizione di competenze scientifiche, tecnologiche, culturali trova le donne vincitrici di concorsi e segnalate alle imprese per l’eccellenza dei curriculum. La politica, che a parole le esalta, nei fatti vuole il potere in mani maschili. In prospettiva la pandemia e una grande crisi lavorativa prospettano una fase difficile e lunga ovunque: proprio la cultura femminile, ancora non contagiata dal potere, può fornire il contributo migliore a rinnovare un sistema ormai impoverito.
Tuttavia oggi le donne sono presenti come mai in passato nelle istituzioni e, quando governano, il potere si adegua e il bene comune ne trae vantaggio. La triade femminile Von der Leyen, Lagarde e Merkel si relaziona bene e inventa il Next generation Europe. Si fa conto di niente, ma Germania, Norvegia, Danimarca, Islanda, Finlandia sono governate da donne che non si mettono in mostra, ma gestiscono al meglio anche la lotta al Covid-19.
Straordinaria l’elezione a gennaio ‘21 di una “governante” in Estonia: abbiamo addirittura visto il giuramento della neoeletta Kaja Kallas nelle mani di Kersti Karjulaid, capo dello Stato. La Francia sta discutendo la legge che in Danimarca Mette Frederiksen ha da poco ottenuto «senza voti contrari» per definire che il sesso senza consenso è sempre stupro (come è già in Belgio, Croazia, Cipro, Germania, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Svezia, Gran Bretagna). In Finlandia Sanna Marin, socialdemocratica, a capo di una coalizione di larghe intese tutta femminile, ha portato al voto un emendamento costituzionale per rendere la scuola obbligatoria e gratuita (libri di testo compresi) fino ai 18 anni.
Sono provvedimenti che riguardano la qualità della vita: se la vita sta in primo piano, per gli altri obblighi istituzionali riguardanti i problemi politici, legislativi e internazionali anche di massima complessità, bastano competenze e buona relazionalità: si rinnovano le regole classiche, privilegiando la diplomazia sulle armi, i servizi sociali sui carrozzoni tipo Alitalia. E assicurando che la “cura” maggiore va alla pace.
Purtroppo il potere, che invita le donne «belle signore, avanti, le porte sono aperte», le omologa al modello unico perché mantengano il comando secondo la logica di potere che piacerà anche alle donne. In Italia per confermare la rimozione di principio delle donne, basta guardare la composizione del nuovo governo: nessuna parola, tranne una citazione di Draghi, sui “diritti” delle donne (che hanno chiesto anche la corresponsabilità del Recovery Fund), né Pd né Leu hanno preteso una “ministra della sinistra”, che resta Elena Bonetti di Iv (ed è ministra delle pari opportunità!); a destra ce ne sono quattro, mentre tre, eccellenti, sono le “tecniche”. In tutto un terzo dei maschi. Come se un terzo del 52% dell’elettorato non avesse cittadinanza. Se le ragazze italiane vogliono ancora cambiare il mondo, facciano tesoro delle lotte di madri e nonne, rinnovino il femminismo studiandone il pensiero e non trascurino la politica che può far schifo, ma è bellissima se sei bella tu e infine facciano i conti con i partiti per cui votano avanzando le proposte delle loro ambizioni: non sono una parzialità, sono il futuro di tutte.
Giancarla Codrignani
Giornalista, scrittrice e già parlamentare