di Vittorio Cogliati Dezza. Già Presidente nazionale di Legambiente, oggi membro della Segreteria nazionale di Legambiente e del Coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è il cuore dello scontro che ha provocato l’attuale crisi politica ed è il cuore delle sfide che il nuovo governo deve affrontare. Può farlo in due modi: o provando a mediare nello scontro tra i vari centri di potere che vorrebbero mettere le mani sul tesoro del NextGenerationEU, oppure prioritariamente disegnando la strada per la ripresa del Paese.
L’Europa prova a spingere nella seconda direzione e detta scenari, soglie e paletti che disegnano un percorso di speranza e vitalità per la next generation europea: rivoluzione verde e innovazione digitale, insieme a inclusione e coesione sociale e territoriale. O, per dirla nel linguaggio del Forum Disuguaglianze e Diversità, un percorso in cui non c’è giustizia ambientale senza giustizia sociale. Il Pnrr approvato dal governo Conte, oggi in discussione in parlamento, rispecchia le indicazioni europee nelle premesse, ma le sconfessa nelle proposte di intervento, secondo la più vieta tradizione del “gattopardismo” nostrano.
Quello che emerge è una visione superficiale della transizione ecologica, vista solo come adeguamento tecnologico, senza connessioni con le trasformazioni sociali e culturali necessarie ad affrontare le emergenze e le sfide del nostro tempo. Gli interventi green previsti si configurano, infatti, come una sequenza di interventi tecnici nel sistema energetico e produttivo, con qualche incursione nella mobilità, per rispondere agli obiettivi della decarbonizzazione.
Quella che manca è la visione del Green deal italiano, e le tappe concrete per costruirlo. Ma la crisi climatica, come e più della crisi pandemica, non si risolve solo con misure tecniche: come questa non verrà sconfitta solo dai vaccini, così quella non sarà risolta da qualche tecnologia energetica, perché a rischio sono lo sviluppo umano e l’equilibrio delle nostre società.
Serve connettere il contrasto al cambiamento climatico con una politica industriale coerente in grado di produrre nuovo lavoro di qualità e favorire la coesione sociale e territoriale, con la crescita del soddisfacimento dei cittadini, che si riconoscono nelle risposte date ai propri bisogni.
La transizione ecologica non è un orizzonte lontano, cieco ai bisogni odierni delle persone, è piuttosto un percorso di cambiamento estremamente concreto, che inizia subito e tocca gangli vitali della nostra organizzazione sociale, economica e culturale. Un percorso che deve suscitare speranza nelle persone, che si devono sentire coinvolte, se non si vuole rischiare di fallire.
Occorre mettere in campo trasformazioni sociali e culturali che coinvolgono la scuola come il welfare, gli stili di vita come l’organizzazione delle città e della mobilità, la sicurezza delle persone e dei territori come la difesa e valorizzazione della bellezza e della natura, andando ad aggredire le grandi disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali che hanno condizionato lo sviluppo del nostro Paese. È un mondo in movimento. Non può ridursi solo a un’economia che produce meno Co2, semplicemente perché così non ce la fa a vincere la battaglia.
Di questa complessità dà ragione la proposta di Legambiente presentata lo scorso gennaio. Rinnovabili, mobilità sostenibile, economia circolare, adattamento climatico e riduzione del rischio idrogeologico, ciclo delle acque, bonifiche dei siti inquinati, innovazione produttiva, rigenerazione urbana, superamento del digital divide, infrastrutture verdi, turismo, natura e cultura, sono i fili tematici che tessono un ordito coerente, che tiene insieme 23 aree di intervento con 63 progetti territoriali, dando un senso preciso del Paese che si vuole costruire, liberandosi da zavorre, emergenze ambientali croniche, disuguaglianze e divari incistati nei territori.
La coerenza tra visione e messa a terra delle proposte di intervento è, e sarà, la chiave di volta attraverso cui capiremo se il nuovo Governo vuole davvero cambiare passo. E aprire il Paese a una giusta ripartenza.
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Vittorio Cogliati Dezza
Già Presidente nazionale di Legambiente, oggi membro della Segreteria nazionale di Legambiente e del Coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità